I Vitriol sono un’entità ambiziosa e bifronte, come dimostra, del resto, lo stesso nome della band: acronimo di uno dei più enigmatici motti alchemici (“Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem”, ossia “Penetra nelle viscere della Terra e purificandoti troverai la pietra nascosta”) e, insieme, riferimento al vetriolo e la sua corrosività. Una duplice personalità che è propria anche della musica del gruppo bolognese: un progressive metal che sa alternare momenti erosivi e riflessività introspettiva, semplici melodie intrise di sentimenti e complessità tecnica.Questi mezzi espressivi sono utilizzati con un’ambiziosità estremamente lodevole, che si traduce in due concept album tutt’altro che banali. L’omonimo EP di debutto, che narrava un viaggio allegorico sulla falsariga di quello parmenideo in “Sulla natura”, e il disco che abbiamo tra le mani, “Into The Silence I Sink“, che è incentrato sul tema del silenzio come incapacità di comunicare dovuta non solamente alle peculiarità della società moderna, ma anche intrinseca, da sempre, alla natura dell’uomo.Fin dalla travolgente “Behind the electric veil“, che apre l’album denunciando la paradossale sterilità della comunicazione nella nostra “società dei media”, siamo colpiti dall’ecletticità dei brani; la struttura non è particolarmente imprevedibile, ma il dinamismo delle soluzioni adottate, tra riff potenti, dolci arpeggi, silenzi, l’uso delle tastiere e una voce molto espressiva, rende ogni brano avvincente.Il rovescio della medaglia di questa ricchezza all’interno delle canzoni è una certa frammentarietà, che comunque non impedisce ad “Into The Silence I Sink” di essere un’opera molto coinvolgente. I Vitriol, come alchimisti, dosano con una certa raffinatezza melodie emotive ed esplosioni aggressive, e il risultato è nella maggior parte dei casi equilibrato, anche se non mancano brani in cui a prevalere è il primo (come nella dream-theateriana “Arabesque“) o il secondo elemento (“Oceans“).Dal punto di vista strumentale la perizia dei musicisti è messa in mostra soprattutto negli stacchi che spezzano puntualmente la seconda metà della gran parte dei brani. Nonostante i mezzi tecnici non manchino, questi sono usati con buon gusto, senza sfociare mai in esibizioni fini a loro stesse. Batteria, chitarra e basso (con quest’ultimo che si concede anche degli ottimi spunti) creano un’impalcatura robusta, che le tastiere arricchiscono di dettagli; questa struttura accoglie un’intensa prestazione vocale che dà colore a dei testi che pur non essendo rivoluzionari (salvo alcune immagini particolarmente suggestive) rendono in maniera adeguata la complessità del concept.Tirando le somme, “Into The Silence I Sink” è un susseguirsi di brani appassionanti (sottolineiamo in particolare le due canzoni più lunghe, l’ottima “Endless spiral” e il biblico finale affidato “Three times“) e non banali, che confermano il potenziale invidiabile dei Vitriol. Il primo full-length della band bolognese, infatti, non solo lascia il segno per la sua solidità, ma crea anche grandi aspettative, sperando continuino su questa strada e limino qualche dettaglio, per il futuro.Francesco CiceroGenere: Progressive MetalLine-up:
Gianluca Pappalardo – voce
Tommaso Semrov – chitarre
Alessandro Sanfilippo – chitarre
Andrea Roda – tastiere e voce
Francesco Lombardo – basso e voce
Michele Panepinto – batteria e voceArtisti simili: Dream Theater, Tool, Pain of Salvation, Porcupine Tree, Queensrÿche
Vitriol – Into The Silence I Sink
I Vitriol sono un’entità ambiziosa e bifronte, come dimostra, del resto, lo stesso nome della band: acronimo di uno dei più enigmatici motti alchemici ("Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem", ossia "Penetra nelle viscere della Terra e purificandoti troverai la pietra nascosta") e, ins
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