A rendere ancor più intrigante la possibilità di immergersi in un viaggio su note nella notte è la voce narrante in questione, ovvero quella femminile e assolutamente confidente dell’artista di cui sto per raccontarvi qualcosa.
Da Milano al mondo intero
Quello di Gabriella Di Capua non è un nome nuovo per chi ci legge con particolare assiduità: risale infatti a qualche mese fa la pubblicazione di una sua live performance sulle nostre pagine, l’occasione che mi ha permesso di entrare in contatto diretto con la sua produzione.
Originaria della bella Napoli, Gabriella vive da tempo nel capoluogo meneghino, il territorio sul quale ha scelto di dare seguito al suo percorso professionale nella musica. Ma da sotto la Madonnina il suo sguardo si perde oltre i più lontani orizzonti artistici, come brillantemente riassunto dalla serie di influenze esposte nel disco di cui vi parlo in questa occasione.
Sfumature di una notte da raccontare
In the night è un titolo che lascia poco spazio all’immaginazione quando si tratta di individuare il concept di questo disco: la notte è costantemente presente tanto nei testi quanto nelle atmosfere musicali descritte.
Non è una semplice suggestione linguistica: che si tratti di lunghi momenti dal carattere rilassato o di repentine esplosioni di groove e dinamica, ascoltando i brani è fin troppo facile perdersi in fantasie a base di penombre rischiarate da luci al neon o di strade desolate eppure vive nel ventre della notte più profonda.
Un risultato ottenuto dalla convergenza ottimale di tutti gli elementi messi in campo. Gabriella racconta storie di una realtà da cui traspare una prospettiva piacevolmente noir, e lo fa con una vocalità che sa quando esprimersi in maniera contenuta e scherzosa, quasi ironica, e quando invece dispiegarsi con grande sicurezza e un gusto melodico che strizza l’occhio ai grandi esempi della cosiddetta Black Music declinata al femminile.
Di ottimo spessore anche il collettivo di musicisti coinvolti nella realizzazione del disco: menzione di merito ad Alessio Busanca, che si è occupato di piano e synth ma anche (e aggiungerei in particolare) degli interessanti arrangiamenti, misurati con grande efficacia sull’espressività della vocalist; non sono da meno gli altri musicisti, che portano un consistente contributo di interpretazione e qualità della performance, il tutto inquadrato in una produzione che mi è parsa di un livello decisamente elevato.
Cosa aspettarsi dal disco?
Ho volutamente lasciato in conclusione ogni considerazione sui generi musicali di riferimento. Come detto, il background di Gabriella Di Capua si presenta variegato e difficilmente inquadrabile in una manciata di parole: le suggestioni contenute nell’album spaziano infatti dal Jazz di chiave più moderna al Neo Soul, dal Funk interpretato con vigore ad alcuni passaggi di richiamo inconfondibilmente Hip hop.
In un panorama così vasto e approfonditamente descritto, è a mio avviso alla firma espressiva dell’artista che bisogna guardare come filo conduttore: una voce che, tanto nel timbro quanto nell’idea melodica, sembra racchiudere al tempo stesso il calore delle latitudini tropicali e la compostezza degli scenari più a nord.
Dettagli che poi tanto dettagli non sono, dato che riescono nel non facile compito di restituire un’atmosfera unica muovendosi su sfondi musicali così spaziosi.
Foto di copertina di Ferruccio Perrone © su gentile concessione
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