Diplomatosi alla corte di Stacchiotti in tempi record, dal 2008 il batterista fa parte del Teachers Team del network didattico veneto.
Classe 1959, folgorato dalla batteria studia sotto la guida di Diego Stacchiotti. Da subito dimostra costanza, impegno e dedizione, doti che gli consentono di ottenere il diploma della Drum School per tutti i livelli in tempi record. Durante il percorso formativo, oltre allo studio della batteria ha modo di approfondire la disciplina del canto presso “La casa della musica”, in seguito con David Benini alla scuola di musica George Gershwin” di Padova.
Dopo il diploma conseguito alla Drum School, partecipa a numerosi corsi di perfezionamento professionale e incontri didattici con, tra gli altri, Tullio de Piscopo, Dom Famularo, Reinaldo Santiago, Emmanuelle Caplette, Simon Phillips, Akira Jimbo, Mike Mangini, Sergio Fanton, Alfredo Romeo, Alex Battini De Barreiro.
Dal 2008 inizia una stretta collaborazione con il Teachers Team di Diego Stacchiotti, network di insegnanti che porta avanti una metodologia didattica all’avanguardia con numerose sedi in Veneto. Endorser per il marchio di piatti UFIP, segue con costanza gli incontri didattico formativi con gli altri collaboratori e lavora in qualità di docente nella sede di Ponte San Nicolò (Padova).
Come ti sei avvicinato alla musica, e alla batteria in particolare?
La batteria e la musica in generale sono sempre state la mia grande passione sin da bambino. Purtroppo ho potuto realizzare questo sogno solo in tarda età. Nonostante avessi degli zii musicisti, i miei genitori, a differenza di quelli di oggi, ritenevano che il lavoro di musicista non avrebbe avuto alcun futuro solido. A 14 anni barattai la mia bici con una vecchia batteria. La mia felicità durò solo un paio di giorni. Mio padre, stanco del baccano che facevo, con un calcio sfondò la pelle della cassa e minacciò di buttarmi fuori casa, così mi ritrovai a piedi, senza bici e senza batteria.
Che lavoro facevi prima di dedicarti professionalmente alla musica? .
Per ubbidienza verso i miei, accettai di lavorare in un’officina storica del Padovano dove si costruivano treni. Ci sono rimasto per trent’anni fino alla chiusura dello stabilimento, svolgendo varie mansioni tecniche, l’ultima come responsabile della squadra di elettricisti delle famose carrozze ad alta velocità, le ETR 500.
È stata una scelta complicata quella di rinunciare a un lavoro ‘normale’ per darti alla musica, avendo già messo su famiglia?
No, nel mio caso non lo è stato. Alla chiusura dello stabilimento mi ritrovai, anche se giovane, in prepensionamento. Approfittai immediatamente di questa situazione da VIP (vecchietto in pensione) per dedicarmi, finalmente a tempo pieno, alla mia grande passione per la batteria. Sono sposato, ma non ho figli, Per mia moglie sono io il suo unico bambino, grazie a lei anche un tantino viziato. Mi asseconda in tutte le mie spese folli , mi sostiene attivamente con pazienza e mi sprona nelle decisioni difficili.
Come sei approdato alla scuola di Diego Stacchiotti?
Sono approdato a Diego grazie a mia moglie, che mi iscrisse a mia insaputa a una lezione di prova in un istituto musicale locale facendomi una ‘bella’ sorpresa, stanca probabilmente del fatto che usassi la sua schiena come un timpano tribale. È stato in quell’istituto musicale che conobbi Diego, il quale era l’insegnante di batteria. Continuai a studiare con lui anche quando se ne andò dall’istituto: per me è stato l’incontro decisivo, che ha segnato la mia professione di musicista.
Sei anche un bravo cantante: questo ti ha aiutato negli studi batteristici?
Lo studio sulla disciplina del canto mi ha aiutato tantissimo anche come batterista. Le varie tecniche sulla respirazione diaframmatica e non solo, respirare bene quando e quanto serve, mi sono state molto utili. Spesso si sottovaluta la respirazione a favore della potenza fisica o della sola tecnica batteristica. Trovo invece che una corretta respirazione aiuti a mantenere la giusta concentrazione, ossigenando al meglio il sangue, facendo diminuire notevolmente l’affaticamento fisico e mentale in certe situazioni di forte stress. Didatticamente, nelle mie trascrizioni di brani cantati e suonati contemporaneamente mi avvalgo di entrambe le tipologie di scrittura, sostituendo per esempio con il testo la durata dell’accompagnamento ritmico di un brano dove non ci sono particolari fill obbligati. A chi non è capitato, durante un live, di accompagnare un cantante o una cantante che non rispettasse il testo e la metrica alla lettera? Un bel problema, che ho risolto in questo modo, facilitandomi a rimediare a questi errori.
Dal 2008 fai parte del Teachers’ Team: è stato un passaggio naturale quello da allievo a insegnante e collega del tuo vecchio maestro?
Il Teachers’ Team l’ho visto nascere durante le lezioni di batteria con Diego. Se ne parlava ogni volta e si discuteva se poteva essere sostenibile e condivisibile con altri insegnanti di batteria. L’ho sempre approvato e sostenuto con passione e disponibilità: i continui obbiettivi raggiunti mi rendono orgoglioso di far parte di questa importante realtà professionale.
Oltre a insegnare suoni anche in qualche band? E che tipo di musica ti piace suonare?
Attualmente sono il batterista e il cantante dei Lettera A, una band storica dello scenario musicale padovano, formatasi nel lontano 1969 con il nome I figli del vento. Siamo in sette elementi, tra i quali quattro insegnanti professionisti. Questo è gratificante, poiché tutti quanti ci capiamo al volo e siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il genere che mi piace e che condivido con loro è abbastanza ampio, spazia dal rock classico al rhytm & blues internazionale e italiano degli anni ’70 e ’80, passando per il pop e il progressive, con qualcosa di divertente come il funk.
Vuoi descriverci la tua strumentazione standard?
Dispongo di quattro batterie oltre alla strumentazione per la registrazione in studio. La principale è una Yamaha Maple Custom YD 13000, quella con i blocchetti dorati per capirci, è una sette pezzi con le misure classiche dei tom (8-10-12-14-16 pollici), rullante da 14 x 5,5″ e cassa da 22″. I piatti sono della UFIP. Sulla Yamaha uso la serie Classic. ride da 22″, china da 18″, crash da 16″ e 14″, hi-hat da 14″ e quattro splash, 6″-8″-10″ e 12″.
La seconda batteria è una Pearl Vision in betulla da sei pezzi con cassa da 22″ e tom da 8″.
In sala prove ho un’altra Pearl Vision da cinque pezzi con la cassa da 20″ sempre in betulla. Mentre per i live adesso ho nelle sue custodie una nuova Pearl Decade da cinque pezzi in acero con la cassa da 20″: ha i fusti meno profondi rispetto alle misure standard, per un suono particolarmente definito e ben controllato; inoltre ha meccaniche molto leggere, comodissime sia per il trasporto che per la schiena.
Ti va di raccontarci cosa succede durante gli incontri didattico-formativi con gli altri membri del Team?
I nostri incontri si contraddistinguono per la grande amicizia e il rispetto che ognuno di noi ha verso l’altro collega. Si sviluppano di solito in due step. Il primo è di tipo informativo/organizzativo: si analizzano idee da mettere in cantiere come seminari, attività del Team e altre manifestazioni con gli allievi e artisti del settore di calibro nazionale ed internazionale.
Il secondo step è di tipo didattico formativo: si discute e si condivide il miglior approccio da tenere durante l’insegnamento al fine di essere più chiari ed efficaci nella comunicazione. Veniamo aggiornati sulle implementazioni che periodicamente Diego apporta alla sua didattica e ne approfittiamo per studiare assieme, spesso sul pad. È un momento di condivisione e un modo simpatico ed efficace per avere continui stimoli.
In cosa pensi che la metodologia utilizzata dalla Drum School sia all’avanguardia?
Preciso subito che non voglio assolutamente negare i grandi e indiscussi meriti di musicisti che hanno fatto la storia della didattica per batteria; mi riferisco al grande musicista e professore di batteria Dante Agostini: i suoi metodi li ho studiati e sviluppati durante le mie lezioni nelle scuole dove non si usava la metodologia di Diego Stacchiotti. Devo dire, dopo un reale riscontro con vari metodi, che quello realizzato da Diego risulta il più immediato, comprensibile e soprattutto graduale per imparare sin da subito a leggere, scrivere parti e suonare la batteria.
Non c’è assolutamente il rischio che un allievo si spaventi o perda entusiasmo nello studiare. Qualsiasi esercizio teorico viene sviluppato sulla batteria, l’allievo ha la soddisfazione di testare sin da subito quello che ha imparato in modo chiaro e semplice. Ovviamente, anche questo metodo, come tutti gli altri, non può essere preso come un metodo ‘fai da te’: un insegnante bravo e preparato è sempre consigliabile.
Quale la tua dote migliore, batteristicamente parlando e quale il difetto maggiore?
La mia dote, batteristicamente e non solo, anche umanamente parlando, credo sia l’umiltà e la semplicità. Il rispetto nel saper ascoltare gli altri colleghi: non interferisco e non sovrasto gli altri strumenti della band, accompagno con il giusto dosaggio delle dinamiche e con pulizia nei fill. Il difetto invece è quello di pretendere da me e dagli altri quella precisione che non è possibile ottenere.
Conosco i miei limiti e vorrei sempre superarli, anche se a volte risulta impossibile. Ci sono sempre cause maggiori che remano contro, l’importante è avvicinarsi ai propri obiettivi senza perdere la positività e cercando di migliorarsi.
Dove insegni e con che tipo di allievi preferisci avere a che fare?
Attualmente insegno nel mio studio privato di Ponte San Nicolò (Padova). Non ho preferenze particolari per tipologie di allievi. Ho insegnato a bambini addirittura di soli cinque anni, per i quali ho costruito delle zeppe perché, piccolini, non arrivavano con i piedi sui pedali della batteria.
Sto insegnando anche ad adulti e ad alcuni genitori di miei allievi. A tal riguardo, l’unica cosa che pretendo da tutti è che lo studio della batteria sia preso come una cosa seria. C’è il momento per divertirsi e quello per studiare con profitto.
Un sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto per il momento è quello di avere la salute e la forza per continuare a esercitare questa mia grande passione di musicista e insegnante. La soddisfazione che ho dell’essere e non, come tanti, nell’apparire. La notorietà è sì una grande cosa, ma il rispetto e la stima dei miei colleghi per me vale più di qualsiasi altra realtà.
Ringrazio la redazione di Musicoff, Alfredo Romeo e la Drum School Diego Stacchiotti per lo spazio dedicatomi.
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