E dopo averci dato i Pixies il rock non fu più lo stesso… Ne sa qualcosa Kurt Cobain, notissimo e devoto estimatore della band che non ne ha mai negato l’ispirazione. E Steve Albini? Non solo curò i Nirvana ma ebbe la fortuna di lavorare sugli embrioni del rock alternativo dei Pixies, da lui prodotti in questo lavoro nel lontano 1988, dopo il loro esordio dell’EP Come On Pilgrim. Quale migliori performers, insieme a Mudhoney e Melvins, possono vantarsi di essere tra le più irrompenti influenze della generazione del grunge? Ovviamente i Pixies. Abrasivi, ironici, dissonanti, freschi, eccentrici, eredi di Iggi Pop e David Bowie. Punk, surf-rock, glam trascorse, sospiranti adolescenze scandite da Velvet Underground, Ramones, Doors e Beatles. Proprio come Lou Reed e John Cale per i V.U., dietro i Pixies c’è una delle coppie più singolari del rock: Black Francis (chitarra e voce) e Kim Deal (basso e voce), complementari, complici, artisticamente amanti. Fin dal primo ascolto immediata è la sensazione di innovazione di una musica che ha reso il gruppo vate di un nuovo genere: le idee, la coerenza nell’idearle, la genialità di Black Francis, le scelte eccentriche nella scaletta. Surfer Rosa è capriccioso ed impertinente, accattivante ed istintivo; molteplici sono le sfumature che B. Francis e K. Deal imprimono, come due pittori a lavoro: l’uno che getta le tinte e delinea forma e contenuto e l’altro che ritocca, media ed interviene per dare la caratteristica atmosfera musicale fosca e delirante della band. Tutto questo avviene a Boston, la città americana della cultura dei grandi college, che non aveva ancora avuto i suoi Warhol/Reed distruttori di ogni conformismo e che trova nei Pixies un modo intelligente ed istintivo di creare musica. All’urlo di Bone machine parte Surfer Rosa. Troppo inconsueti, complessi per la popolare scena rock: dissonanti e melodici, bassi decisi e insistenti, chitarre balbettanti e sostenute, tutto e il contrario di tutto. La tesi (innovazione – conformismo – movimento), l’antitesi (melodia orecchiabile – plasticità – motivetti da jingle) che vanno a formare la sintesi stessa del rock alternativo: aggressività, provocazione, malinconia, divertimento. Questo è Surfer Rosa e lo è in Bone Machine, Something Against You, Broken Faces, Gigantic, Where Is My Mind? per citare le tracce più celebri. Intelligente la scelta di alcuni particolari: dialoghi stupidi che intermezzano la musica (carosello?), sporadiche liriche in spagnolo e inattesi “click” dei jack di B.Francis. Genialità al servizio di audaci trovate musicali ed assurde liriche non-sense, paradosso di un rock non ufficiale.
Casa discografica: Elektra/Asylum
Anno: 1988
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