Dalla terra dei laghi ecco spuntare la fiamma dei Soul Asylum. Quattro giovani ragazzi di Minneapolis (città artistica nel Midwest patria dell’eclettico Prince), provano il grande colpo nazionale con questo caratteristico settimo lavoro, firmato Columbia/Sony. Già prodotti sei dischi con la locale Twin Town (3 co-prodotti con la BMG), a lungo nell’ombra di gruppi cittadini di culto come gli Husker Du e i Replacements e dopo una lunga gavetta live, i Soul Asylum provano a staccarsi di dosso l’etichetta di gruppo indipendente cercando di uscire dal quel piccolo circuito musicale che stava conoscendo la fama di altri eroi alternativi (Meat Puppets, Dinosaur Jr., Minutemen, Black Flag, Mudhoney, ecc.). Così provano agli albori della storica era grunge con un disco rock, figlio degli anni ’70 (Velvet Underground, Bob Dylan, Neil Young) che mantiene nelle sue note la freschezza dell’indie-rock da stazione radio del college e l’immediatezza di chi il rock l’ha sempre suonato in presa diretta. Niente di colto, solo un genere di musica respirato e vissuto. Con il primo guizzo di Somebody To Shove parte il disco seguita poi Black Gold e la fantastica ed indimenticabile Runaway Train manifesto di una generazione irrequieta e senza radici, la generazione del grunge, adesso ancora riflessiva ed ingenuamente disorientata: “Runaway train, never going back… Seems like I should be getting somewhere/Somehow I’m neither here nor there”. La voce roca di Pirner graffia nei punti più drammatici del brano, le chitarre acustiche danno un tocco di solitudine, il solo finale in salita porta il brano vicino al sollievo. Finita la magia il disco continua a crescere, prendendosi una pausa con New World (ballata folk) e riprendendo con sfilacciato vigore in pezzi come April Fool e Without A Trace. Spetta alla dolcissima nenia di The Sun Maid canzone d’amore accompagnata da archi e fiati, esaurire il tempo trascorso tra le note di GDU, come la ninna nanna conclude le giornate di ogni bambino: “Now you’re tired/your day is over/Now the moon is one day older…” . Spuntano le stelle, la luce della luna, il calore è umano tutto è appeso tra sonno e sogno. GDU ha segnato la scena giovane del rock alternativo americano. Peccato che i Soul Asylum abbiano perso carattere nel successo.
Casa discografica: Sony/Columbia
Anno: 1992
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