Hagstrom è una marchio dalla storia assai lunga e prestigiosa, seppur sia meno universalmente noto di altri a causa di alcuni periodi di relativa assenza che hanno attraversato la sua storia.
Storia che nasce nel 1965 in Svezia e cattura l’interesse di grandi musicisti quali Frank Zappa e nientemeno che Elvis Presley, fino ad arriva a oggi con Pat Smear dei rockeggianti Foo Fighters.
Anche in Italia questi strumenti hanno riscosso un discreto successo, sia in un passato remoto che recente (soprattutto tra chi cerca nel vintage alcune vecchie glorie un po’ più di nicchia delle solite note), ma anche nel presente, visto che l’azienda è ancora in grado di produrre a grandi livelli e sta assistendo a una seconda giovinezza.
Questo rimettendo al centro l’originalità del design e delle scelte tecnologiche come mezzo secolo fa, ma anche puntando alle necessità del chitarrista moderno.
Nel nostro Paese è da poco tornato ad essere endorser del marchio il bravissimo Enrico Santacatterina, un nome che significa molto nella musica italiana e anche all’estero.
Abbiamo detto “tornato” e aggiungiamo anche “felicemente”, il perché è lui stesso a spiegarcelo…
Un ritorno all’ovile, per così dire, con chitarre che già hai avuto modo di amare e utilizzare in passato…
Il mio ritorno con Hagstrom… beh, è la prima volta nella mia carriera che mi capita di tornare ad usare come endorser le chitarre e i bassi di un marchio con cui avevo già collaborato, con Hagstrom è successo, io ci lavoravo una decina di anni fa e devo dire che ne sono molto contento.
Dovete sapere che dal 1973 fino a più o meno alla fine degli anni ’80, ho avuto solo due chitarre elettriche che usavo per suonare di tutto, poi ho cominciato a collaborare con vari marchi di strumenti musicali e quindi ho potuto provare ed utilizzare tantissimi strumenti che mi venivano forniti gratuitamente.
Cosi facendo, però, ogni volta che cambiavo marchio dovevo rinunciare a usare le chitarre che suonavo in precedenza, a cui magari mi ero affezionato, molte le ho restituite, alcune le ho conservate e fanno parte della mia “collezione” insieme ad alcuni altri pezzi classici vintage.
Con il ritorno al marchio Hagstrom ho potuto rimettere in pista la mia amata Swede bianca, che ho usato per diversi anni e che mi era stata lasciata in regalo assieme al mitico basso Hagstrom HB8 ad 8 corde, e che ormai da tanto tempo era chiusa in custodia nella stanza dove tengo le chitarre.
Nonostante una nutrita collezione, ti conosciamo per un musicista che non disdegna di imbracciare anche strumenti dal costo più che “umano”, tieni quindi molto aperta la mente nelle tue scelte…
Come endorser mi sono sempre concentrato su strumenti che fossero relativamente economici, alla portata di tutti, ma che se scelti ed abbinati con cura e logica possono essere utilizzati anche in ambito professionale.
Questa prospettiva di scelta un po’ controcorrente rispetto magari ad altri miei colleghi mi ha fatto interessare e conoscere a fondo le caratteristiche e qualità di strumenti magari meno pubblicizzati, ma talvolta con rapporto qualità/prezzo davvero incredibile.
Cosa ti ha fatto rimanere legato ad Hagström anche dopo il tuo primo periodo da endorser?
Hagström è un marchio storico, con una tradizione familiare che lo ha portato negli anni ’60 ad essere il terzo brand a livello mondiale. Da sempre ha sviluppato e brevettato praticamente tutte le componenti dei suoi strumenti, famoso è il vibrato, brevetto che poi è stato ceduto anche ad altri marchi famosi, il ponte stile tune-o-matic e il mitico truss rod ad H che rende il manico super stabile.
I nuovi modelli rimangono fedeli alla tradizione nelle caratteristiche e nell’estetica, ma grazie alle soluzioni sia tecniche che estetiche che le nuove tecnologie di costruzione permettono di raggiungere, le nuove chitarre hanno un livello di qualità e finitura altissimo.
Io e Maurizio Curto, il responsabile di Adagio Italia che distribuisce il marchio Hagström, ci conosciamo da molti anni, è una di quelle persone che conosci e incontri alle fiere di strumenti in giro per il mondo e con cui poi rimani più o meno in contatto.
Durante l’estate ci siamo sentiti ed è stato subito chiaro che sarebbe nata una collaborazione, anche perché io e Craig Smith (boss di Hagström) siamo amici da oltre 15 anni, fin dalla mia prima collaborazione.
Ogni anno al NAMM a Los Angeles e prima ancora al MusikMesse a Francoforte ci dicevamo che sarebbe stato bello lavorare di nuovo insieme. Cosi finalmente la cosa si è concretizzata e devo dire che ho ricevuto un coloroso “bentornato” in perfetto stile “figliol prodigo”.
Quali modelli di chitarre Hagstrom stai utilizzando attualmente?
Al momento sto usando tre diversi modelli, la mia mitica Swede bianca che monta due Humbuckers Classic 58 poi una Ultra Swede in finiturablue Worn Demin, che ha due Humbuckers Custom 62 con split coil, che li trasforma in veri monobobina.
Poi c’è la bellissima Viking Tremar Deluxe con tavola e fondo in Cloudy Ocean Blu e manico e fasce in bianco, qui i pickups sono i classici HJ 50.
Tutte le chitarre hanno il famoso truss rod H-Expander con sagoma ad H e le tastiere in “Resinator wood” tutti brevetti di Hagstrom.
Il Resinator wood è un materiale composito che è molto simile all’ebano e contribuisce ad un suono ricco di armoniche (generalmente il suono rimane brillante e dettagliato) e con la resa costante lungo tutta la tastiera, oltre ad una eccezionale stabilità anche grazie all’azione del H-Expander.
Sono tre chitarre con scala 24,75″ e 22 tasti medium jumbo, sono simili ma anche diverse, cioè hanno caratteristiche comuni per cui posso cambiare dall’una all’altra senza problemi, ma poi hanno ognuna delle caratteristiche di timbro e output che le fanno diventare uniche e quindi direi che sono tre strumenti molto versatili ma anche con una propria personalità.
Il bello di un endorser è poter provare e possedere strumenti di diversa shape e suonabilità, ma com’è approcciarsi ogni volta a un nuovo modello?
Generalmente il mio approccio con un nuovo strumento è rimasto invariato in tanti anni, cioè, quando arriva una nuova chitarra (o basso) prima cerco di capire cosa vuole fare lei, come è il suo carattere, cosa le piace suonare ecc. ed io cerco di assecondarla per vedere fin dove può arrivare.
Poi dopo che ho scoperto un po’ dei suoi punti di forza (ma anche gli eventuali punti deboli) cerco di trovare il sistema per “convincerla” a fare quello che voglio io.
La maggior parte delle volte succede che ”quello che voglio io” diventa ancora più interessante perché è sommato a quello che viene meglio a lei… non so se mi sono spiegato…
Quindi ricerchi anche una certa versatilità…
Beh, certo i miei strumenti devono essere comunque molto versatili dato che fortunatamente lavoro in diversi ambiti musicali sia in tour che in studio. Ovviamente sta poi a me scegliere quelli più adatti a seconda delle varie esigenze.
Per esempio la nuova Ultra Swede è fantastica per via dei pickups splittabili che vanno dall’aggressività dell’humbucker al ponte alla vellutata saturazione quasi “vocale” di quello al manico, alla combinazione funk dei due magneti sia come humbucker che in monobobina e alla cattiveria frizzante dei single coil in tutte le posizioni. È veramente moooolto versatile.
Parliamo dei tuoi ultimi progetti musicali, sappiamo che nonostante il fermo obbligato per i live hai comunque avuto da fare…
Si, dopo aver pubblicato un CD di canzoni blues che si intitola Mendicante con i testi in Italiano scritti dallo scrittore di romanzi gialli Roberto Centazzo edito da Azzurra Music, ultimamente stanno pubblicando i singoli tratti dal mio nuovo CD, Welkome to the FunkOdrome prodotto dal leggendario Siggi Bemm e di recente ho composto e realizzato 4 canzoni per l’opera teatrale L’amore è un attimo/attico con i testi di Felice Rosello e Roberto Centazzo e la regia di Daniele Pellegrino.
È appena uscito il video di una cover di “Crossroads” frutto della collaborazione con il talentuoso chitarrista Americano Rod DeGeorge.
Grazie mille Enrico, non vediamo l’ora di poterti risentire su un palco con le tue nuove (e vecchie) Hagstrom!
Un ringraziamento a tutto lo staff di Musicoff e naturalmente grazie a tutti gli appassionati che ci seguono. Spero di poter tornare presto a suonare dl vivo e magari chissà, avere la possibilità di incontrarci.
Grazie a tutti, Enrico Santacatterina o come mi chiamano gli amici in USA. Mr.E St.Catherine!
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