Perturbazione, una piacevole e nuova realtà italiana che illumina di speranza lo scenario commerciale del nostro circuito. Appena si prende il mano il ben curato digi-pack di In Circolo ci si rende conto dell’ironia e dell’umiltà con cui questi ragazzi di Torino affrontano il poetico e quotidiano mestiere del musicista: tra i nomi del libretto, con un pizzico d’immaginazione, la band diventa il personale di lavoro e gli strumenti musicali le materie prime. Indice di un attaccamento affettuoso alle proprie radici la nota sulla registrazione (“Registrato a casa di Fabio Magistrati a Cortiglione-AT, villaggio fantasma alla confluenza tra le province di Asti, Torino, Alessandria e Vercelli”) e la lunga lista di ringraziamenti ad amici e locali. Impossibile da questi piccoli particolari non nutrire già simpatia per i ragazzi. I Perturbazione emozionano, emozionano, emozionano realmente. Tutto è vivo, dalle parole alla musica. I brani catturano immediatamente. Riflettono lo spirito nostalgico e insoddisfatto dei giovani trentenni, giunti a una svolta, in attesa di, già svoltati. Uno dei sentimenti che anima i brani di In Circolo è l’amore: da chi ha amato e non dimentica (Agosto), a chi cerca di tornare indietro ma non può (La Rosa Dei 20), passando per il recente ed ironico ricordo matrimoniale (Cuorum, Fiat Lux) e il doloroso rimuginare sulla fine apparentemente illogica di una storia (I Complicati Pretesti Del Come). Ma l’introspezione individuale non nega lo sguardo – attento – verso l’altro: Arrivederci, Addio sugli attacchi di panico: “Sento arrivederci e già penso addio/Non è così divertente/Sentirsi fuori/Fuori moda, fuori di sè”; Per Te Che Non Ho Conosciuto sulla perdita inaspettata di qualcuno: “Di Te che non ho Conosciuto/Di Te che non scorderò mai”. Non possono che rapire questi versi delicati, senza alcuna aggressività, una carezza che immobilizza una lunga lacrima. Un suono dolce e intelligente, nutrito da altrettanti appassionati come U2, Cure e Smiths: letto di chitarre a trame contrappuntistiche ben curate, con l’incisività grave del violoncello e tocchi di tromba, xilofono o quanto altro richiedono i brani. L’essenza di In Circolo è nelle sue parole, il modo in cui i Perturbazione narrano le difficoltà della vita che lascia sempre posto alla poesia del quotidiano: “Senti come è tiepido il tramonto/Senti come l’aria ti accarezza/Se tutto questo cielo/Stesse in una cartolina/Vorrei spedirla a chi ho lasciato solo” (Per Te Che Non Ho Conosciuto). Colpevolizzarsi per non accusare, non voler accusare nessuno. Cullare la propria anima in cerca di pace. Contemplare la bellezza delle cose, dentro e fuori di noi. Simpaticamente sbruffoni gli episodi spensierati dell’album (Mi Piacerebbe, Iceberg, Il Senso Della Vite) a cui si aggiungono una micro-canzone strumentale (Rocket Coffee) e una in inglese (This Ain’t My Bed Anymore), lingua per anni scelta dal gruppo. La volontà di cimentarsi con l’italiano nasce dalla sete di comunicazione dei Perturbazione, in arte legati a Tenco quanto a Pavement e Belle & Sebastian. Il risultato di questa prova è ottimo. Il tranello della banalità non li frega… rimangono profondi nella semplicità. Agosto è splendida. Senza Una Scusa così coinvolgente da commuovere. Auguriamo ai Perturbazione di fare dischi altrettanto belli e vivi ^__^
Casa discografica: Santeria
Anno: 2002
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