Dopo il successo di The Man Who (1999) sui Travis sono piovuti commenti di tutti i tipi. In molti li hanno visti come i nuovi Radiohead dell’album The Bends (1995), dalle linee melodiche, limpide e sofferte prima dello sperimentalismo degli ultimi album. Il paragone era facile anche perché i Travis da tempo hanno un comune produttore, Nigel Goldrich.Sarà forse per scrollarsi di dosso i continui accostamenti che, si sa, non fanno mai piacere, che i Travis hanno deciso di chiamare il loro ultimo album The Invisible Band, La band invisibile, forse per mettersi in secondo piano e far parlare definitivamente la loro propria musica.In ogni caso i Travis si avvalgono sempre di Goldrich e ripropongono lo stile semplice e introspettivo che ha caratterizzato il precedente album. Per The Invisible Band si può però dire di essere di fronte ad un album maturo, tecnicamente ineccepibile, nel quale le melodie scivolano via delicatamente e dopo un paio di ascolti si insinuano nella testa prepotentemente, o meglio nelle orecchie dell’ascoltatore. A cominciare dalla canzone di apertura, Sing, nonché singolo che ha anticipato l’album, dove Francis Healy mette subito in primo piano la sua inconfondibile interpretazione canora su una melodia uscita dalle corde di un banjo.Anche le altre tracce non sono da meno per raffinatezza, melanconia, emotività. I testi mostrano spesso una vena triste e sofferta, come per Side, dove si ribadisce che noi tutti abbiamo emozioni da condividere, o per Afterglow, dove viene spiegato che l’amore è davvero la cosa più bella del mondo. Chiude il disco The Humpty Dumpty Love Song, una canzone che è tra le più belle insieme al pezzo d’apertura.I Travis si confermano, con quest’ultimo lavoro, una valida alternativa a chi è abituato a collegare alla musica britannica il brit-pop degli Oasis o degli Stereophonics. I Travis propongono piuttosto una musica più vicina al folk, una musica acustica, anche se supportata da una buona dose di tecnologia, che però rimane invisibile come la band. Ci sono ovviamente diversi richiami alle melodie dei Beatles, ma qui vengono riproposte con uno stile originale e raffinato.Se i Travis avevano davvero l’intenzione di rimanere “invisibili” dovranno ricredersi perché The Invisible Band li collocherà sicuramente e definitivamente nel meanstream della musica internazionale, e forse riusciranno anche a scrollarsi di dosso fastidiosi paragoni con altre band.
Casa discografica: Epic
Anno: 2001
Aggiungi Commento