Questo mese la collaborazione con Fabrizio Dadò riapre le pagine del supplemento Axe Acustico numero 108, che dedicava un capitolo ad un’interessante panoramica di forme e misure delle nostre amate chitarre acustiche, coinvolgendo nel dibattito quattro dei più grandi maestri italiani del fingerstyle. L’articolo, a cura di Fabrizio Dadò, ci trasporta nell’ambito più intimo e personale di ognuno di questi artisti, in modo da far luce sulle loro scelte in fatto di “forme” e sul perché della predilezione verso questo o quel formato. Jumbo, dreadnought, parlor, bouzouki e tutte le altre configurazioni e relativi modelli, un articolo che di sicuro catturerà l’interesse di tutti i musicoffili amanti delle acoustic vibrations. La parola a Fabrizio!
Perplessi sulle tante forme e dimensioni della chitarra acustica? Vediamo se possono darci una mano alcuni chitarristi di alto livello e dagli stili diversi come Beppe Gambetta, Franco Morone, Pietro Nobile e Riccardo Zappa. Qual è il vostro formato preferito di chitarra?
- Franco Morone: Ho sempre separato l’utilizzo live da quello in studio. In concerto preferisco la small body o la 00, comunque cutaway: Taylor small body (Grand Concert), Ryan grand concert o Morris. È una taglia più piccola della dreadnought e della jumbo, quindi con un microfono interno alla cassa il suono dà meno effetti di booming sui bassi e risulta più bilanciato, con più medio-alti. Ho smesso di usare la jumbo perché, oltre alle troppe basse, il braccio destro deve assumere una posizione troppo alta, che alla lunga è scomoda. La parlor spesso ha una cassa troppo piccola e suona “mediosa” o “scatolosa”.
- Riccardo Zappa: Il mio formato preferito è quello jumbo a fasce strette.
- Pietro Nobile: Il miei formati preferiti sono quelli intermedi, gran auditorium e gran concerto. Generalmente preferisco le fasce più strette, quindi una cassa non troppo profonda. La perdita apparente di bassi è notevolmente compensata da una migliore proiezione del suono su medie e acute; cosa forse più importante, in registrazione le cose sono più semplici poiché il boom, la parte più antipatica da riprendere, è più contenuto. Inoltre dal vivo con queste chitarre ci sono meno problemi col Larsen.
- Beppe Gambetta: Attualmente [2006] uso una dreadnought Taylor W10CE di noce e abete. Chi suona col plettro con l’energia tipica del flat-picking sceglie spesso formati grandi e potenti come questo per evitare la saturazione naturale del sistema, una sorta di distorsione – non riferita allo strumento amplificato – che lo strumento può produrre se spinto a volumi molto forti. È probabile che nel prossimo futuro adotterò il formato Grand Symphony della Taylor, a metà strada tra Grand Auditorium e Jumbo; il suono è versatile ed elegante, con un’aggiunta determinante di potenza e profondità sui medio-bassi, particolarmente adatto a chi suona con il plettro.
Quali altri formati usate o avete usato e perché?
- Franco Morone: In studio ho usato anche delle dreadnought, anche se la taglia è più adatta al flat-style. A volte dipende da cosa suoni: una grand concert 00 o 000 produce un suono in cui le note delle corde singole risultano più distinte, quindi per chi suona in contrappunto in teoria c’è una distinzione maggiore. Poi, marchi, legni e corde fanno qualche differenza. Con la dreadnought il suono risulta complessivamente più omogeneo e rotondo, senza picchi particolari, a parità di tocco, quindi è eccellente per le ritmiche a plettro.
- Riccardo Zappa: Ho impiegato tut ti i formati esistenti, in ciò favorito dal fatto di essere stato, in tempi diversi ovviamente, endorser ufficiale di Ovation, Bozo Podunavac e Martin. Attualmente la mia chitarra da concerto è una 12 corde Martin J1240.
- Pietro Nobile: Uso le dreadnought per registrare brani pop/folk, dove si accompagna col plettro, con la tecnica dello strumming. Ho apprezzato la chitarra Breedlove di Ed Gerhard, un ibrido inusuale ottenuto con l’utilizzo di una tavola armonica delle dimensioni di una jumbo e le fasce strette; la tavola dà una risposta estesa e le fasce strette equalizzano le basse.
- Beppe Gambetta: Non ho la mentalità del collezionista e scelgo una chitarra perché ha un suono, e generalmente un formato, completamente diverso da sperimentare. Quindi possiedo diversi formati: una Grand Auditorium Taylor W14 CE è la mia preferita per suonare a casa e in studio, ma viaggia con difficoltà, perché il cedro tende a soffrire i cambiamenti climatici. Ho due chitarre-arpa a 14 e a 10 corde stile Settimio Gazzo, realizzate dal liutaio genovese Antonello Saccu; una chitarra bouzouki in acero costruita da Heiner Dreizehnter, dal formato simile al Grand Auditorium ma con buca più piccola, che uso per tappeti ritmici in sala; una 7 corde in stile russo; una chitarra lira a 9 corde stile Mozzani; una 12 corde semi-jumbo Albert & Mueller di palissandro brasiliano.
Nella vostra esperienza, a quali generi e tecniche si prestano meglio i vari formati?
- Franco Morone: Più che dal genere musicale, dipende se suoni fingerstyle, flatstyle o semplici parti solistiche. Con il fingerstyle spesso la melodia è suonata sulle corde alte, quindi è meglio non avere una chitarra con fasce molto alte perché i bassi potrebbero sovrastare gli alti su cui è eseguita la parte più importante del brano. Per sezioni di accompagnamento o assoli può andar bene tutto, anche la jumbo. Direi che la distinzione è più sul tipo di tecniche o di singole parti. Comunque un dato prioritario è l’intonazione: non serve a nulla avere un buon suono se non hai un pitch corretto e ben compensato al ponte. Penso al suono quando la chitarra è a posto da questo punto di vista.
- Riccardo Zappa: Ricondurrei i vari formati più alla sonorità che si ricerca che alla tecnica da impiegare. L’incontro con una chitarra che si dimostri entusiasmante nelle prestazioni acustiche travalica la foggia con cui è costruita.
- Pietro Nobile: Dreadnought e jumbo = plettro; tutte le altre per il fingerstyle e anche per il plettro, pure solista. Ma è una divisione di comodo: ci sono molti chitarristi che scambiano creativamente gli strumenti, come me!
- Beppe Gambetta: La dreadnought si presta molto bene al flatpicking e per me è essenziale quando mi esibisco, anche da solo, nei grossi festival all’aperto. Ci sono comunque esempi di chitarristi che usano, o usarono, la dreadnought nello stile fingerpicking ottenendo risultati meravigliosi, vedi Michael Hedges o Paul Simon… I formati Grand Auditorium o OM della Martin sono notoriamente più adatti al fingerstyle, anche se io li ho adottati per progetti diversi, alla ricerca di timbriche più raffinate e gentili.
Fabrizio Dadò per Axemagazine © Edizioni Palomino
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