Si intitola The Traveler il nuovo lavoro di Kenny Wayne Shepherd e vede il chitarrista americano al top della forma sullo strumento e come songwriter.
C’è chi pensa che sia facile fare carriera quando sei bello, biondo e suoni la chitarra, ma non è esattamente così. Certo, avere un’immagine che buca lo schermo aiuta, ma se poi musicalmente sei scarso non duri molto, a differenza di Shepherd che a 41 anni ne può vantare già 25 di carriera.
Entrando ancora più nel dettaglio, non si può negare il vantaggio di avere un padre promoter di concerti che ti fa crescere a pane e musica, ma anche l’illuminante incontro con Stevie Ray Vaughan non sarebbe bastato a mettere sul palco un acerbo tredicenne se le sue mani non avessero avuto qualcosa da dire sulla tastiera.
“Nei primi cinque anni della mia carriera,” ricorda, “ero sempre in tour, non-stop. Penso di essere rimasto a casa per non più di un paio di settimane all’anno”.
Altro che concertini da liceale, un modo sicuro per farsi le ossa e farsi trovare pronto alla linea di partenza della maggiore età.
Quel che Kenny ha guadagnato poi negli anni – senza perdere un filo di grinta sullo strumento – è una maggiore maturità nel songwriting, un buon equilibrio tra mestiere e capacità di emozionare.
Le canzoni che scrive sono dotate di un ritornello che ti entra in testa inesorabilmente, ma con la chitarra si butta sempre e volentieri in picchiata, anche senza paracadute.
L’album ha una forte impronta rock, con vari momenti interessanti e una serie di assolo marchiati a fuoco dal suono graffiante delle chitarre che riempiono implacabili ogni spazio a loro congeniale. Gli arrangiamenti valorizzano il tutto e lo rendono ancora meno scontato di tanta produzione del settore.
Shepherd si alterna al microfono con Noah Hunt, da sempre al suo fianco come cantante, e pubblica The Traveler prima dell’uscita del terzo lavoro della super-band The Rides, dove divide il ruolo di chitarrista con un vecchio leone come Stephen Stills.
Il potenziale radiofonico e commerciale dell’album si misura fin dalla prima traccia, “Woman Like You”, sfruttata come primo singolo anche in video e seguita da una canzone sulla stessa linea.
Cambia registro “I Want You” con il suo incedere suggestivo e un vero e proprio vocabolario di blues. Kenny qui si lascia andare a lunghi e tirati assolo senza prendere troppo fiato.
La varietà della scaletta è garantita dalla presenza di slow ballad melodiche come “Tailwind” o “Gravity”, mentre “Better With Time” è una canzone r’n’b in stile Stax cui non mancano il solito efficace refrain e qualche innegabile finezza.
Oltre a un paio di altri episodi a metà fra generico Americana e rock-blues, fanno il loro effetto le due cover dell’album, una “Mr.Soul” presa in prestito ai Buffalo Springfield e firmata da Neil Young, e “Turn To The Stone”, uno dei cavalli di battaglia di Joe Walsh nel periodo precedente alla sua entrata negli Eagles. Con quest’ultimo pezzo si chiude anche l’album con un lungo e potente crescendo che mette di nuovo in evidenza (se ce n’era bisogno…) le doti tecniche e il feeling di Shepherd.
Chi avesse voglia di vedere il chitarrista dal vivo ha anche occasione di farlo in quella che per ora è l’unica data italiana il 7 luglio per il Chiari Blues Festival (BS).
Tutti gli aggiornamenti su kennywayneshepherd.net/tour.
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