Cosa accade quando un bassista decide che è arrivato “il suo turno”? Una bella risposta ci arriva da Mario Guarini, musicista di esperienza pluriennale accanto ad artisti top della scena musicale nostrana (Claudio Baglioni, Gino Paoli, Samuele Bersani, Ornella Vanoni tanto per fare qualche nome).
Nell’album di esordio, intitolato appunto Now it’s my turn, Guarini abbandona il ruolo di efficace comprimario in contesti pop per dare fondo alle sue capacità e a una creatività coltivata con cura negli anni da turnista: e lo fa circondandosi a sua volta di musicisti di fama internazionale e di livello eccelso.
L’album va a collocarsi nel genere fusion, ma la definizione potrebbe risultare riduttiva. Le influenze bassistiche dichiarate in precedenza da Mario si sentono tutte: il perfetto connubio jazz-funky di Marcus Miller, l’ispirazione ai limiti del visionario di Jaco, l’energia di Flea, l’eccellenza del fraseggio di Patitucci e Alain Caron.
Ecco quindi che il basso la fa, come atteso, da padrone, con una presenza e una consistenza sopra la media e un utilizzo dell’effettistica (sulla quale ci aveva già dimostrato di saperla lunga) sapiente e divertente anche per chi non è del mestiere.
Al tempo stesso Mario risulta estremamente funzionale nell’economia complessiva di ciascun pezzo, capace di mettersi al servizio (ma anche di dialogare) con i mostri sacri di cui si è circondato durante questa esperienza.
Mostri sacri che iniziano a rivelarsi sin da subito nella title track, un brano dal sapore prog-rock che gode della presenza di Michael Landau alle chitarre e di Vinnie Colaiuta (che comparirà in altri tre pezzi) alla batteria; Guarini si diverte con lo slap e manifesta uno degli aspetti principali del suo contributo lead, un accattivante assolo munito di octaver (il celebre Micro Pog della Electro Harmonix); miscela di caratteristiche che si rinnova e si sviluppa in “Fatherland“, nel quale Mario si avvale dello strepitoso groove di Simon Phillips.
È Richard Bona il co-protagonista di “Sable Rouge“, pezzo dalle sonorità etniche nel quale l’artista camerunense canta e si esibisce in uno strepitoso assolo di basso. Hammond e chitarre distorte caratterizzano invece “Distressor Blues“, dove la fusione dei generi si fa più marcata grazie all’intermezzo blueseggiante. “The Day Before” porta in campo un altro totem, l’inconfondibile chitarra di Mike Stern in un contesto soft nel quale tutti i solisti si incastrano alla perfezione.
Slap forsennato e l’utilizzo del wah-wah strizzano l’occhio al funk rock in “Sepulveda Blvd“, mentre con “Old Boy” si torna a quelle sonorità da fusion jazzistica nelle quali a mio avviso Mario esprime uno degli aspetti più nascosti della sua creatività e del suo stile come bassista.
“Thumb up!” si presenta con un approccio tecnico da vero virtuoso in un contesto dal sapore più aggressivo, ma torniamo a rilassarci (pur con qualche scossetta) subito dopo con “Nina Mia” e la suggestiva armonica di Juan Carlos Albelo Zamora.
In “Bed by the Sea” Guarini dà lezioni di groove da bassista vero, messo nelle condizioni ottimali da un contesto ritmico e minimale.
L’album arriva al suo apice con la splendida “A Dancing Star“, dedicata al grande Jaco Pastorius, nella quale Mario abbandona temporaneamente il fedele MTD 535 in favore di un Furlanetto fretless.
Pennellate di jazz grazie alla tromba di Fabrizio Bosso sono il marchio di fabbrica di “Sagittarius A“; c’è ancora tempo per la chiusura con “Bread and Corn“, godibile acid jazz con coda latino americana nel quale il concetto di fusion torna a manifestarsi con forza.
Tirando le somme, all’album non manca veramente nulla: un artista che rivela con questo lavoro di aver saputo assimilare ed elaborare tutto ciò che l’esperienza del bassista può insegnare sia direttamente che indirettamente, affiancato da un roster di musicisti di livello pazzesco.
Sono certo che sarà apprezzato non soltanto dagli amanti delle corde grosse ma anche da tutti coloro che apprezzano la fusione ideata con gusto e suonata con capacità e buon senso.
Se volete acquistare l’album, in formato digitale o fisico, vi invitiamo a visitare il sito web di Mario Guarini.
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