Dopo lo split dei Mr Big, nel quale aveva valentemente sostituito il corsaiolo Paul Gilbert, Richie Kotzen ci propone questa interessantissima produzione propria nellla quale tutti gli strumenti sono affidati alle sue sapienti manine e vengono missati con un editing fatto davvero niente male. Lo stile di Kotzen sembra abbastanza lontano dallo stile shred per il quale era forse più conosciuto ma che aveva usato sempre in modo molto “caldo” e mai finea sè stesso. Anche nelle tracce del CD che andiamo a scoprire emerge il calore e la tecnica ben miscelata all’istinto di un chitarrista tutto da scoprire per chi non l’avesse mai sentito. Apre il CD Ohio, una traccia strumentale ma più un intro di 38 secondi nella quale Kotzen gironzola su una pentatonica, intro che riporta alla memoria quelli dei live dei gruppi rock anni ’70. Dopo una cadenza plagale si passa senza pause a Scared Of You, un brano molto potente introdotto da un unisono chitarra – voce, omaggio a George Benson al quale Kotzen afferma di essere più o meno legato, un ritmo trascinante con melodie molto belle ne fanno un pezzo pop che per qualità musicale si mantiene una spanna sopra a tutti quei brani che potrebbero riaffiorare alla mente ascoltandolo. Matrice un pò soul quella di Gold Digger che viene “farcita” da effetti e plugin che non danno fastidio ma che forse avrebbero potuto essere usati in modo migliore. Un pezzo piacevole in definitiva, ma che forse più volte trascinerà il nostro indice a premere il tasto “Traccia Succesiva”. Segue The Answer, altro intermezzo strumentale, stavolta di sapore neoclassico, con miscela di plettrati e legati che si conclude con fraseggi sulle corde più basse che portano subito a Slow; la distorsione da clipping che introduce la canzone viene poi usata per dare il ritmo al pezzo. Melodia semplice ma con innesti e tempi funky molto belli che ne fanno un gran brano.Una chitarra con talkbox introduce invece la prima ballad del disco: Dont Wanna Lie. Brano molto semplice ma al contempo originale e ricercato: per chi non ama molto lo zucchero, ma vuole far spuntare lo stesso luna, stelle e spiaggia. Si ritorna allo stile funky con Got It Bad, ma stavolta si è un pò più cattivi (come recita lo stesso titolo); ogni tanto un pò di cattiveria non fa mai male e qui non si fa eccezione.Slap e velocità chitarristiche introducono un altro brano dal sapore black ma sempre attraversato dalla vena dell’originalità che è I Can Make You Happy; conquista l’ascolto piano piano e non delude. Sapphire è un altro intermezzo, stavolta di chitarra classica. Come Back (Swear to God) colpisce per la sua scarna ma redditizia fattura che con un ritmo veloce e sincopato di batteria, un giro di basso ed un pizzico di chitarra qui e lì definisce una canzone bellina e godibile.Altra ballata sentimentale ma meno mielosa è Rely On Me classico schema ed impostazione musicale che strizza l’occhio un po’ agli anni ’80. L’unico difetto per un orecchio attento potrebbe essere quello del suono batteria che lascia intravedere, per la prima volta nell’album,il digitale, ma di fronte all’ascolto del pezzo che procede benissimo, è davvero un’inezia.Lento da cheek to cheek è invece l’ultimo pezzo cantato dell’album: Let’s Say Goodbye. Il ritmo lento, il tremolo ed i cori faranno materializzare ai vostri occhi i Temptations ma proseguendo si sentirà un pezzo molto piacevole ed innovativo con un assolo che chiude molto sentito.Il titolo dell’ultimo pezzo Conflicted, la dice tutta sul brano che è appunto un “conflitto” fra una piece strumentale ben eseguita e concepita di chitarra jazz, che viene contrapposta verso la metà ad una chitarra distorta che punta dapprima nel rock più palese, fino a tentare di andare a ripescare il tema della chitarra di prima. Il reprise finale è appunto la ripresa del pezzo di prima con la sola chitarra jazz, che forse vuole prendersi la rivincita sul potente e distorto solo che aveva decretato la fine del brano precedente. Sarà bello, magari ad un secondo ascolto, tentare di immaginare i tre minuti e mezzo complessivi delle ultime due tracce come un duello fra chitarre. In definitiva un album molto interessante e sicuramente bello e consigliatissimo a tutti quelli che non cercano sonorità esoteriche e fuori dal normale, ma apprezzano il gusto unito alla semplicità e magari vogliono semplicemente un disco bello e ascoltabile con piacere per tutta la sua durata.
Casa discografica: Lion Music
Anno: 2002
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