HomeMusica e CulturaDischi & LibriGli Stray Cats graffiano di nuovo nell’album della reunion

Gli Stray Cats graffiano di nuovo nell’album della reunion

Tutti pronti in pista, il piatto è di nuovo servito. Frizzante rockabilly a base di Gretsch-sound, slap-back eco e slap bass. E stand up drums, of course.

Tutti pronti in pista, il piatto degli Stray Cats è di nuovo servito. Frizzante rockabilly a base di Gretsch-sound, slap-back eco e slap bass. E stand up drums, of course.

40 anni dagli inizi, ma sono anche 25 dall’ultimo album e 60 appena compiuti da Setzer. Cifre tonde che danno l’idea di quali aspettative ci possano essere sul nuovo lavoro dei tre tatuatissimi gatti randagi. L’album 40 esce il 24 maggio in tutto il mondo.

Era il 1979 quando Brian Setzer alla chitarra e voce, Lee Rocker al contrabbasso e Slim Jim Phantom alla batteria, formavano il trio che un anno dopo avrebbe cercato il colpo di fortuna a Londra.
Nella capitale britannica era in corso un revival del rock’n’roll anni ’50 immortalato anche al cinema nella trasposizione della rock opera degli Who Quadrophenia, con Sting tra i protagonisti.

Tatuati e spregiudicati, forti della loro americanità e capaci di condire il rockabilly delle origini con elementi presi in prestito dal punk, con le prime esibizioni si aggiudicano subito una platea di star britanniche che ne decretano il successo stimolando Dave Edmunds a produrre il primo omonimo album. Milioni di dischi venduti nei primi anni ottanta non basteranno a tenerli uniti.

Stray Cats

© Photo by Russ Harrington su gentile concessione di Mascot Label Group

Nei decenni seguenti non si può dire che Setzer sia rimasto con le mani in mano, consolidando e confermando nel tempo le que qualità di effervescente performer e solido chitarrista, esperto nello stile di Eddie Cochran e Cliff Gallup, capace di passare dal plettro al fingerpicking Travis-style in una frazione di secondo senza perdere minimamente il filo.

Il valore aggiunto degli Stray Cats è ancora oggi il suo sorriso malizioso, quell’aria divertita (e quindi divertente), sfruttata al meglio negli ultimi decenni con la sua big band. Con la solita faccia impertinente da eterno ragazzino, sembra dire: “Sì, lo so bene in che anno siamo. Facciamo baldoria comunque?”

Stray Cats

© Photo by Suzie Kaplan su gentile concessione di Mascot Label Group

L’album è brillante, grintoso, molto ben suonato. I tre gattacci non ne sbagliano una e convincono sempre con un repertorio che riesce a essere coerente senza arrivare mai a stancare. Se vi piace il genere, è difficile che possa deludere.

Setzer suona sempre ad alto livello, riempiendo con sobrietà i giusti spazi per poi tagliare come un rasoio quando è il momento di uscire con un assolo sulla ritmica asciutta, spartana e implacabile dei suoi compagni.
Il timbro delle sue amate Gretsch è sempre in primo piano. 6120 è il suo numero fortunato. Non è un caso se a suo tempo sia stato considerato tra i principali responsabili di un ritrovato successo commerciale per lo storico marchio americano.

Stray Cats

Slim Jim Phantom © Photo by Russ Harrington su gentile concessione di Mascot Label Group

I 12 pezzi originali scritti dal chitarrista, ispirato dal suono di un vecchio riverbero Fender, sono stati registrati a Nashville, live in studio, con l’ottima produzione di Peter Collins. “Cat Fight (Over A Dog Like Me)” apre l’album come un sonoro schiaffo alle orecchie ed è giustamente il pezzo scelto come primo singolo. “Rock It Off” e “I’ve Got Love If You Want It” sono dei classici mid-tempo senza particolare originalità.

Il quarto pezzo, “Cry Danger” suona invece beatlesiano, con un riff che ricorda quello di “Day Tripper” eseguito a rovescio. Accattivante ed efficace, si distacca furbamente dal resto per stabilire confini più ampi, mentre la seguente “I Attract Trouble” con la sua armonia “storta” ammicca alle atmosfere tipiche di Dick Dale.

Stray Cats

Lee Rocker © Photo by Russ Harrington su gentile concessione di Mascot Label Group

Saltando un altro paio di validi esercizi di stile c’è “When Nothing Goes Right” che, forse per la somiglianza della voce di Setzer con quella di McCartney, ricorda di nuovo i primi Beatles innamorati del rock’n’roll e contiene un assolo di chitarra breve ma graffiante.
Si distingue, invece, “Desperado”, strumentale in cui Brian gioca con destrezza da colpi di Bigsby, rifacendo abilmente il verso a classici strumentali d’epoca come la storica “Apache” degli Shadows.

Sul finale della scaletta, “I’ll Be Looking Out For You” parte tosta e prosegue come un treno, sbuffando a ritmo e schizzando sulle rotaie a forza di scintille. Il finale è da shock.
“Devil Train” chiude definitivamente i giochi con una nuova ideale soundtrack per qualsiasi divagazione possibile fra moderni western e tarantiniane follie.

Due bonus track live registrate sul palco a fine 2018 sono contenute solo nel Box Set.
Considerata la lunghezza del tour che li aspetta c’è da pensare che un futuro live album non sia del tutto improbabile.
Speriamo aggiungano date anche in Italia.

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