Il 18 settembre del 1970 Jimi Hendrix viene trovato morto nell’appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel, bruciato da una vita generosa, vissuta su ritmi follemente serrati, muore tre anni dopo il suo primo album, alla giovanissima età di 27 anni: come un lampo è apparso improvvisamente, ha accecato tutti con il suo talento e si è spento subito dopo. A differenza di un lampo però, dopo Hendrix niente è come prima: la musica e la chitarra elettrica non saranno più, inevitabilmente, gli stessi.
Hendrix è stato un rivoluzionario estremamente carismatico, e per questo è stato facile consacrarlo come icona: lo vedi in giro sulle magliette, i plettri e gli zaini; il suo cespuglio di capelli è inconfondibile. Proprio il successo del brand “Hendrix” e la genialità del musicista di Seattle hanno reso inevitabile la commercializzazione di tutto ciò su cui aveva messo le mani, a partire dalle demo e le bozze di brani registrate. Non è quindi sorprendente che le uscite postume firmate Jimi Hendrix siano molte di più di quelle in vita. “People, Hell & Angels” è, quindi, una mera operazione commerciale? Tutto sommato sì, però curata in una maniera particolamente affettuosa.
È stato infatti Eddie Kramer, leggendario produttore americano e amico sincero di Jimi, ad ascoltare, con gli occhi lucidi, le registrazioni e a selezionare i brani. Il materiale che possiamo ascoltare in questo album viene da un’ottima annata, il 1969, più precisamente dalla seconda metà di quell’anno. Ci troviamo in un periodo di passaggio per Jimi, che da una parte chiudeva il capitolo della The Jimi Hendrix Experience e dall’altra poneva le basi per la Band of Gypsys.
Nonostante si tratti di un periodo particolarmente prolifico, difficilemente, però, quello che ascoltiamo in “People, Hell & Angels” ci suona totalmente nuovo. L’album è composto per la gran parte da brani godibili, ma che abbiamo già avuto modo di ascoltare in altre versioni: “Earth Blues“, che apre l’album tra groove e i cori tipici della musica nera, è già stata pubblicata altre due volte, “Here my train a comin‘”, con il suo grande assolo, era già emersa in alcune raccolte di brani dal vivo, mentre per “Izabella“, in cui Jimi si fa accompagnare da un altro chitarrista, Larry Lee (come anche in “Easy Blues“), siamo addirittura alla 5a versione in studio.Abbiamo anche due cover: la ben arrangiata “Bleeding Heart“, scritta da Elmore James, e la veramente inedita “Mojo Man“, originalmente di Albert Allen e Arthur Allen. L’altro brano mai edito precedentemente è uno dei pezzi forti dell’album, “Let Me Move You“, con i suoi ritmi infuocati e il sassofono di Lonnie Youngblood ad alternarsi vivacemente alla chitarra di Jimi. Nonostante non sorprenda, “People, Hell & Angels” è un’uscita curata, che suona molto bene e riesce ad avere una certa dignità, anche se, come molti altri album postumi, risulta un po’ superflua. Ciò nonostante, come possiamo ascoltare anche nel wah-wah di “Somewhere” o nel finale affidato a “Villanova Junction Blues” (che deve aver ispirato non poco Tender Surrender di Steve Vai), il tocco di Jimi è tanto unico da rendere affascinanti anche questi schizzi acerbi. È fuori da ogni dubbio che “People, Hell & Angels” non sia l’album giusto per cominciare a conoscere l’artista di Seattle, ma per tutti gli appassionati è un’occasione piacevole per ascoltare ancora una volta il genio di Jimi Hendrix.
Francesco Cicero
Line-up:
Jimi Hendrix – chitarra, voce, basso
Billy Cox – basso
Buddy Miles – batteria
Mitch Mitchell – batteria
Juma Sultan – conga
Tracklist:
01 – Earth Blues
02 – Somewhere
03 – Hear My Train A Comin’
04 – Bleeding Heart
05 – Let Me Move You
06 – Izabella
07 – Easy Blues
08 – Crash Landing
09 – Inside Out
10 – Hey Gypsy Boy
11 – Mojo Man
12 – Villanova Junction Blues
13 – Ezy RyderMLK Jam [Captain Coconut]
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