Nella cultura musicale italiana non si può dire che il jazz sia esperienza di tutti i giorni.E’ un genere che richiede tecnica, capacità d’improvvisazione, conoscenza della storia dei suoi grandi, e, in primo luogo, richiede una band affiatata.Il successo di Dalla Pace Del Mare Lontano di Sergio Cammariere, si può spiegare dalla presenza simultenea di tutti questi elementi: è un disco in cui l’impronta jazzistica viene fuori fin dalle prime battute del primo brano, Tutto Quello Che Un Uomo.Sintesi appropriata tra musica leggera e sonorità jazz, la canzone è frutto di una collaborazione diretta con il Maestro Vessicchio e la sua orchestra. La voce emozionata, il piano leggero e ben presente al tempo stesso, l’orchestra che si espone timidamente come se avesse paura di sovrastare il cantante… tutto questo crea un equilibrio armonico di grande comunicabilità a livello emotivo.Andando avanti con l’ascolto del disco ci si rende conto che il pianoforte del cantante è usato a 360 gradi, capacità che Sergio Cammariere ha acquisito non solo da studi di musica classica, ma anche traendo ispirazione dai grandi jazzisti. La percussività che si sente all’inizio di Sorella Mia non ci ricorda, forse, il grande Thelonius Monk che riusciva a sostituire il piano alla batteria? Il pianoforte non è più solo una tastiera, ma riesce a imitare le sonorità dei fiati o degli archi, come avviene in Apri La Porta, in cui pianoforte e violino si confondono fino a creare una melodia malinconica, uniforme e mai scontata. Tutto questo non deve far passare in secondo piano gli altri musicisti, tutti provenienti dal mondo jazz e tutti con esperienze multi-etniche ed eclettiche. Non bisogna dimenticare infatti che nel jazz, in presenza di un’improvvisazione, gli altri strumenti hanno sempre una funzione attiva, mai solo di accompagnamento. Tra i musicisti che hanno accompagnato Cammariere nella produzione di questo disco spiccano Luca Bulgarelli al contrabbasso e Simone Haggiag alle percussioni, e, pur se discreta, non è secondaria la presenza del chitarrista Alex Britti.L’unica canzone che non vanta la collaborazione con Kunstler è la traccia n°10, Il Mare, brano di Trenet tradotto da Pasquale Panella, chiaro omaggio al mare da parte del cantante.La chiusura di questo disco così timbricamente colorato è affidata a brani “saltellanti” e coinvolgenti, costituiti dall’accelerazione in Vita D’Artista (in cui l’autore ironizza sul difficile stile di vita degli artisti, in particolar modo di quelli italiani) e dall’autoironia di Cantautore Piccolino, rilevata da uno swing veloce e dall’elenco di alcuni grandi cantautori. Una curiosità: l’ultima traccia, la numero quattordici, è composta da due versioni della canzone Cantautore Piccolino. Se si ha pazienza di aspettare, ad un minuto e mezzo dalla fine del brano, circa, si potrà ascoltare una variazione diversa dall’originale per introduzione, tempo e altri piccoli particolari.La coerenza di questo disco è data, paradossalmente, dall’indipendenza dei singoli brani, dai suoni e dai ritmi diversi, come diversi sono i momenti che scandiscono la nostra vita: uno swing veloce, divertente ed ironico come quello di Paese Di Goal, segue un brano lento che ha come tema la perdita (Ricordarmi Di Te), come a voler mettere da parte le incertezze ed i pensieri negativi.
Casa discografica: EMI
Anno: 2002
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