So Far Away esce per l’etichetta Soundiva proseguendo il percorso iniziato felicemente con Walking With The Giants in un repertorio originale, interamente strumentale, in cui il gusto e la padronanza tecnica di Icardi risaltano in una scaletta di 14 pezzi che catturano l’ascolto dall’inizio alla fine.
Ci sono tanti bravi chitarristi in Italia e molti sono dotati di talento e personalità, ma pochissimi possono vantare la completezza e la classe di Ivano Icardi, musicista capace di scrivere vere e proprie canzoni per chitarra, pezzi strumentali che raccontano storie e dipingono paesaggi.
La tecnica è cristallina. Il chitarrista conosce ogni capitolo del libro, dal funk allo shred, dal blues al rock più duro e dispone ogni elemento con sapienza in modo da creare sempre un piatto equilibrato e gradevole al palato. Proprio come un cuoco sopraffino. Anche certi velocissimi fraseggi – implacabili nel timing – sono funzionali nel valorizzare la qualità dell’insieme, spostando l’attenzione quel minimo necessario per sottolineare quanto c’è di essenziale prima e dopo.
Registrato essenzialmente in Italia, l’album vede Icardi alle chitarre e tastiere, accompagnato da Lorenzo Poli al basso ed Elio Rivagli alla batteria, con una serie di ospiti come John Giblin, Fabrizio Grossi e Dado Neri al basso, Kenny Aronoff alla batteria, Alessandro Alessandroni Jr alle tastiere.
La scaletta dell’album scorre con grande equilibrio e si apre con “The Freeman”, una dinamica galoppata che già prende l’ascoltatore per la gola, subito bilanciata da una ballad ad alta gradazione emotiva come “Children”.
Subito dopo, “Restless” rilancia con un twang opportunamente incattivito e con le tipiche scorribande ritmiche già apprezzate nei precedenti lavori e che sono un trademark di Icardi. “So Far Away” riporta tutto su toni più rilassati con arpeggi aperti ben definiti da un crunch graffiante, giocando tutto sulle diverse dinamiche e sulla finezza.
Poi la veloce “Fuego” prima di “Los Angeles”, che si rilassa e appoggia efficacemente con l’aiuto del drumming del grande Kenny Aronoff, mentre il chitarrista si esprime in un funk-blues ruvido e bollente con venature sofisticate.
“Soldier’s Song” si mantiene ancora su toni pacati con un rullante militare che sottolinea il titolo mentre la chitarra dipinge il suo quadro con poche efficaci note e prelude alla delicata “Velvet”, eseguita quasi sottovoce.
Lascia senza fiato “Redneck Rampage”, una corsa a rotta di collo fra arpeggi e lick che evidenziano la grande padronanza stilistica della moderna chitarra country-rock.
“The Great Wave” è di nuovo un episodio di grande delicatezza, sognante nella sua malinconica atmosfera, dove tutto si allarga e canta fino al lancinante assolo che porta tutto in alto fino a ricadere… grande canzone.
“Escape Plan” è caratterizzata dall’organo Hammond, che bagna il tutto con la sua caratteristica timbrica, seguita da “Letters From Nowhere” con il suo incipit beatlesiano e da “Drunk”, ballata giocata sapientemente su poche note.
Chiude la scaletta “Voices From The Past”, poesia sospesa nell’etere, un pezzo per sola chitarra in cui Ivano mostra tutta la nobiltà di una semplice elettrica messa a nudo senza un filo di trucco.
I suoni delle chitarre, tutte registrate nello studio personale di Icardi, sono di altissima qualità, godibilissime all’ascolto, ma si apprezzano ancora di più l’apertura musicale dei brani, l’utilizzo della chitarra in tutta la sua ampiezza armonica e dinamica, il gusto nel mantenere la tecnica sempre entro la sua logica naturale, come mezzo per valorizzare la musica e non il contrario.
Ivano Icardi usa il suo strumento come un’orchestra e compone di conseguenza. Se fosse americano sarebbe un “musician’s musician“, uno di quegli artisti particolarmente stimati anche dai loro stessi colleghi. Non avendo in italiano un termine altrettanto efficace, useremo qualche parola in più: non solo il disco si fa ascoltare dall’inizio alla fine, ma fa venir voglia più volte di prendere in mano la chitarra.
Non è poco per un album interamente strumentale, quasi un’ora di musica che rimane piacevolmente in testa.
TRACK LIST
- 01 – The Freeman
- 02 – Children (feat. John Giblin)
- 03 – Restless
- 04 – So Far Away
- 05 – Fuego
- 06 – Los Angeles (feat. Kenny Aronoff)
- 07 – Soldier’s Song
- 08 – Velvet
- 09 – Redneck Rampage
- 10 – The Great Wave
- 11 – Escape Plan
- 12 – Letters From Nowhere
- 13 – Drunk
- 14 – Voices From The Past
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