Il sogno è una parte unilaterale in cui l’uomo naviga senza la bussola della scienza, o sarebbe meglio dire l’onirico, quadro lucido d’ognuno di noi che mette in risalto il visibile nell’ invisibile, dove persino i valori cromatici hanno una scala a se. Proprio così Raffaele Matta con il suo album intitolato “RossOnirico”, ha voluto raccontare attraverso una destruens jazzistica il valore della musica di fronte ai temi dell’inconoscibilità del visionario, dipingendo un’avventura surreale, sfumata e decisa allo stesso tempo. Un disco dalla durata non eccessiva con i suoi giusti 56:06 minuti, ma dalla spazialità molto profonda che leva la percezione del tempo all’ascoltatore.
La strumentazione è un misto elastico di legni e archi con la presenza inamovibile della chitarra. La fluidità moderna di Gianni Salinetti alle sei corde si sposa a perfezione con il clarinetto di Simone Mauri, ne è un esempio la terza traccia “Giallo Incantato”, senza dimenticare i bassi di Paolo Botti, sempre sinuosi ed erotici come nell’intro di “Bianco Immaginario”; tutto contornato dalla vellutata viola di Paolo Botti.
Il collante di questo concept multicolore è dato anche dalle ritmicità sfumate di Alessandro Blasi alla battaria, delicate, irregolari e forse magiche a tal punto che durante l’ascolto, si riesce quasi ad ignorare la forza di gravità sotto in nostri piedi. E’ un mare calmo quello di “Blu Fiabesco”, una pioggia acida quella di “Verde Onirico”, e forse c’è un pò di cinematografia “Lynciana” in “Viola Irreale”, dove la mente viaggia all’interno di centrifughe del nostro inconscio, alla ricerca di luci in territori che sembrano solo scuri e nascosti.
“RossOnirico” rimane un magnifico lavoro di ricerca in cui Raffaele Matta, assieme alla fantastica ciurma di musicisti, ha potuto trovare un linguaggio per descrivere uno spazio che non è mai definito, vestendolo con i nomi dei colori, e soprattutto dove le nostre orecchie diventano i nostri occhi.
Casa discografica: Dodicilune
Anno: 2010
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