A cinquant’anni compiuti, il grande chitarrista nordirlandese Gary Moore si presenta con un nuovo disco che ci offre un rock a tratti duro, a tratti melodico, ma sempre carico della classe e dell’energia chitarristica che lo contraddistingue. Scars è il nome dell’album, ma anche del trio di musicisti che lo suonano: Gary Moore alle chitarre, Cass Lewis (degli Skunk Anansie) al basso e Darrin Mooney (dei Primal Scream’s) alla batteria.E’ chiaro che il nuovo progetto è una cosa a tre e come tale è stato concepito. Il risultato della collaborazione di questi musicisti così diversi nelle esperienze precedenti, da vita ad un disco di ricerca e di sviluppo di stili già ascoltati, che l’acquirente più smaliziato non stenta a riconoscere. Sonorità a tratti molto dure si fondono in maniera naturale ad armonie e ritmi più classici; il risultato è un disco istintivo, in più di un caso sperimentale, ma sempre altamente energico, dove classici fraseggi blues, che spesso appaiono quasi sfacciatamente “hendrixiani” nelle scelte cromatiche, stupiscono l’ascoltatore perchè il suono di chitarra è assolutamente “fresco”, nuovo, diverso dal già ascoltato. Questi “deja-vu” cedono ben presto il passo ad altri: a tratti non è difficile intravedere nelle violenze interpretative di questo “nuovo” Moore, il compianto Stevie Ray Vaughan con i suoi riff secchi, rudi ma sempre “sintatticamente” precisi. E quando si è già pronti ad eticchettare l’album come “rockettaro” in tutto e per tutto, arriva l’ultimo pezzo, una ballata lenta, scandita da una linea di basso semplice sulla quale la chitarra di Gary Moore, non più tagliente come nel resto del disco, ci incanta accompagnandoci verso la fine del nostro ascolto. E’ questo un disco che non può mancare nella collezione di ogni ascoltatore che si definisce “amante” del rock, in quanto ne racchiude tutti gli aspetti più caratterizzanti, pur non mancando mai di originalità: sostanzialmente si sarebbe potuto intitolare “Scars – Saggio Sul Rock” :o).
Casa discografica: SANCTUARY
Anno: 2002
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