In un 2014 che ha regalato sicuramente molto materiale di cui discutere, siamo giunti alla terza edizione della MusicOff Christmas Selection, e ogni anno, dall’inizio di questa simpatica iniziativa, la nostra squadra è andata crescendo in forze e qualità, arrivando oggi ad una delle sue forme più vitali e produttive; la MusicOff Christmas Selection non è soltanto una classifica, o una gran bella lista della spesa, è soprattutto un modo per tirare le fila dell’anno in musica, e di un nuovo anno passato in compagnia di molti di voi, che leggendo e commentando sul forum e sui social network siete infine l’unico motivo per cui tutto ciò che compare su queste pagine accade.Il 2014 è l’ennesimo anno in cui, per vari motivi, l’Italia non festeggerà un Natale propriamente sereno. Sono tante le ragioni per cui le preoccupazioni potrebbero non cessare nemmeno il giorno di Natale, ma qui su MusicOff abbiamo da sempre abbracciato uno spirito positivo, non solo per far fronte alle difficoltà che investono tutti, noi compresi, ma anche perché crediamo fortemente che solo guardando avanti con occhi attenti solo a trovare il meglio delle cose, sarà possibile costruire un futuro solido, anche in un momento storico che sembra non permetterlo.Soprattutto grazie a questa voglia di continuo metterci in gioco in ciò per cui siamo chiamati ad alzarci ogni giorno, è stato possibile arrivare al 2014 con questa “selection” compilata da ben sei articolisti diversi. Quella che lavora alle recensioni dischi per MusicOff è una squadra decisamente variegata, talvolte enormemente divisa da gusti musicali opposti, ma ugualmente ispirata e unita nella passione per questo mestiere. Il 2014 per noi è stato anche l’anno in cui abbiamo potuto dare il benvenuto nella nostra famiglia a Silvia Cieri, Marcello Mannarella e Pasquale Vaccaro, che in pochi mesi hanno dato un apporto divenuto ormai fondamentale alla nostra redazione, andandosi ad unire all’insostituibile lavoro che da anni Francesco Cicero e Alessandro Basile svolgono con rara dedizione e abnegazione.Gli utenti che seguono MusicOff costantemente sono davvero troppi per essere ringraziati singolarmente, ma vogliamo comunque esprimere la gratitudine più sincera per la fiducia che ci viene dimostrata in maniera crescente giorno dopo giorno, a conferma che la scelta di perseguire una strada di qualità, verità e sacrificio è la via giusta su cui proseguire. Vi lascio ora a questa bella carrellata di ottima musica, così che possiate chiudere l’anno nel migliore dei modi, pronti a ripartire per un 2015 che si prospetta davvero arrembante. Noi saremo sempre qui ad aspettarvi.Buon Natale a tutti.
Francesco Sicheri e la Redazione di MusicOff.comUn ultimo dovuto ringraziamento va al nostro Ilario Sebastiani, parte creativa fondamentale della famiglia di MusicOff, che si è occupato di realizzare la bellissima infografica che troverete di seguito scomposta nell’articolo e che, a questo link, potrete vedere in tutta la sua completezza.1. Elbow – The Take Off And Landing Of EverythingIn Italia hanno pochissimo seguito, ma in Europa e in altre parti del mondo il loro incredibile talento viene fortunatamente e giustamente riconosciuto. Dopo un silenzio discografico durato circa tre anni, ad inizio marzo gli Elbow sono tornati con un album fantastico, intenso, ispiratissimo, ricolmo di potenti canzoni e soprattutto prodotto in maniera a dir poco magistrale, come testimoniato dalla raffinatezza degli arrangiamenti. The Take Off And Landing Of Everything non è uno di quegli album immediati. Per inquadrarlo a dovere servono piuttosto diversi ascolti, e solo dopo averlo assimilato bene si riesce a comprenderne l’alto tasso di eleganza sonora e di profondità musicale. Occhio anche ai testi: pure lì la maturità è impressionante. Insomma, un qualcosa di assolutamente prezioso. Un ritorno importante quello della band di Manchester, segno che oggi i grandi dischi non si realizzano soltanto sull’altra sponda dell’Atlantico, ma anche nel Vecchio Continente. Evidentemente in Inghilterra c’è chi ancora ha qualcosa da dire. E soprattutto c’è chi sa scrivere grandi canzoni vestendole con suoni non soltanto moderni e intriganti, ma anche ricercati e coerenti. E in tal senso gli Elbow risultano essere sempre un’autentica garanzia. Gioiello puro.2. Riccardo Sinigallia – Per Tutti
3. William Fitzsimmons – Lions
4. Damien Rice – My Favourite Faded Fantasy
5. José James – While You Were Sleeping
6. Robert Plant – Lullaby And… The Ceaseless Roar
7. Bonnie “Prince” Billy – Singer’s Grave A Sea Of Tongues
8. Sharon Van Etten – Are We There1. St. Vincent – St. VincentLa maturazione artistica di Annie Clark, in arte St. Vincent, è stata sicuramente una delle sorprese più piacevoli di questo generoso 2014. Nel passaggio da un’etichetta indipendente (ossia l’ottima 4AD, che ha pubblicato Actor e Strange Mercy) ad una major (nello specifico Loma Vista/Republic Records) l’artista ha infatti abbandonato i panni della ragazza acqua e sapone proveniente direttamente dalla porta accanto per una maschera futuristica, senza dubbio più eccentrica e vistosa. Fortunatamente, però, St. Vincent non verrà ricordato solamente per il look della protagonista (a differenza di molti degli album Pop che intasano il mercato), ma soprattutto per la musica brillante che contiene; una musica che rispecchia la nuova sicurezza e personalità che Annie Clark mette in mostra, dall’alto di un trono color chewing gum, sulla copertina del disco. St. Vincent è un lavoro delizioso e maturo, in cui una voce incantevole lega con grande carattere dolcezza e disillusione, ritmi cacofonici e melodie delicate. Un susseguirsi di brani irresistibili, che sanno sia trascinare con chitarre energiche (“Birth In Reverse”, “Huey Newton”) e ritmi incontenibili (“Digital Witness”), che emozionare dolcemente (“Prince Johnny”, “I Prefer Your Love”). Aggiungendo l’ennesima perla alla sua discografia, St. Vincent dimostra l’ambizione e il talento per seguire le orme di artisti come David Byrne, Kate Bush e David Bowie. .2. Swans – To Be Kind
3. Trophy Scars – Holy Vacants
4. Have a Nice Life – The Unnatural World
5. Ne Obliviscaris – Citadel
6. The War On Drugs – Lost In The Dream
7. Mastodon – Once More ‘Round The Sun
8. Aphex Twin – Syro1. Micah P. Hinson – Micah P. Hinson and The NothingL’esistenza è un’altalena che si agita tra la vita e la morte e in certi momenti amari la morte sembra il piatto più dolce che si possa desiderare. Per un musicista essere messo difronte all’impossibilità di fare “musica” è come un lento, sofferente avanzare verso una ghigliottina dalla quale non si può scappare. Micah P.Hinson in tutta la sua incredibile carrierra da folk-singer ha sofferto, ha abusato della sofferenza e si è lasciato violentare dalla stessa per molto tempo. Nel 2011 Hinson durante un tour in Spagna viene messo alla prova ancora: il furgone sul quale viaggiava esce di strada, dallo schianto uscirà vivo ma privo di sensibilità alle braccia. La vita è l’essere più cinico che possa presentarsi ai nostri occhi: Hinson inizia la sua battaglia contro il mondo e l’esistenza, riacquista lentamente l’uso delle braccia e con una schiera di musicisti di altissimo livello mette su quest’album che saluta da lontano -ma non troppo- la morte interiore. Un lavoro vergine ma corrotto dal peggio del peggio che il destino possa offrirti: la voce vissuta che ricorda un Johnny Cash degli American Recordings, un’intimità regalata con una delicatezza inusuale e spesso soffocante. Davanti a noi c’è un ragazzo di 33 anni, con la capacità di raccontare le storie dei suoi giorni, dei suoi vuoti, dell’amore che ti lascia a terra inerme e ti calpesta mentre si allontana, dell’impatto sull’asfalto, della paura e della speranza, di Dio e di un sistema universale sconvolgente. Micah P. Hinson and The Nothing è un album che si può solo ascoltare in silenzio, religioso disumano sacro silenzio.2. St. Vincent – St. Vincent
3. Neheny Cherry – Blank Project
4. Wildbirds & Peacedrums – Rhythm
5. The War On Drugs – Lost In The Dream
6. Swans – To Be Kind
7. J Mascis – Tied To A Star
8. Simone Felice – Simone Felice1. Benji – Sun Kil MoonPassano le stagioni, si ripetono i cicli lunari, si invecchia e ci si chiede quale sia lo scopo della nostra esistenza. Chiunque (chi più, chi meno) ha provato sulla propria pelle lo scorrere inesorabile del tempo e ha riflettuto sulla caducità dell’essere umano. Pensieri piuttosto comuni. Ma c’è anche chi come Mark Kozalek riesce ad elevare la melanconia, lo spleen, ad arte. L’ex leader dei Red House Painters, compone con la sua creatura Sun Kil Moon un album meraviglioso, intriso di tristezza, malinconia e accettazione del dolore come parte integrante e forse preponderante della vita umana. Quasi totalmente acustico, dagli arrangiamenti ridotti all’osso, Benji ha dalla sua il riuscire a colpire direttamente al cuore l’ascoltatore, immergendolo nelle storie di vita che Kozalek racconta. Ed è qui la meraviglia: intrappolare il tempo in 11 brani sorretti quasi esclusivamente dalla voce calda e carica di pathos, accompagnata dalla chitarra e pochi altri sporadici strumenti, senza superflui ermetismi, affidando al ricordo la cristallizazione di un avvenimento. Raccontare di storie comuni a tutti e renderle speciali è un dono per pochi eletti e Kozalek e i suoi Sun Kil Moon riescono nell’impresa, regalandoci questa straordinaria perla.2. Alt-J – This Is All Yours
3. Swans – To Be Kind
4. Shellac – Dude Incredible
5. Nelide Bandello – Bar Tritolo
6. Mastodon – Once More ‘Round The Sun
7. Jack White – Lazaretto
8. Radio Moscow – Magical Dirt1. California Breed – California BreedGlenn Hughes è un vecchio leone che continua a ruggire. L’ex Deep Purple, da sempre incline a collaborare con i più svariati artisti in giro, dopo lo scioglimento dei Black Country Communion non si è perso d’animo ed ha subito trovato nuova linfa vitale al suo genio. Nasce così una nuova creatura, una nuova band. Seguito dal buon Jason Bonham dietro le pelli e dal talentuso chitarrista Andrew Watt, leggendaria “the Voice of Rock” ha dato vita ad un power trio di chiaro stampo british malgrado il nome “razza californiana” sia riferito piuttosto alla loro collocazione, quella Los Angel che tempo addietro fu il contraltare di Londra. La band si muove tra un hard rock muscoloso venato a tratti di blues, a tratti di funk. Il paragone è chiaro, l’impronta stilistica anche. Tutto in questo album trasuda di suoni vintage, che ci riportano alla mente i Led Zeppelin (in primis) ed i Deep Purple. Il contributo di Hendrix nelle trame chitarristi è anche palese. I California Breed si destreggiano con una classe sopraffina che appartiene ai talenti, a quelli che hanno fatto la Storia. I tredici brani presenti su questo debutto, sono variegati, ricchi di suggestioni ‘60s e lasciano l’ascoltatore in compagnia di melodie e arrangiamenti diretti ma tuttavia ricercati nelle sonorità, il vintage non è stato mai così vivo e trepidante. La batteria potente ed intricata di Jason sembra riportarci alla memoria la leggenda del padre John, d’altronde buon sangue non mente. Il basso distorto e l’incredibile voce avvolgente di Mr. Hughes la fanno da padroni, non facendo rimpiangere i fasti di una volta. Poi c’è l’inaspettata ma graditissima sorpresa: Andrew Watt giovanissimo talento che si cala alla perfezione con la sua sei corde nel ruolo di erede di Jimmy Page. Questo “California Breed” è nel complesso un disco suonato con il cuore che farà sicuramente la gioia dei fan devoti al migliore british rock e che probabilmente raccoglierà nuovi adepti che non hanno visto con i loro occhi gli anni d’oro del Rock. I California Breed sono un cavallo di razza, un cavallo vincente.2. Umphrey’s McGee – Similar Skin
3. Mr.Big – The Stories We Could Tell
4. Machine Head – Bloodstone & Diamonds
5. Rated X – Rated X
6. Mastodon – Once More ‘Round The Sun
7. Slash – World On Fire
8. Slipknot – Vol.5: The Gray Chapter1. Hundred Waters – The Moon Rang Like A Bell“The Moon Rang Like A Bell” è una perla luminosa e perfettamente lavorata. Avvolge in arrangiamenti eterei, in cui la voce di Nicole Miglis si fonde, e quasi perde, in un fluido synth che accompagna uno storytelling fido compagno di questi tempi. “The Moon Rang Like A Bell” è straniato e ipnotico, a volte così delicato da essere soffocante, riesce con poco a stringere in un nodo che sembra andare di pari passo con il gioco della vita di tutti i giorni. La linfa elettronica è buon pane per un ascolto in cuffia attento e dedicato, riportando, con mezzi tutt’altro che datati, il calendario a quando si andava al proprio negozio di fiducia per regalarsi un viaggio. “The Moon Rang Like A Bell” è un viaggio su un treno che procede placido, lento e calmo nel suo attraversare le nebbie di tempi, come quelli d’oggi, in cui talvolta ci si ritrova a non poter far altro che lasciarsi trasportare dalla corrente. Gli Hundred Waters sono sirene, ci prendono, e fermano la frenesia del mondo imprigionandoci in una gabbia di vetro. Evadere è spesso rinchiudersi altrove, e “The Moon Rang Like A Bell” è uno di quei luoghi dove abbandonare il mondo e dimenticarsene per un po’.2. Mastodon – Once More ‘Round The Sun
3. Royal Blood – Royal Blood
4. Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes
5. The Birds Of Satan – The Birds Of Satan
6. J Mascis – Tied To A Star
7. The Contortionist – Language
8. Robert Plant – Lullaby And… The Ceaseless Roar
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