I Rage Against the Machine si formano all’inizio degli anni ’90 nella fertile Los Angeles, scena musicale variegata e ricca di gruppi. Politica, violenza e giustizia sono i temi che imperniano la musica della band, contemporaneamente lineare e graffiante, da una parte la composta scansione ritmica dell’hip hop e del funk e la pulizia dell’hard rock, dall’altra l’aggressività e la provocazione delle liriche fortemente politicizzate di Zack de la Rocha. Armati della loro rabbia e consapevoli della forza del loro comunicare i RATM sparano a zero su tutto e tutti nel loro omonimo primo lavoro, in uno stile molto più vicino alla saggezza della Rollins Band che ai nascenti divi del “grunge” di Seattle (nb. il ’91 fu l’anno Ten dei Pearl Jam e Nevermind dei Nirvana) e con l’assistenza di un team tecnico molto accorto: i produttori GGGarth (Ugly Kid Joe, Testament, L7), Garth Richardson (Melvins) e il mago del mixaggio Andy Wallace (Jeff Buckley, Faith No More, Nirvana, Sepultura, System Of a Down, Slayer, Social Distortion). Il disco si apre con la mirata minaccia di Bombtrack (“This is just another bombtrack!”): un primo riff metallico e stoppato presenta all’ascoltatore un album tirato, adrenalinico, veloce. Lo stile vocale di Zack de la Rocha richiama simultaneamente quello “hard-core” di Henry Rollins e quello ritmico di rapper quali Ice T e Public Enemy. Lo stile del chitarrista Tom Morello è tecnico e pulito, a tratti coerentemente sporco: radici metal e hard rock (Settle For Nothing, Know Your Enemy e Fistful Of Steel) innestate nell’ecletticità del suono di Los Angeles danno vita ad un nuono nuovo, assolutamente personale e propriamente “crossover”, sostenuto dalla quadrata e solida sezione ritmica composta da Brad Wilk (batteria) e Tim Bob (basso). Questo mix caratterizzerà costantemente il suono dei RATM, rendendolo unico e inimitabile (anzi molto imitato, ma con risultati assai inferiori), accusato successivamente da molti di essere troppo uguale a se stesso ed in grado di rinnovarsi poco, ma innegabilmente capace di “infiammarsi” nell’arco di 53 minuti. Partire dalla canzone numero 1 e non fermarsi più fino alla 10, come una lunga corsa senza prendere mai fiato, con la stanchezza nell’anima ma con la forza della reazione, spesso anche della violenza come in Bullet In The Head dal testo censurato “Fuck u I won’t do what they tell me!” od in Take The Power Back “We gotta take the power back… No more lies”. Con Killing In The Name il ritmo diventa vertiginoso, le dita di Morello ballano prepotentemente sulla Telecaster tra guizzi di originale “scratch” (come i dj!) e semplici e ripercussivi riff. Le tracce scorrono velocemente, senza mai stancare fino all’ultima e celebre n.10, un urlo giunge in tutta la sua passione e liberazione: “Freedom!!!”. Zach esplode fino a “spaccarsi” la gola chiedendo ancora e disperatamente “Freedom!!!”, accompagnato da una musica martellante e pesante che precipita fino ad arrestarsi improvvisamente, con un “feedback”, nel vuoto del silenzio. Wake Up e Settle For Nothing sono i due brani più ricercati, Bombtrack e Take The Power Back i più ritmicamente coinvolgenti, Bullet In Your Head e Know Your Enemy i più noti e grintosi. Un disco essenziale per capire la musica degli anni Novanta.
Casa discografica: Sony/Columbia
Anno: 1992
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