Fin dal singolo di lancio, Imitation Of Life (che si dimostra una delle canzoni più convincenti dell’album), i fan dei R.E.M. avevano tirato un sospiro di sollievo: i tanto cari amati jingle-jangle di Peter Buck e della sua Rickenbacker (che in realtà si trattava di una Danelectro 12 corde come dimostrato nelle varie circostanze live) erano tornati e la canzone stessa sembrava essere un felice insieme tra Driver 8 (da Fables Of The Reconstructions) e Losing My Religion. In realtà l’album riprende ancora il filone elettronico e del suono stratificato già percorso in Up sebbene in chiave molto più moderna, ma comunque intrisa dell’inconfondibile stile R.E.M. individuabile sin dalle prime note di tutte le canzoni.Il disco si presenta con una bellissima copertina che sembra riprendere una stupenda giornata estiva in cui è molto enfatizzato il giallo come colore principale che caratterizza benissimo tutto l’album. E’ infatti un album che ha come tema principale l’estate e quindi il sole, i viaggi (intesi però come viaggi astratti, veri e propri voli pindarici) e quindi ci regala sonorità molto leggere, sospese, tenui, eteree, quasi indolenti e sognanti. I R.E.M., dunque, ritornano al disco tematico, strada non percorsa in Up, ma che regalò loro successi incredibili. Ad esempio Out Of Time era dedicato all’amore, New Adventures In Hi-Fi al viaggio, Automatic For The People alla morte e Monster al sesso. Non è quindi un caso che, un disco così solare e sospeso, sia stato messo sul mercato a ridosso della stagione estiva mentre i dischi precedenti uscivano sempre in inverno inoltrato.Il suono complessivo dell’album ritrova una predominanza di chitarre rispetto ad Up, accompagnata da un’elettronica molto più moderna. Nell’album precendente, infatti, l’elettronica era molto vintage (Peter Buck programmava veramente drum machine vecchissime) mentre qui diventa molto più moderna (forse anche il frutto delle influenze dei Radiohead, da sempre il gruppo preferito di Stipe e soci). Poi ovviamente il cd non parte come presupposto per un ritorno a sonorità antiche, ma come a un proseguimento di un cammino che i R.E.M. intendono percorrere senza dare conto a nessuno (Walk Unafraid su Up spiegava benissimo questa loro presa di posizione artistico-filosofica). I brani in sé seguono un filone molto preciso. Le 12 tracce, infatti, sono tutte ballads dai ritmi che vanno dal mid tempo ad altri più rilassati; si esalta la tranquillità dell’estate e tutte le sensazioni e i sentimenti che essa può trasferirci. Si passa dall’esaltazione dell’estate nelle bellissime I’ll Take The Rain, Summer Turns to High e Beachball (che sembra un buon pezzo di Burt Bacharac), al viaggio pindarico di The Lifiting (prima traccia del cd e bella ballata mid tempo sicuramente un prossimo singolo di successo) e All The Way To Reno (altro papabile singolo), alla coscienza di sé che si può ritrovare in She Just WantsTo Be e Beat a Drum e Imitation Of Life e canzoni sempre estive come Disappear Saturn Return e Chorus And Ring. Tutte canzoni in cui si possono evidenziare la bellezza artistica e stilistica di un gruppo come i R.E.M. che riesce a fondere benissimo la modernità di certi suoni elettronici con un certo elemento vintage che possono essere il jingle jangle di Peter Buck o il basso marcatamente melodico di Mike Mills. Il tutto miscelato con l’altro altro strumento principale, forse, che caratterizza il gruppo di Athens e cioè la splendida voce di Michael Stipe, il quale, non solo canta in maniera divina da ormai più di 20 anni, ma riesce anche a darci sempre dei testi di assoluta bellezza, vere e proprie notevoli poesie di quello che forse è uno degli ultimi artisti contemporanei (ricordiamo che si occupa anche di fotografia, cura personalmente i video della band e ultimamente si è anche cimentato nelle vesti di produttore di cinema). Insomma un album sognante rilassato e mistico. Certo siamo lontani dai tempi d’oro dei mitici R.E.M. e non parliamo dei tempi di Losing My Religion, ma di quelli fino a Document, in cui la band di Athens era diventata una band cult con album veramente eccezionali quali Murmur, Life’s Rich Pageant e via discorrendo. Tempi in cui pubblicava per la indie IRS e nei quali album si sentiva una libertà artistica e stilistica pressoché assoluta. Poi il grande contratto con la Warner e un certo “rilassamento” verso il commerciale, ma sempre con quello stile, con quella classe innata che contraddistingue questo gruppo che ormai dopo 15 album ufficiali è ancora qua a sfornare canzoni di una bellezza esemplare. In sintesi Reveal è uno di quegli album d’atmosfera, forse non comprensibili al primo ascolto, ma che alla lunga regalano grandi emozioni.
Casa discografica: Warner
Anno: 2001
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