Nel suo album d’esordio, The Long Walk Home, la band guidata dal batterista RJ Rabin sfoggia un sound fresco, originale, decisamente divertente.
Riff di chitarra di sicura presa, una ritmica sempre al servizio del brano, raffinate parti vocali e un’ispirazione musicale che può variare dal jazz d’avanguardia al rock duro. Il tutto confezionato in modo ineccepibile, per un prodotto che può accontentare tanto gli amanti del virtuosismo strumentale quanto i semplici appassionati della musica ‘leggera’ di qualità.
Un esordio azzeccato quello dei Freckle Legend del batterista RJ Rabin e dal suo compagno di sezione ritmica, il bassista Rozhan Razman, attorno ai quali si sono coagulati gli sforzi musicali del tastierista e cantante Cale Hawkins, dei chitarristi Adam Stoler e Teddy Kumpel, nonché del sassofonista Benjamin Drazen.
The Long Walk Home si apre con due brani strumentali, “Forensic Pathology” ispirato all’avanguardia musicale della New York degli anni Ottanta, ma con una buona dose di humor a spezzare l’atmosfera cupa e dark, e la funkeggiante “If at First“, con le due chitarre in bella evidenza.
Segue l’ipnotico andamento spazzolato di “All of This“, un perfetto fondale per la voce calda e “Soulful” di Cale Hawkins, quindi l’aggressiva e rockeggiante “Debris“, caratterizzata dal graffiante sassofono di Drazen.
Completamente diversa e molto più rilassata l’atmosfera di “This Is the Time” che vuole ricreare la magia della nascita di un nuovo giorno a New York City, con RJ Rabin impegnato a ricreare con tante piccole percussioni il suono di una drum machine.
Dopo il duo chitarra/basso di “Sunflower Sutra“, ancora un brano tranquillo, l’evocativa “Fragments“, in cui le voci si prendono la scena.
La temperatura sale decisamente, dopo un avvio pacato, con la title track, la cui parte centrale è scandita dai toni scuri dei tamburi del leader, su cui spicca il suono rauco e disperato del sassofono. Dal rock al funk di “Clues” il passo è brevissimo, e ancora una volta affidato alle due chitarre della band, mentre “You and Me” ci porta su territori decisamente soul e black.
Chiude l’album “Friday“, brano strumentale in bilico tra Steely Dan e Jeff Lorber, degna conclusione di un disco spontaneo, fresco e diretto, in cui ci piace sottolineare il drumming essenziale di RJ Rabin, decisamente improntato all’estetica del less-is-more.
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