L’atmosfera onirica tipica del gruppo di Athens non esita a farsi sentire anche in questo disco, inciso dopo l’uscita dal gruppo del batterista, Bill Berry, e che sottolinea la voglia di ripresentarsi in maniera inusuale ed innovativa, senza però tralasciare la riconoscibilità dello stile.L’abbandono di Berry spiazza letteralmente gli altri componenti, che pensano addirittura di sciogliersi, ma i R.E.M. riescono a trasformare il disagio di essere rimasti in tre in uno stimolo per costruire qualcosa di nuovo e solido. E la novità si presenta fin dalla prima canzone, Airportman. La musica elettronica come genere indipendente si afferma in Italia fin dagli anni ’60, e spesso viene scoperta dai musicisti tramite la curiosità e la sperimentazione. Chi non conosce questo genere non può arrivare a capire le infinite possibilità che un computer ha di elaborare anche il suono più breve, e la possibilità di sovrapporre tracce senza creare un effetto dissonante e di confusione sonora. Iniziando ad ascoltare questo album ci ritroviamo catapultati in una dimensione del tutto particolare, a metà tra l’onirico ed il New Age, come se il cantante, sottovoce, volesse ipnotizzarci.Il ripetersi di una melodia di poche battute è l’elemento che, scientificamente, attira quasi inconsciamente la nostra attenzione, e, si sa, un incipit di effetto prolunga spesso la concentrazione per tutta la durata del disco.Il primo brano è sicuramente quello più rappresentativo per la presenza elettronica, ma gli esempi nelle altre canzoni non mancano: The Apologist testimonia un uso di diversi strati sonori senza una sovrapposizione pesante per l’ascolto, che, anzi, coinvolge completamente l’ascoltatore. Daysleeper si può considerare, invece, una canzone al di fuori da sperimentazioni ed innovazioni, in cui si ritrova la “classicità” del gruppo, così come in At My Most Beautiful, canzone d’amore in cui il piano nell’introduzione caratterizza completamente l’intero brano. I R.E.M. hanno saputo quindi concentrare in UP la sperimentazione, il gusto per sonorità e temi orientaleggianti (Parakeet), ma soprattutto hanno conservato quel sound che li ha caratterizzati fin dall’inizio e che è stato senza dubbio una carta vincente già con Chronic Town (1982) e con Murmur (1983).
Casa discografica: Warner Bros Records
Anno: 1998
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