Qualche titolo per arricchire la propria collezione di libri sulla batteria. Ce n’è per tutti i gusti, per gli appassionati di storia come per gli amanti della tecnica e del groove.
Cominciamo con un libro di storia: La batteria. Il cammino di un giovane strumento, Masso delle Fate Edizioni, è un bel volume realizzato in collaborazione con Anbima (Associazione Nazionale delle Bande Musicali Autonome) e il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Diviso in quattro sezioni, il libro è firmato rispettivamente da Luca Luciano (La batteria. Il cammino di un giovane strumento), Marco Volpe (L’accompagnamento della batteria nel jazz. Gli stili ed i grandi maestri) e Stefano Ragni (Di piatto in piatto. Le percussioni nella banda e Le percussioni nelle mani dei compositori).
La prima sezione, a firma di Luca Luciano, si articola a sua volta in cinque capitoli.
Nel primo, dedicato a Le origini, vengono analizzati nelle loro provenienze etnico/geografiche/musicali e nel loro sviluppo i singoli componenti dello strumento batteria. Il secondo capitolo ci racconta la storia della batteria (marche e modelli) e dei suoi principali interpreti in un’ottica tutta italiana (si intitola infatti In Italia; gli strumenti e i musicisti).
Nel terzo capitolo si passano in rassegna i grandi protagonisti dell’evoluzione del drumset a livello internazionale (In giro fra i batteristi della storia; Il Jazz e il Rock). Nel quarto capitolo (Consigli pratici sugli elementi della batteria e riflessioni generali: una piccola guida) l’autore riprende la trattazione organologica per raccontare i ‘fondamentali’ che condizionano la resa di alcuni singoli componenti dello strumento batteria (dai bordi ai fusti ai cerchi, passando per impugnatura e accordatura).
L’ultimo capitolo della prima sezione è un omaggio a un pilastro della storia della percussione in Italia, la UFIP, azienda di cui si racconta nei particolari la storia e che ha contribuito in modo sostanziale alla realizzazione dell’intero volume. Da sottolineare l’importante impianto iconografico utilizzato a corredo di questa prima sezione del libro, con belle foto tratte da cataloghi, collezioni private, pubblicazioni specializzate.
La seconda sezione dell’opera, affidata a Marco Volpe, tratta come detto dell’accompagnamento jazz, parlando sia di stili che di grandi maestri.
Non mancano certo in commercio metodi che analizzano il solismo di alcuni protagonisti della batteria jazz; meno sviluppato è invece lo studio del comping, dell’accompagnamento durante l’esposizione dei temi o nel corso degli assolo degli altri musicisti, che pure rappresenta percentualmente la parte più rilevante del lavoro del batterista.
In una prospettiva storica e con la collaborazione di alcuni suoi brillanti allievi, autori di alcune trascrizioni, Volpe ci illustra l’evoluzione del jazz drumming dai tempi delle marching band di New Orleans fino all’esemplare accompagnamento di Jack DeJohnette con il trio di Keith Jarrett nel 1987 di un celebre standard.
La parte finale dell’opera, firmata dal M° Stefano Ragni, ha in realtà poco a che fare con la batteria, ma molto con l’Anbima, che ha finanziato la realizzazione dell’opera. La terza sezione si occupa dei diversi strumenti a percussione utilizzati nel tempo e oggigiorno in banda, mentre la quarta passa in rassegna alcuni compositori contemporanei di nascita o formazione italiana che si sono distinti per il ruolo di rilievo assegnato in alcune loro creazioni per banda agli strumenti a percussione.
Marco Iannetta è un batterista assolutamente unico nel panorama internazionale, impegnato da anni a portare avanti una visione personale e originalissima del drumming, in cui gli arti inferiori non si limitano a offrire una base su cui sovrapporre il lavoro della mani, ma sono chiamati a un ruolo anche solistico, muovendosi leggiadri e precisi su una decina di pedali collegati ad altrettante percussioni quali congas, bongos, campane e tamburelli vari.
Orbene, Marco ha di recente dato alle stampe un metodo in cui concentra tutto quanto ha appreso sulla tecnica del pedale singolo in oltre 25 anni di studio e di professione. Totalmente autoprodotto, Studi sulla tecnica del pedale rappresenta, come enunciato dal sottotitolo, Una guida completa, dal settaggio alle tecniche esecutive.
Andando a colmare una lacuna nella letteratura didattica per la batteria (anche a livello internazionale i libri o i DVD dedicati alla tecnica degli arti inferiori sono davvero pochissimi, soprattutto se rapportati ai metodi e agli studi per le mani), Iannetta nel primo capitolo mette in evidenza le caratteristiche dello ‘strumento’ pedale e ci parla delle sue scelte e preferenze in merito, dalla forma del battente alla lunghezza dell’asta dello stesso, dall’inclinazione alla tensione delle molle, concludendo con la scelta delle pelli e del materiale di sordinatura più adatti al suono che lui vuole ottenere.
Il secondo capitolo passa in rassegna una serie di piccoli e grandi accessori (dal tappeto all’olio per lubrificazione, dalle scarpe più adatte al tipo di sgabello) la cui scelta o il cui uso possono davvero fare la differenza. Chiude il capitolo e introduce la fase di studio vera e propria un’analisi dei tre tipi di movimento possibili: gamba, caviglia e scivolamento.
Il movimento con la gamba è oggetto del terzo capitolo, con l’indicazione di una serie di esercizi specifici, gran parte dei quali presentati sotto forma di semplici groove.
Il movimento della caviglia, che deve subentrare quando aumenta la velocità metronomica o quando le figure ritmiche da eseguire sono troppo serrate, viene attentamente esaminato nel capitolo n. 4, opportunamente corredato di un certo numero di esercizi di difficolt
Per cambiare ulteriormente marcia Iannetta introduce e spiega dettagliatamente nel V capitolo la tecnica dello scivolamento del piede sulla piastra del pedale, un movimento da studiare in tre diversi ‘sottogruppi’, che scaricano il peso della gamba rispettivamente sul pedale (1) e sullo sgabello (2), con un corredo di esercizi/groove preparatori in comune, e che distribuiscono tale peso tra pedale e sgabello (3), con un proprio apparato di studi specifici.
Nel capitolo successivo (stranamente numerato con il 7, mentre il successivo capitolo intitolato Conclusioni ripoprta il numero 6…), l’autore propone una serie di esercizi di coordinazione da eseguire sull’intera batteria, compresi alcuni interessanti movimenti che coinvolgono anche il piede sinistro (o destro per i mancini) sullo hi hat o su un tambourine a pedale e alcuni esercizi con gruppi ‘stretti’ di tre o quattro note di cassa.
Un lavoro eccellente, estremamente chiaro e di sicura utilità per batteristi di qualsiasi livello, principianti, intermedi e avanzati: per iniziare con il piede giusto, per migliorare la propria tecnica o per fare il fatidico ‘salto di qualità e far sì che il proprio piede goda della stessa attenzione riservata alle mani. Il libro può essere richiesto direttamente all’autore sul suo sito o sulle sue pagine social.
Una collezione di groove e pattern di difficoltà medio-avanzata, tutti comunque molto attuali e ‘alla moda’, come mezzo per sviluppare la priopria mano debole: è quanto propone il batterista australiano da diversi anni residente a Los Angeles Sam Aliano nel suo Advanced Groove Concepts (Wyzdom Media LLC, distribuzione Alfred).
Noto per le sue collaborazioni dal vivo e in studio con artisti del calibro di Slash, Billy Sheehan o Nuno Bettencourt, Aliano propone un approccio metodico all’indipendenza sulla batteria usando combinazioni di ottavi e sedicesimi, ma sempre mantenendo il backbeat, ossia il rullante sul due e sul quattro (“il modo migliore per mantenere un’agenda piena di impegni e un conto in banca florido” secondo quanto scritto nella prefazione dal collega Rich Redmond…).
Potrebbe sembrare la scoperta dell’acqua calda: meglio farsi raccontare dall’autore stesso qual è l’idea alla base del suo libro.
Nell’introduzione Aliano spiega di aver sempre provato la sensazione che qualcosa mancasse al suo groove, pur avendo controllo e padronanza di mano e piede destri, un forte backbeat, ottime dinamiche e ghost notes con la sinistra. Ha allora cominciato a lavorare sulla figurazione suonata dalla mano sinistra aggiungendo dapprima un solo sedicesimo e notando immediatamente qualcosa di diverso nel groove.
Continuando a sperimentare negli anni è arrivato infine a concepire la sua mano sinistra sul rullante come mano guida e non più come quella deputata a suonare il ‘semplice’ backbeat. Questa intuizione è stata ‘sistematizzata’ in un metodo diviso in cinque capitoli, di difficoltà progressiva (quindi da studiare nell’ordine proposto), con la mano sinistra (la destra per i mancini) chiamata a mantenere il backbeat, suonando al contempo una serie di note di contorno da eseguire a un volume molto minore rispetto al due e al quattro.
Nel primo capitolo questo concetto è applicato su figure di accompagnamento eseguite dalla mano destra in quarti, ottavi, sedicesimi e figure ‘miste’, su una base di cassa in quarti o samba. Nel secondo capitolo si affrontano dei groove, facilmente riscontrabili in contesti latin, jazz o funk, eseguiti dalle due mani all’unisono sulle stesse basi di cassa o con quest’ultima a sua volta all’unisono, in tutto o in parte.
L’idea della mano debole sul rullante come mano guida trova materia di applicazione soprattutto nel terzo capitolo, dove si parla di left hand syncopated grooves, con cassa e mano ‘forte’ chiamati a suonare pattern tradizionali, ma da eseguire a supporto delle lineee sincopate affidate alla mano ‘debole’.
Nel quarto capitolo si affrontano groove da due misure (sino a questo punto gli esercizi erano scritti su una sola battuta), con le due mani chiamate a suonare più liberamente, ma pur sempre mantenendo un chiaro backbeat, su 24 diverse basi di cassa, dai semplici quarti a complesse figure basate sui sedicesimi.
Chiude il libro il capitolo sugli Advanced Grooves, creati utilizzando e mischiando i concetti espressi nei quattro capitoli precedenti. Un DVD-Rom allegato alla pubblicazione contiene dei file Mp3 e Mp4 con l’esecuzione in audio o video da parte dell’autore di alcuni degli esercizi proposti, più quella di “Golden Dilemma”, un brano della band Gong, alquanto esemplificativa dei concetti cari all’autore.
Un libro consigliato a batteristi di livello medio e avanzato, alla ricerca della dritta giuta per dare più sprint e sicurezza al proprio groove.
Il drummer, polistrumentista, didatta, compositore e produttore romano Lucrezio de Seta ha di recente dato alle stampe per le sue Groove Studio Edizioni il primo volume di The Logic of Rhythm (Metodologia teorica e pratica per lo studio della batteria).
La ‘filosofia’ alla base di questo suo lavoro didattico (dedicato in questo primo volume alla teoria) è ben espressa nella prefazione, dove l’autore ricorda come, da autodidatta, avesse iniziato a cercare sin dagli anni Ottanta un proprio metodo di studio dotato di una valenza generale, che cioè non approfondisse uno stile o un genere in particolare, quanto si concentrasse sulla semplice e pura concezione del Ritmo, alla ricerca di figurazioni ritmiche non banali e possibilmente sconosciute, che lo mettessero a dura prova e lo preparassero al meglio al difficile mondo della professione.
In questa sua ricerca ha trovato supporto nella matematica (la Logica cui si allude nel titolo): proprio al Principio matematico e ad alcune regole basilari di calcolo combinatorio dedica il capitolo I di questo primo volume, visto che l’intera metodologia proposta da de Seta si basa su di essi.
Ma niente paura se, come chi scrive, a scuola in matematica eravate scarsini o peggio: l’eventuale mancata comprensione dei concetti espressi nel capitolo iniziale non impedisce la possibilità di studiare con profitto il metodo in questione, la cui finalità ultima è favorire lo sviluppo di una consapevole concezione ritmica e di una tecnica adeguata, onde “ridurre al minimo il rischio di essere colti impreparati in una qualunque situazione creativa“.
Dopo il secondo capitolo, dedicato all’Applicazione pratica dei principi matematici appena enunciati, si passa a una sezione esclusivamente teorica, in cui si parla di Solfeggio (ritmico: il capitolo III); quindi il quarto capitolo descrive La mappa del tempo, ossia come contare valori, battute musicali e diverse metriche. Il capitolo V prende in esame le terzine, ossia le cosiddette Divisioni irregolari, mentre nel successivo si parla di Lettura. Argomento del capitolo VII sono le Diteggiature o Sticking, con efficaci esempi pratici di come applicare il ‘sistema de Seta’ per andare oltre i soli ‘incastri’ previsti dai rudimenti conosciuti.
Accenti (e rudimenti), rulli e acciaccature sono i temi affrontati rispettivamente nei capitoli VIII, IX e X, mentre nell’undecimo si parla di Coordinazione jazzistica e nel dodicesimo e conclusivo di Coordinazione e indipendenza a quattro arti, rimandando al secondo volume di prossima pubblicazione per studi più estesi sugli argomenti dei due capitoli conclusivi. In sintesi un lavoro intelligente e ambizioso, destinato a studenti curiosi e desiderosi di andare a fondo nella conoscenza del ritmo. Astenersi perditempo…
Concludiamo con una segnalazione: è stato di recente pubblicato dalla Hudson Music Buddy Rich. One of a Kind, appassionata e documentatissima biografia firmata da Pelle Berglund di colui che molti ancora oggi considerano The World’s Greatest Drummer.
Il libro si basa sulle interviste realizzate a numerosi membri della Big Band di Rich, oltre a quelle rilasciate dallo stesso batterista nel corso della sua formidabile carriera. Viene così minuziosamente ricostruita la vita – sempre al centro della scena – di un artista che fu dapprima un bambino prodigio nel circuito degli spettacoli di vaudeville con il soprannome di Traps, the Drum Wonder, quindi talento emergente con Joe Marsala e Bunny Berigan, sideman apprezzatissimo (e ben pagato) nelle orchestre di Artie Shaw, Harry James e Tommy Dorsey, infine leader di una propria big band.
Vengono passati in rassegna i rapporti con artisti del calibro di Count Basie, Johnny Carson, Frank Sinatra, Mel Torme, Gene Krupa, Norman Granz, Lana Turner e le vicende personali e familiari. Da segnalare le numerose foto inedite, presentate grazie al contributo del collezionista Charley Braun, e l’introduzione firmata da Max Weimberg, batterista della E Street band di Bruce Springsteen e grande appassionato di storia della batteria.
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