Questo lavoro segna per molti fans la fine ufficiale del grunge mondiale iniziato nel 1989 con Bleach. Effettivamente c’è da dire che questo è l’ultimo disco “in studio” al quale Kurt Cobain ha partecipato. Il sound generale che si percepisce durante tutto il disco, è sicuramente quello del grunge assolutamente grintoso ed arrabbiato, tipico degli ultimi lavori dei Nirvana. Già dai testi delle canzoni si può sentire molta insicurezza nei confronti della vita, cosa riscontrabile anche nelle “dinamiche” dei brani. Già dalla prima canzone Serve The Servants (lett. “servi i servitori”) si sentono le particolarità tipiche della musica dei Nirvana: accordi “stonati”, ritmiche piuttosto semplici, cadenzate ed di sonorità orientate verso il “metal”, voce stridula e testi molto sentiti ed a volte poetici. Certamente Serve The Servants è una song a favore dei più deboli (non solo come classe sociale, ma anche come “lotta alla vita”), nei quali, sicuramente, Kurt si riconosceva. La distrosione della chitarra molto “texana” rende, in più, questo brano anche molto ascoltabile, almeno per un amante del genere. Stesse caratteristiche, ma molto accentuate, si troveranno in altre canzoni quali, ad esempio, Scentless Apprentice o Tourette’s; in queste due tracks si sente Cobain letteralmente gridare il testo della canzone. In particolare, in Scentless Apprentice, la voce di Kurt appare come “elettronicizzata”, al punto da non far capire neanche le parole del cantante. Nella medesima canzone si può apprezzare anche un discreto Grohl che, comunque se ne dica, rimane un buon batterista (soprattutto per le esigenze dei nirvana). Non mancano però, anche canzoni che parlano d’amore come The Heart-Shaped Box (lett. “la scatola a forma di cuore”), nel quale testo si legge : “I’ve been locked inside your Heart Shaped Box for a week, I was drawn into your magnet tar pit trap, I wish I could eat you cancer when you tunr back” (lett. “sono stato rinchiuso per una settimana nella tua scatola a forma di cuore, fui trascinato nella tua trappola magnetica, pozzo di catrame, vorrei poter ingoiare il tuo cancro quando sei disperata”). La track numero quattro, Rape Me, rappresenta un must per ogni chitarrista emergente. Costruita su di un giro di accordi semplicissimo, questo brano, la cui traduzione è “stuprami”, è una specie di “inno alla non gentilezza”. Si sentirà, infatti, nel bel mezzo dell’ascolto, che il gruppo esploderà in più di un’occasione durante questa canzone, testimonianza di rabbia interiore fortissima. Non potevano poi mancare la canzoni autobiografiche rappresentate da Pennyroyal Tea, Dumb e Very Ape. Nella prima Kurt vuole far sapere della sua condizione fisica poco prima della sua morte. Si legge in verso : “I’m on warm milk and laxatives, cherry-flavored antiacids” (lett. “vado avanti con latte tiepido e lassativi, ancitacidi al gusto di ciliegia”); nelle altre due il cantante mette in luce i suoi problemi con dei testi “pseudo-filosofici”.Altra caratteristica del disco è la tredicesima track. E’ una hide track o ghost track, idea assolutamente riconducibile ai Nirvana derivante, probabilmente, da un desiderio di uscire fuori dai ranghi addirittura nella composizione dei lavori. Fondamentalmente un buon disco, sicuramente molto rappresentativo, ma anche assolutamente L’ULTIMO…
Casa discografica: Geffen Records
Anno: 1993
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