Normalmente un articolo di questo tipo sarebbe firmato come “Redazione”, non per volontà di nascondere l’autore ovviamente ma per normali prassi di lavoro dovendo dare essenzialmente la notizia dell’uscita di un nuovo album.
Pur tuttavia, questa volta ho deciso di firmare personalmente il testo perché mi permette, senza vergogna, di fare “outing” per così dire…
Mea culpa, mea maxima culpa
Lo confesso, non sono mai stato un “fan” di Allan Holdsworth. Capiamoci, è stato un chitarrista, anzi, un musicista di immensa statura e anche io negli anni non l’ho certo ignorato. Devo però ammettere che in passato mi sono “scontrato” più volte con alcune fasi della sua produzione musicale trovando spesso alcuni scogli difficili da oltrepassare, non so dirvi precisamente il perché, forse alcune volte ho sofferto un certo approccio complesso che mi appariva quasi “matematico”.
Al contrario, apprezzavo Allan più facilmente in altri contesti, mi vengono in mente le sue esperienze con i Soft Machine o il bellissimo Belladonna di Ian Carr, disco superbo purtroppo poco noto alle masse.
Ecco che mi viene presentata ora l’occasione di riascoltare alcune delle sue composizioni affidate alle mani di musicisti di notevole caratura, nei quali troviamo anche il nostro grande amico Alex Lofoco, eccezionale bassista che sicuramente non ha bisogno di presentazioni qui su Musicoff.
Il risultato dell’ascolto – piacevolissimo – di questo disco è stato quello, come spesso succede, di andare a ripescare nell’ampio bacino della discografia di Holdsworth e poter dare un orecchio nuovo e più maturo rispetto a un tempo alle sue produzioni.
Quindi, prima di tutto, ringrazio Alex personalmente per avermi riaperto questa porta forse da troppo tempo lasciata socchiusa.
E ora, veniamo al disco, Allan’s Legacy…
Allan’s Legacy, un tributo come si deve
Un “tributo come si deve” significa letteralmente quello che ho scritto. Non sempre queste opere riescono “col buco” come le ciambelle, mi vengono in mente alcuni omaggi un po’ imbarazzanti ad Hendrix ad esempio e altri artisti scomparsi.
In questo caso, la linea artistica è stata molto ben progettata e seguita, sia negli arrangiamenti che nelle prestazioni personali.
Ma d’altronde, con un elenco di artisti del genere, era già prevedibile sin dalle note di copertina.
Con Alex, infatti, suonano Joel Taylor, Jason Rebello, Paul Werico, John Wheatcroft ecc. ma c’è un nome che spicca più di tutti ed è quello di Mike Stern, che nel video che segue ci parla proprio di questa esperienza.
Basti ascoltare la terza traccia del disco, “Devil Takes the Hindmost” – l’originale è nell’album Metal Fatigue del 1985 – per essere travolti dal tipico sound del buon Mike, con il suo fraseggio vorticoso e trascinante, pieno zeppo di groove, fattore portato all’estremo dal playing di Alex al basso seguito da Ollie Usiskin alla batteria.
Beninteso però, nonostante Mike Stern sia il “colosso” inserito nell’album, in tanti branio c’è un chitarrista dal nome e cognome italiani che certo non passa inosservato. Parliamo di Enrico Pinna, chitarrista genovese di lunga esperienza apprezzato anche da Enrico Rava, il che è quanto dire.
Insomma, chitarristicamente si vola piuttosto alti – anche con gli altri ospiti del disco – e non poteva del resto essere che così, visto che nel mondo di Holdsworth non si entra facilmente, figuriamoci “uscirne” coraggiosamente su un album.
Pinna, oltre che abile mano sulla chitarra, è anche uno degli ideatori del progetto, nonché responsabile della tracce di tastiera ed è anche colui che si è occupato del mix e mastering dell’opera.
D’altronde, l’idea di questo disco è nata in un pub di Londra durante una chiacchierata tra Ollie Usiskin e, appunto, Enrico.
Era circa una settimana dopo la scomparsa di Allan e ancora sotto shock i due musicisti sentivano di dover fare qualcosa di speciale per ricordarlo e onorare la sua eredità.
L’idea era di fare un disco tributo, invitando molti musicisti famosi a suonare i brani di Allan per un progetto di beneficenza per creare un nuovo concorso musicale annuale e un festival. È iniziato così un viaggio di 4 anni, registrando, inviando tracce in tutto il mondo per registrare gli ospiti, mixando e masterizzando le tracce, trovando soluzioni per creare il nuovo festival e il concorso musicale.
Il tutto rallentato dai blocchi pandemici e molti altri ostacoli.
Come abbiamo sottolineato, il progetto vede al basso Alex Lofoco, che regala delle performance straordinarie, non solo ritmicamente parlando, ma anche in momenti solisti come quello in “Letters of Marque”.
Visto il nostro rapporto di amicizia gli abbiamo chiesto qualche riga per raccontarci la sua esperienza.
“Lavorare su questo progetto è stato estremamente stimolante. Suonare brani del genere con così tanti musicisti eccezionali, e dagli stili così diversi, è stata senz’altro una bella sfida.
Il disco è nato dal desiderio comune di omaggiare la memoria e l’eredità lasciataci dall’uomo che ha cambiato la chitarra per sempre. L’impatto di Allan Holdsworth sul mondo della chitarra in ambito rock e jazz fusion è stato gigantesco, e abbiamo pensato di produrre un disco con amici, colleghi e amanti della musica di Holdsworth.
L’idea alla base del progetto è quello di devolvere e investire i proventi per creare una sorta di Allan Holdsworth Prize, con un festival e coinvolgendo ospiti, per promuovere la musica dal vivo – soprattutto quella che a volte resta incastrata tra il jazz e il rock – e portarla anche verso un pubblico che non è familiare con il genere.“
Come ascoltare il disco
Tra pochi giorni, il 6 dicembre, la versione digitale del disco sarà disponibile sulla pagina bandcamp del progetto.
Il disco in versione CD è acquistabile sul sito di Enrico Pinna.
Molto importante è sottolineare che Allan’s Legacy è un progetto di raccolta fondi. Tutti gli introiti saranno investiti nell’organizzazione di un nuovo festival e concorso di chitarra (la prima edizione si prospetta a Londra nell’aprile 2022).
Il successo dell’organizzazione della prima edizione dipenderà dalla nostra generosità e si spera di farne un evento annuale che possa finanziarsi da solo e continuare a promuovere la musica e l’eredità di Allan.
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