Una volta messo sul piatto del giradischi inizia un viaggio inaspettato, fatto di suoni suoni chitarristici graffianti, ululanti o delicatissimi, effetti che sembrano simulare un trip nello spazio profondo, frammenti sonori o addirittura interi assoli in reverse, brani che colpiscono uno dopo l’altro e che non assomigliano a niente mai registrato prima.
C’è del blues, ma è già chiaro quanto sia solo un’eredità del passato. È il primo contatto col “nuovo mondo”, quello di James Marshall Hendrix, “Jimi“.
Secondo in classifica solo a Sgt. Pepper dei Beatles, è con Are You Experienced? che Jimi Hendrix sale sul trono dei chitarristi nella vecchia Inghilterra, cancellando quell’Eric Clapton is God scritto sui muri londinesi.
Tutti rimangono sbalorditi dal chitarrista di Seattle, che avevano già conosciuto per le sue esibizioni nei club della città, ma di cui ora potevano apprezzare non solo la perizia esecutiva sullo strumento, ma l’immensa creatività in studio.
Con lui, a formare la The Jimi Hendrix Experience, un batterista autodidatta, Mitch Mitchell, e un altro chitarrista riciclato al basso elettrico, Noel Redding.
Il trio non è sulla carta il migliore dei mondi possibili (a livello strumentale ben più notevole era l’incastro di Clapton nei Cream con Bruce e Baker, già musicisti di esperienza), ma diventa una forma espressiva perfetta per la chitarra di Jimi, soprattutto per lo stile di Mitchell, a tratti più jazzistico che rock, sempre attento a seguire le tortuose strade del leader durante le esibizioni e a insinuarsi delicatamente ma con efficacia sotto il muro sonoro degli stack di amplificatori Marshall.
Da quel giorno in poi tutti vogliono essere Jimi Hendrix. La sua Stratocaster diventa una delle chitarre più ambite di sempre.
E allora, riascoltiamoci la scatenata opening track dell’album “Foxy Lady” (in UK, l’album USA apriva invece con “Purple Haze”), un rock di nuova generazione per suoni e idee che ancora oggi resta più che attuale.
Aggiungi Commento