Ciao a tutti, questa volta ho il piacere di ospitare sul mio canale uno dei più grandi e importanti produttori e sound engineer del mondo, colui che ha mixato i miei album preferiti di sempre, The Dark Side of The Moon dei Pink Floyd, Abbey Road dei Beatles per citarne un paio…
Sto ovviamente parlando di Alan Parsons.
Soprattutto The Dark Side of the Moon ha influenzato e influenza tutt’ora il mio modo di vedere la produzione musicale, il mix e ovviamente la scrittura, il mio “timone artistico” per intenderci.
Alcuni giovani follower non conoscono Alan Parsons, o la sua carriera come artista nel The Alan Parsons Project, ecco quindi una introduzione accurata della sua vita e mi raccomando collegatevi al suo sito artandscienceofsound.com dove poter accedere alle sue lezioni in video ed ai recentissimi corsi online intensivi.
Un po’ di storia…
Alan Parsons è un sound engineer inglese, autore, musicista e produttore. Inizia la sua carriera come assistente agli Abbey Road Studios di Londra nel 1967, dove riceve il suo primo credit nell’album omonimo Abbey Road dei Beatles nel 1969.
Diventa ingegnere del suono residente gli album più incredibili usciti da quegli studi portano il suo nome come mix, parliamo di Wings Wilde Life, Red Rose Speedway, 5 album con The Hollies, l’inarrivabile The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd con il quale ricevette una nomination ai Grammy.
Ricordiamo inoltre, sempre come ingegnere del suono, Atom Heath Mother sempre Pink Floyd, Ambrosia, Al Stewart, ed ultimamente alcuni lavori di Steven Wilson.
Lascia i Pink Floyd nel 1975, invitato anche nel mix di Wish You Where here, per dedicarsi al suo progetto solista, The Alan Parsons Project, con cui inizia la carriera di musicista e produttore nel 1976 con l’uscita di Tales of Mystery and Imagination, cui segue poi I Robot (1977), Pyramid (1978), Eve (1979), The Turn of a Friendly Card (1980) e il masterpiece che tutti conosciamo Eye In The Sky (1982).
Gli album proseguono negli anni fino ad oggi,l’ultimo è del 2014 (The Sicilian Defence).
Nella pausa degli anni ’90 però escono dei progetti solisti paralleli, come Try Anything Once (1993), On Air (1996), The Time Machine (1999), A Valid Path (2004) e l’ultimissimo The Secret (2019).
Ha collezionato ben 13 Nominations ai Grammy ed un Award vinto proprio come Sound Engineer.
La sua carriera è stata inoltre cosparsa da tante altre collaborazioni, come ad esempio nel 1998 quando è diventato vicepresidente della EMI Studios Groups, inclusi gli Abbey Road Studios, incombenze che però lasciavano poco spazio alla sua creatività, fino a fargli decidere quindi di tornare subito in tour l’anno successivo.
Scavando a fondo nel passato dei Alan lo ritroviamo accreditato come compositore anche con Stevie Wonder, Herman van Veen, Geyster, come sound Engineer anche con Jeff Beck, Paul McCartney e nei credits di Yes e tanti altri.
Una scuola di mix speciale!
Poter avere modo di imparare da Alan è un must per ogni aspirante artista, produttore e fonico, la sua scuola ha fatto storia, ha influenzato generazioni di produttori e musicisti, ha generato e genera tutt’ora ammirazione e rispetto.
Il suo libro the Arts of Science of Sound ha venduto migliaia di copie nel mondo, è un must per chi vuole imparare l’approccio al mix e al recording, ed è accompagnato da una serie di video tutorial sempre scaricabili dal suo sito per 99 dollari o in versione streaming per 49 dollari, un tool di nozioni veramente bello da vedere e rivedere.
L’occasione di fare due chiacchiere con questo decano del suono arriva proprio ora in questo momento di forzata riflessione grazie all’introduzione di una vera e propria scuola online, una classroom a cui accedere per poter imparare in maniera più approfondita e dettagliata le tecniche di ripresa e mix con Alan e in compagnia dei più importanti session man del mondo.
Ricordiamo che Parsons registra e mixa non solo in analogico, ma anche con l’uso di DAW, trasferendo la sua conoscenza ed esperienza in-the-box. Questo ci da modo di esercitarci a casa, con le sue tracce registrate, di lavorare insieme a lui per scolpire e definire i mix al meglio.
Troviamo questo su Online Course e possiamo già iscriverci gratuitamente per poter approfondire il curriculum del corso e guardare qualche lezione gratuita disponibile. Il corso non prevede un tempo limite, rilascia un certificato di autenticazione e offre, cosa estremamente interessate e di cui ho approfittato, un pagamento rateale mensile.
Troviamo all’interno 26 video lezioni per un totale di 11 ore, a cui è associato un progetto Protools su cui lavorare, 62 song multitraccia a 88kHz 24bit del valore di 99$ acquistabili anche extra corso, un collegamento diretto con gli altri studenti e ovviamente un sistema di controllo dei progressi fatti. Tutto il corso completo costa 395$.
Se abbiamo già acquistato i video o altro inserito nel corso verremo rimborsati della differenza. Per accedere a questo sconto dovremo inviare una mail di richiesta a [email protected].
Come dirà anche Alan nell’intervista, questo non è soltanto un corso dedicato a chi vuole imparare a registrare i propri strumenti o una band, ma ci insegna ad ascoltare quello che stiamo riprendendo in registrazione.
Quello di cui abbiamo bisogno assolutamente per seguire il corso è una DAW, una qualsiasi. Sono circa 2.5gb di dati wave. 2 casse monitor di buona qualità o altrimenti un paio di cuffie di qualità. Una scheda audio con 4 canali minimo.
Per quanto riguarda i microfoni non è necessario avere il top esistente sul mercato ma almeno un paio di mic dinamici ed un paio di mic a condensatore.
Le scuole di musica hanno ora l’opportunità di inserirsi in un programma Educational di Art e science of sound e consentire ai loro studenti di accedere al corso con scontistiche particolari, per maggiori informazioni bisogna sempre passare attraverso un form presente sul sito nella sezione Education o inviare una mail a [email protected].
L’intervista tradotta in italiano
Grazie alla disponibilità ed alla cortesia di Julian Colbeck possiamo pubblicare la chiacchierata fatta con Alan la scorsa settimana. Il video è in inglese sottotitolato, ma verrà presto rilasciata anche una versione in Italiano doppiato per chi ancora non ha familiarità con questa lingua.
J: Ciao Alan, grazie per essere qui con noi oggi e grazie in anticipo per la condivisione delle tue esperienze lavorative. Sei uno dei riferimenti mondiali per i Fonici e per i Produttori, e sono molto felice di aver modo di rivolgerti qualche domanda riguardo il tuo libro e i tuoi corsi online. L’intervista è in inglese ma verrà tradotta in italiano.
A: Ciao felice di rivederti!
J: Ora grazie ai tuoi seminari online e al nuovo corso, possiamo finalmente e comodamente guardare nello specifico del tuo approccio lavorativo e alla tua filosofia di lavoro, come concentrarsi sulle tracce registrate e come finalizzare al meglio. Il tuo lavoro, come ben sappiamo, ha influenzato più di una generazione di sound engineer e produttori, me incluso.
La mia prima domanda riguarda l’approccio che i nuovi e/o giovani produttori devono avere riguardo i tuoi corsi, e come poter tradurre l’esperienza nel mondo In the Box, molti di loro infatti non possono avere un outboard su cui esercitarsi completamente.
A: È vero, una cosa è cambiata nell’industria del recording, è diventato tutto più semplice. Le persone possono fare dischi, con un laptop e Garageband. Ma penso di poter incoraggiare, attraverso il libro, con il corso e nella serie di video, le persone ad una esperienza di ascolto, al modo di lavoro che io continuo ad utilizzare nelle console analogiche.
Io credo che sia più che avere la capacità di toccare i fader o quello che puoi raggiungere di fronte a te… Una cosa riguardo le console, è che ti danno delle informazioni, puoi vedere, cosa usi come send, quale equalizzatore utilizzi, e tutta una serie di cose.
Una voce che incoraggi le persone ad una esperienza di ascolto, ma riconosco che la maggior parte di loro mixano in the box.
J: La prima domanda apre la seconda domanda, ci sono diversi plug-in che possono darti la sensazione del feeling analogico o preferisci rimanere completamente sull’hardware.
A: credo che ovviamente, se ti trovi in the box, i plug-in diventano la parte estremamente più importante, ma se hai il vantaggio di una console analogica, possiamo utilizzare i plug-in, in particolare quelli di riverbero, sui bus, li trattiamo con l’hardware analogico, con device hardware.
Io utilizzo i send sul desk per andare nei plug-in e ritornare nella console, è come utilizzare dei veri riverberi di camere o plate. È un divertimento lavorare in quel modo.
J: Guardando al tuo sito www.artsandscienceofsound.com sono stato subito catturato dai sessions file dei tuoi lavori. Ho visto che ci sono diverse session tracks da acquistare singolarmente o in blocco con lo sconto, e sono quasi tutte sul mix Rock, i tuoi corsi sono rivolti solo a chi fa Rock?
A: Penso di sì, la maggior parte degli album in questo secolo sono stati album rock pop, ma ci sono ancora persone che fanno un lavoro incredibile di registrazione per le orchestre classiche, concerti da camere, quartetti di archi, tutto questo genere di cose, sono tantissimi fonici là fuori.
Sta diventando un mondo particolare, per le orchestre stesse quando devono integrare le proprie entrate, lavorando con gli artisti pop, io stesso incluso. Ho fatto diversi show con l’orchestra sinfonica. Ho registrato a Tel Aviv con la filarmonica di Israele lo scorso anno e, chiaramente, ora non posso suonare live.
Quindi è un buon momento per fare uscire un concerto e spero che il pubblico lo riceva con piacere.
J: Tornando alla sezione video ce ne sono tantissimi sul recording, acustica dello studio, microfoni, daws, casse monitor, Midi, registrazione della voce, ma una delle mie preferite è “come gestire i disastri in studio”, la cosa più importante da imparare, per tutti i produttori e fonici, una situazione molto sottovalutata penso…
A: Credo che sia il preferito di tutti, ho affrontato il discorso, è stato divertente anche farlo, ma sì, ci possono essere disastri completi, come il nastro che si rompe nella macchina, come accaduto a Chuck Ainlay nel video, ma come sai, ci si lavora per risolvere, e c’è quasi sempre un modo per aggirare il disastro.
Si comprende che una parte del lavoro è imparare a gestire i problemi.
J: Sono stato felice di aver visto alcuni dei miei amici session man nei video da Los Angeles, come Tim Pierce e Nathan East, quanto è importante la relazione artistica con queste persone in studio, intendo, che ci sia tantissimo talento non soltanto nel suonare, ma nel suono in sé che proviene dai loro strumenti e che rende il mix più semplice, giusto?
A: Credo che il talento non sia sostituibile, se hai modo di lavorare con i migliori fa molta differenza, ho percepito una grossa differenza lavorando con incredibili musicisti negli anni e continuo in questo periodo facendo altri lavori con Nathan East e Vinnie Colaiuta, e lo sai, sono i migliori, non ci dilunghiamo.
Si, credo che i fonici e i produttori debbano accettare il talento di cui possono disporre, capisci, è come prendere le takes migliori dei Beatles. Credo che se c’è la maniera di scegliere un musicista migliore, sia sempre meglio farlo.
J: C’è chi è affezionato alla versione fisica dei video e del libro che possono essere acquistati dal tuo sito, il tuo libro è un successo già da tempo, e ci sono altri libri sul tuo store riguardo Quincy Jones, Bruce Sweiden, Sylvia Massy etc.
A: Siamo stati in grado di aggiungere esperienze ai video, ad alcuni nuovi su cd pubblicati come sono ora, ma abbiamo anche un corso educational per i College e le scuole di recording. Ora i corsi sono fatti e pensati per essere disponibili in maniere diverse ed includono l’abilitazione per gli studenti per essere qualificati dal corso, Julian ce lo spiega Meglio.
Julian Colbeck: I corsi sono una estensione del libro e della serie originale dei video, abbiamo quindi aggiunto nuovi video di cui uno sul beat making, una parte importante del panorama musicale oggi, e abbiamo lavorato con con Raymond Jones. In questo video è molto interessante vedere quali relazioni ci siano tra il beat making moderno e le registrazioni classiche, vedere quindi dove sono queste connessioni.
Un altro video è sull’attrezzatura del 2020, perché molti si sono preoccupati su quale siano le attrezzature giuste per fare un corso di questo tipo, e abbiamo dato un’occhiata alle opzioni del momento, quindi come approcciare all’acquisto delle macchine da studio. In sostanza è quindi una specie di webinar.
J: Quale è il minimo di software e hardware richiesto per seguire il tuo corso?
A: Credo, come sai, oltre ad una DAW riconoscibile, come Protools, Cubase o Logic o qualsiasi altra, servano un microfono a condensatore come minimo buono ed un microfono dinamico. Questo perchè andremo nel dettaglio delle differenze tra questi mic e le applicazioni in cui lavorano meglio, credo proprio che le persone non vogliano lavorare con il mic interno del laptop. Non sarebbe sicuramente divertente…
J: Ora vorrei rivolgerti un paio di domande personali se possibile, credi che in questo momento particolare la musica sia iper realistica con tutta la tecnologia a disposizione? Intendo tracce infinite, triggering, reamping, come gestisci la cosa?
A: Il Rock e il Pop sono sempre stati appannaggio di un pubblico giovane e l’approccio delle persone giovani è proprio come sono cresciuto anche io. Con i Beatles, Rolling Stones, Genesis, Yes ed altri artisti progressive che hanno fatto parte della mia vita. I giovani che hanno avuto quindi altre persone ad influenzarle nella loro vita.
La musica Hip Pop, ora, ha un numero vastissimo di nuovi giovani talenti. Se guardo io la chart di Billboard penso di aver sentito qualche cosa di un personaggio ma non degli altri. Nel modo in cui ho lavorato, e continuo a lavorare, rimango fedele ai miei principi lavorando con 3 o 4 persone che suonano insieme su brani originali.
J: Una delle frasi che ti ho sentito dire, nella parte free del corso, è: “vorrei insegnare ad ascoltare” cosa intendi veramente?
A: Sì, questa cosa è un po complessa, l’arte di essere in grado di ascoltare. Io ricordo quando imparavo all’inizio del mio lavoro di recording, prima di iniziare a lavorare agli Abbey Road Studios, ad essere in grado di distinguere tra un brano suonato ad un livello particolare e un altro suonato ad 1dB e 1/2 più alto. Essere in grado di distinguere queste differenze di livelli è una parte importante dell’ascolto, è quindi l’abilità di riconoscere una buona registrazione da una brutta registrazione.
Che differenze hanno i microfoni su uno strumento, quale microfono scegliere, questo fa parte di qualche cosa che ognuno deve scoprire da solo, ma è fondamentale l’arte di saper ascoltare, è una cosa veramente importante.
Julian: Nel corso abbiamo tanti esercizi individuali e prove dove gli studenti chiedono di poter ascoltare diversi brani in diversi sistemi e situazioni o ascoltare diverse versioni delle registrazioni, e infine come iniziare ad esercitarsi per capire queste differenze, tra i livelli, le tonalità, i tessuti sonori, e come ascoltarli analiticamente supponendo che siano in grado di ascoltare come la maggior parte delle persone fanno.
Ma, ovviamente, se stai registrando, hai bisogno di ascoltare in modo analitico e comprensibile, è probabilmente questo il focus del corso.
J: Ci sono anche sessioni di domande e risposte in qualche lezione?
Julian: Certo ogni lezione possiede chi pone domande e le relative risposte.
J: Registrando una band, preferisci ancora usare tecniche di ripresa stereo, MS o Decca per avere anche il sound dell’ambiente? E come lo gestisci nel mix?
A: C’è stata per anni la tendenza di registrare ambienti naturali, in particolare la batteria, e la maggior parte degli studi, degli studi conto terzi, mentre una band suonava, mettevano la DI al basso, alle tastiere, o registravano il piano in una stanza separata, le chitarre elettriche in una stanza separata, e questo fa ceva sì che la batteria potesse essere registrata con microfoni d’ambiente, da poter poi aggiungere al mix.
Credo che tanti dei suoni migliori di batteria abbiano incluso proprio un particolare effetto di ambiente. Sai, negli anni passati, quando ho iniziato, gestire la registrazione delle chitarre con gli amplificatori ed il piano acustico insieme alla batteria era un incubo. Un vero incubo su cui lavorare. Non c’è niente di peggio che registrare il pianoforte e la batteria contemporaneamente.
La voce? In qualche modo se devi registrare la voce come parte del “live” si può creare una bella atmosfera, occasionalmente ci sono parti vocali che puoi tenere, è comunque ottimo quando accade.
J: Queste tecniche Old School mi ricordano di farti una domanda riguardo ora, dove tutti devono registrare senza interplay con gli altri, tutti registrano le loro cose nel loro home studio, non ci sono quindi quelle interazioni con la band, le dinamiche, il flusso della song è completamente perso.
A: Si concordo completamente con quello che dici, avere tutti insieme nella stessa stanza, produttore, fonico, band che interagisce in tempo reale. La tecnologia ci dà modo di registrare a distanza, puoi registrare una band intera o un musicista alla volta. Ma in questa situazione di Coronavirus è divenuta la migliore opzione per continuare a fare musica con tutti connessi live.
Lavoriamo con le etichette comunque da anni in questo modo, dobbiamo pensare ad essere realistici e quindi di registrare le voci o i solo di chitarra in ogni angolo del pianeta.
J: Grazie mille Alan per il tempo trascorso insieme, spero di rivederti presto in Italia la prossima volta per qualche corso in studio e grazie ancora da parte mia e dei miei follower
A: Spero, quando le cose andranno meglio, di essere in grado di suonare in Italia la prossima estate, forse Luglio o Agosto o giù di li, grazie ancora per aver fatto questo video, l’ho veramente apprezzato.
Aggiungi Commento