Scambot 2 non è solamente il sequel delle ingarbugliate vicende dell’omonimo, sfortunato, protagonista, ma è anche uno dei capitoli più importanti dell’altrettanto avvincente carriera di Mike Keneally.
Musicista poliedrico, sia nelle capacità di polistrumentista che nei gusti, Mike nasce sotto il segno di Frank Zappa (che accompagna, suonando tastiera e chitarra, nel tour 1988) e cresce facendo incetta degli artisti più disparati: dai Beatles, amore d’infanzia, ai Radiohead, passando per Alice Cooper, Miles Davis, Gentle Giant, Stevie Wonder, Leonard Bernstein, Captain Beefheart… una cultura musicale immensa, a cui si accompagna un grande talento musicale.
Negli ultimi trent’anni Mike ha calcato grandi palchi fra i quali, oltre che il già citato Frank Zappa, spiccano Joe Satriani, Steve Vai, collaborato con artisti di spessore come Mike Portnoy, James LaBrie, Ulver, e coltivato una ricca carriera solista, mettendo in mostra una versatilità tale da consentirgli di passare con naturalezza dal comporre una maestosa suite di 52 minuti (“The Universe Will Provide” del 2003, registrata con la Metropole Orkest) al suonare Death Metal dal vivo con la band virtuale Dethklok.
Con Scambot 2 Keneally propone il biglietto da visita ideale da porgere a chiunque non lo conosca. Il disco è, infatti, il frutto più maturo della sua produzione; un piccolo compendio dell’intenso bagaglio artistico che l’autore si è costruito in questi anni.
L’album parte in quarta, con il brano più complesso e lungo del lotto: “In the Trees” è un groviglio di sensazioni che sbalza, con grande teatralità, dal growl al falsetto, dal Metal al Jazz. L’album poi si distende, dopo il massimo sforzo, pur proseguendo sempre sui trepidanti binari di una montagna russa che corre zigzagando tra stati d’animo e generi musicali agli antipodi.
L’ascoltatore è condotto tra brani tumultuosi, come “Roots Twist” e la blacksabbattiana “Roll”, e tra atmosfere più posate e leggere (“Sam”, “Race to the stars”), anche se il pezzo forte della casa resta l’esplorazione dei meandri del prog e della sperimentazione proposta da brani vivaci come “Clipper”, “Pretzels” e “Buzz”.
Nel video che segue, Mike Keneally al lavoro in studio durante le registrazioni.
Come prevedibile, il disco è suonato magistralmente e a titolo di esempio basti la stupenda strumentale “Freezer Burn”, ma non poteva essere altrimenti considerando la partecipazione di musicisti del calibro di Kris Myers, Pete Griffin, Bryan Beller, Joe Travers, Doug Lunn, Gregg Bendian, Ben Thomas, Jesse Keneally e Marco Minnemann, oltre che l’apporto dell’ottimo Mike Harris al mixaggio.
In conclusione, Scambot 2, pubblicato da Exowax Recordings, è un disco caotico e pulsante, che saprà ripagare gli ascoltatori più intraprendenti, capaci di affrontarlo perdendosi nella spirale narrativa che, con passione, propone. Inoltre, se cotanta carne al fuoco non dovesse placare i vostri appetiti musicali, in attesa dell’annunciato terzo capitolo, l’edizione fisica dell’album è accompagnata da un secondo album, Inkling, che contiene brani non correlati all’epopea di Scambot (e per questo presentati a parte) ma altrettanto interessanti.
Tracklist:
- 1. In The Trees
- 2. Roots Twist
- 3. Sam
- 4. Clipper
- 5. Forget About It
- 6. Pretzels
- 7. Buzz
- 8. Race The Stars
- 9. O
- 10. Roll
- 11. Constructed
- 12. Freezer Burn
- 13. Scores of People
- 14. Cold Hands Gnat
- 15. Proceed
Maggiori informazioni e approfondimenti sul sito web di Mike Keneally.
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