War Of The Worlds è il nuovo album solista del symphonic/progressive metal shredder Michael Romeo dei Symphony X.
Per carità, è vero che ascolto parecchio metal e che non disprezzo le virtuosistiche scorribande di alcuni guitar heroes, è anche vero che quella della chitarra coatta è una filosofia che in qualche occasione sposo anch’io, ma da qui a passarmi tutto quello che fanno questi chitarristici bulli di periferia della musica mainstream mi pare un’esagerazione.
Questo è ciò che pensavo quando mi hanno chiesto di recensire la nuova fatica discografica del buon Michael Romeo (per chi non lo conoscesse, il leader dei Symphony X, guitar hero e shredder della vecchia guardia).
Ebbene mi sbagliavo.
Sono passati ben 24 anni dal suo primo e unico lavoro solista, The Dark Chapter, del 1994, e stavolta il chitarrista newyorkese ha deciso di incentrare la nuova release sul romanzo La Guerra Dei Mondi di H.G.Wells, tant’è che il titolo del concept album (che è diviso in due parti) è War Of The Worlds pt.1.
Dall’album esce fuori tutta la passione di Romeo per la musica classica in generale e quella per le colonne sonore in particolare, infatti fanno capolino qua e là tipiche soluzioni legate alla composizione di musica per film.
Tutta questa premessa per dire che Romeo non ha messo in piedi il progetto solo per dare l’ennesima prova di virtuoso della sei corde, ma che dietro a questo doppio lavoro solista c’è una grandissima cura dei suoni, degli arrangiamenti e un ottimo lavoro di fusione di generi che vanno, appunto, dalla musica sinfonica a quella cinematografica, dal metal neoclassico al più moderno metal-core, il tutto mantenendo un’ottima coerenza intrinseca.
Subito dopo “Introduction”, nomen omen, che spazia tra tutti i generi sopracitati, ci lascia in compagnia di “Fear The Unknown”, brano a cavallo tra il classico power metal e il metal core attuale dai ritornelli più orecchiabili.
Il successivo “Black” si assesta su livelli leggermente più brutali ma propone sostanzialmente la stessa miscela di riff granitici addolciti da chorus votati alla melodia e incorpora diversi elementi prog.
Spazio alla sperimentazione sonora – ma senza esagerare – con la più elettronica “Fucking Robots” che lascia il posto a “Djinn”, uno dei migliori episodi di WOTW, che piomba sull’ascoltatore con una potenza inaudita e una lunghezza tale (ben oltre i 7 minuti) da permettere lunghi intermezzi sinfonici e funamboliche scorribande chitarristiche.
La ancor più lunga “Believe”, mid tempo più morbido delle precedenti tracce, ricorda molto i Dream Theater dei tempi migliori e scivola gradevolmente verso la più diretta “Differences”, gestita a colpi di sweep.
“War Machine” è una strumentale a cavallo tra la musica classica e quella per film e ci lascia in buona compagnia di “Oblivion”, una delle migliori tracce del disco, sia per composizione che per i pregevoli interventi solistici del chitarrista.
A chiudere WOTW ci pensa una bella ballad, che coniuga il brano lento per duri dal cuore tenero al tipico sound delle colonne sonore dei film anni ’80.
Oltre alla buona produzione e alle indubbie doti di Romeo, bisogna necessariamente menzionare i suoi – ottimi – compagni di viaggio, Rick Castellano alla voce, John Macaluso alla batteria (Malmsteen, Labyrinth) e John de Servio (Black Label Society) che sono stati fondamentali per la buona riuscita della release.
Abum interessante, dunque, WOTW, non solo per chitarristi, ma per tutti gli appassionati di symphonic/progressive metal in generale e dei Symphony X in particolare.
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