A un secolo dalla sua nascita, King of the Boogie offre un panorama completo sulla figura del grande bluesman, fotografato in 100 canzoni che vanno dai suoi classici più noti a inediti e registrazioni live, da solo e in compagnia di alcuni grandi artisti che hanno collaborato con lui. Non manca un libretto di foto d’autore a completare il ricco pacchetto.
Il più africano dei bluesman americani (anche il maestro del Mali, Ali Farka Touré, lo pensava) è una delle figure alla base del rock ‘n’ roll e del rock più classico, riconosciuto da tutti per il carisma e per il groove inimitabile espresso agli inizi in perfetta autonomia con solo voce e chitarra. Un cantastorie moderno, un ponte fra il blues rurale e il ritmo ossessivo delle grandi città.
Il carattere ipnotico della sua musica, scandito spesso da un solo semplice accordo e caratterizzato da una voce che nel tempo è diventata quasi un brontolio, un sensuale lamento impossibile da ignorare, ha segnato indelebilmente chitarristi come Billy Gibbons, che con i suoi ZZ Top ha pagato un tributo indiretto a Hooker nella famosissima “La Grange”.
Nessuno più di lui merita di essere ricordato con il titolo di “Boogie Man”, soprannome dal doppio significato che ammicca sia al boogie trascinante del suo ritmo che al timore suscitato dalla sua figura e da una personalità fin troppo incisiva.
La scelta della chitarra elettrica nel dopoguerra è la chiave per arrivare al successo con canzoni come “Boogie Chillen”, che apre e chiude la scaletta dei cento brani del box appena uscito.
Il primo CD è praticamente tutto dedicato alle prime incisioni di John Lee Hooker a partire dal 1948, tutte realizzate con la sua sola chitarra e il battere del piede su una tavola di legno. La qualità delle registrazioni è spesso scarsa ma non impedisce di entrare nel mondo evocativo di “Hobo Blues” o “Goin’ On Highway 51” e di farsi trascinare dal drive di “Who’s Being Jiving You” o “Hoogie Boogie”.
È emozionante l’incontro con “Wobbling Baby” in cui l’elettrica comincia a ruggire e “I’m a Boogie Man” è un rauco rock ‘n’ roll che anticipa le prodezze di Chuck Berry senza bisogno di duck-walk o altri orpelli da palco.
John è un modello di essenzialità e mezzo secolo dopo chitarristi come Ry Cooder saranno ancora lì a cercare di catturare il suono ‘imperfetto’ di quelle prime magiche incisioni.
Nel secondo CD si passa alle incisioni effettuate a Chicago negli anni ’50 per l’etichetta Vee-Jay e la presenza di una sezione ritmica di basso e batteria permette a Hooker di variare il repertorio, adattandosi in parte ai gusti del r ‘n’ b dell’epoca con slow ballad come “No Shoes” e addirittura cover di country song come la classica “Will The Circle Be Unbroken”.
L’anima del cantastorie ha comunque sempre la meglio in suggestivi talkin’ blues come “My First Wife Left Me” o “Meat Shakes On Her Bone”. Nel pacchetto anche belle versioni acustiche di “Good Morning Little School Girl” di Sonny Boy Williamson o della classica “Rollin’ and Tumbling”, che diventa “I Rolled And Turned And Cried The Whole Night Long”.
Il terzo CD inizia con “Boom Boom”, la canzone che diventerà un vero marchio di fabbrica di Hooker, interpretata negli anni da mezzo mondo e dallo stesso artista sul grande schermo nel film The Blues Brothers. Il resto del CD, a partire dalla notissima “One Bourbon, One Scotch, One Beer”, è caratterizzato da produzioni piuttosto commerciali del decennio seguente (con rare eccezioni come la cavernosa “Rocking Chair” e “Deep Blue Sea”).
Tutto dedicato a registrazioni live, il CD n.4 contiene diversi momenti pregevoli del bluesman in età matura, da solo e con backing band di musicisti dotati di coraggio sufficiente per accompagnare un frontman dal senso ritmico personalissimo.
Notevoli la grinta rock-blues di “Boogie Everywhere I Go” o la maestria di John Lee Hooker nel gestire le dinamiche di slow blues come “It Serves Me Right To Suffer”.
L’ultimo capitolo del box set è un elenco di collaborazioni illustri e c’è di che divertirsi, dall’intensa “Never Get Out Of This Blues Alive” (con Van Morrison) ad “Up and Down”, arricchita dalla chitarra slide di Warren Haynes, dall’incedere inesorabile di “You Shook Me” con B.B. King a una poderosa versione di “Boogie Chillen” con Eric Clapton, in chiusura. Negli altri brani Joe Cocker, Robert Cray, Los Lobos, George Thorogood, Canned Heat, Bonnie Raitt, Jimmie Vaughan, Carlos Santana, Groundhogs.
Forse la raccolta definitiva e il modo migliore per conoscere a fondo Hooker per chi avesse ancora questa imperdonabile lacuna.
“Yes, I’m the boogie man…“
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