Siamo in piena rivoluzione “psichedelica”; è il 1968, i Beatles sono appena usciti con il doppio album bianco e la scena musicale ne ha recepito il messaggio. Si va ancora oltre, si sperimenta, ma cosa succede dall’altra parte dell’oceano? Dopo i fasti del 1967, i Love tirano fuori un altro lavoro, Forever Changes, un capolavoro a dire il vero, ancora nascosto purtroppo, nato dalla fervida mente di Arthur Lee. Un americano, un rocker di pelle nera, con dentro lo spirito della “British Invasion”, uno dei primi ad usare intere sezioni di archi e ottoni in un disco dichiaratamente Rock. Nell’album troviamo, insieme ad una chitarra acustica predominante, piccole sinfonie di matrice barocca come Andmoreagain, o semplici ballate di gusto folk come A House Is Not A Motel, tutte firmate da Lee; anche se probabilmente il pezzo migliore, lo spagnoleggiante Alone Again Or, è scritto da un ispiratissimo Bryan McLean, chitarrista del gruppo, che gli ruba la scena. E’ un’opera nella quale riescono felicemente a convivere atmosfere acide ed acustiche,il punk rock e “l’easy listening”. Subito dopo l’uscita del disco, che raggiungerà soltanto il 24° posto nelle classifiche e per giunta solo in Inghilterra, passando del tutto inosservato in patria, il gruppo si scioglierà; in seguito anche agli arresti per rapina del bassista e del batterista Echols e Forssi. Rinasceranno in una veste del tutto nuova alla fine dell’anno seguente, quando Arthur Lee darà vita ad una nuova formazione in trio che però non saprà mai reggere il confronto con la precedente. C’è da dire che il disco è stato da poco ristampato con diverse bonus tracks tratte dagli “alternate mix” di studio più qualche demo inedito.Insomma l’ultimo capitolo di un gruppo, che pur passando inosservato, è riuscito a lasciare una stupenda “traccia” di sé. ^__^
Casa discografica: Elektra
Anno: 1968
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