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Smith, Saft, Morris, Pandi – Red Hill

Rare Noise Record non è nuova a questo tipo di uscite: musicisti di spessore che incidono in diretta dallo studio lasciando spazio al proprio estro, addentrandosi nel terreno dell'improvvisazione free; anche questo è il caso di Red Hill (uscito il 23 settembre 2014) cui sono presenti artisti non nuovi alla casa di pr

Rare Noise Record non è nuova a questo tipo di uscite: musicisti di spessore che incidono in diretta dallo studio lasciando spazio al proprio estro, addentrandosi nel terreno dell’improvvisazione free; anche questo è il caso di Red Hill (uscito il 23 settembre 2014) cui sono presenti artisti non nuovi alla casa di produzione londinese pur non avendo mai suonato assieme: Wadada Leo Smith alla tromba, Jamie Saft al piano e al Rodhes, Balázs Pandi alle pelli e Joe Morris al contrabbasso.Il background musicale dei quattro è simile, tra collaborazioni con John Zorn e altri grossi esponenti della scena free jazz e avant-gard internazionale. L’album inizia con il brano “Gneiss“, in cui, a partire dalla sordinata e stridula tromba di Leo Smith, si inseriscono in maniera apparentemente scollegata gli altri strumenti, a delineare un’atmosfera inquietante e tetra, tra le blue notes del piano e il fluire ritmico in costante evoluzione.Essenziale nella seconda traccia, “Jenus Face“, è l’apporto della batteria dove le frenetiche rullate e il percuotere sconnesso dei piatti costituiscono la sbilenca base su cui gli altri musicisti poggiano le loro escursioni fuori tonalità, alternando momenti di quiete introspettiva a squarci rumoristici, che portano a un tumultuoso crescendo finale. È sempre il drumming di Pandi a fare da collante fra le scorribande sonore dei vari strumenti, che giungono anche a momenti più lirici e intelligibili, ricordando il Miles Davis di Bitches Brew, come in “Agpaitic” o nella rarefatta “Debts of Honor“.

La tumultuosa “Arfedsonite“, con l’apporto lirico della tromba di Leo Smith e le tirate espressionistiche e noise di Saft, conclude Red Hill, album pregevole seppur ostico e sicuramente non adatto a tutti i momenti o a tutti i palati. Un “panta rei” musicale capace di evocare tanto lande brumose e deserte quanto ambienti caotici e metropolitani che val la pena ascoltare per lasciarsi trasportare dall’estroso stream of consciousness dei quattro musicisti.Pasquale VaccaroGenere: Free Jazz, Free Improvisation, Avant-Gard JazzTracklist:
1. Gneiss
2. Jenus Face
3. Agpaitic
4. Tragic Wisdom
5. Debts of Honor
6. ArvfedsoniteLineup:
Wadada Leo Smith (tromba)
Jamie Saft (pianoforte, piano Rodhes)
Balazs Pandi (batteria)
Joe Morris (contrabasso)

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