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Intervista a Fabio Frizzi, compositore dei film cult

Non è la prima volta che incontriamo Fabio Frizzi, compositore di soundtrack per il Cinema e protagonista qui su Musicoff dei miei articoli sul suonare dal vivo una colonna sonora e dei "Dieci Comandamenti" per chi vuole fare il suo stesso lavoro.

Non è la prima volta che incontriamo Fabio Frizzi, compositore di soundtrack per il Cinema e protagonista qui su Musicoff dei miei articoli sul suonare dal vivo una colonna sonora e dei “Dieci Comandamenti” per chi vuole fare il suo stesso lavoro.

Oggi lo interpelliamo nuovamente per addentrarci un po’ di  più nella sua attività, che vanta una carriera oramai lunga e piena di successi.

Fabio Frizzi

Salve Fabio, è un piacere avere un compositore della tua esperienza qui tra noi. Hai una lunga carriera alle spalle e tante altre cose da fare per il futuro, posso chiederti qual è la motivazione principale che ti ha spinto durante tutti questi anni? 

Il motore più importante, credo che questo valga per tutti i lavori, è stata ed è ancora oggi la passione. Per la musica in primo luogo. Poi per il cinema e per questa cosa affascinante che è dare un connotato sonoro alle immagini.

È una spinta naturale oppure ti “forzi” un minimo?

Totalmente naturale, una spinta “bio”. Poi certo, trattandosi di una professione, anche se un giorno non ti va moltissimo, ti metti lì e lavori.

Quanto conta per te la musica in un film? Quale e come deve essere l’impatto che ha sulle scene?

La musica in un film conta molto. Sia nel caso ci sia, sia nel caso contrario! Ci sono film splendidi senza musica (o quasi) e questa mancanza si nota, conferisce un senso di austerità, ti fa sentire la bocca asciutta. Anche questo è un effetto indiretto. Normalmente, credo, la musica deve amplificare il senso della scena, aiutare lo spettatore a calarsi nella realtà del racconto. 

Fabio Frizzi

Parliamo adesso dei tuoi “dieci comandamenti”: immagino siano regole derivate dall’esperienza accumulata negli anni, quindi ottimi consigli per tutti i musicisti. Tra questi, a quale tieni di più e perché?

Il decalogo è solo un gioco, qualche anno fa mi hanno chiesto un’idea sintetica per una masterclass e ho pensato alle regole base che, partendo dalla mia esperienza, suggerirei ad un giovane compositore alle prime armi. Assolutamente nulla di velleitario, solo un gioco tipo “chi butteresti giù dalla torre?”. Forse la più importante di tutte, per me è “Innamorarsi del film al quale si sta lavorando”, semplicemente perché solo credendoci veramente si può ottenere il massimo da se stessi.

Un compositore ha ovviamente l’ultima parola sulle sue opere e dato che la musica è scritta i musicisti devono eseguire quello che c’è sulle partiture. Per quale motivo dici che è importante circondarsi di musicisti di qualità? Ad esempio, utilizzi le loro capacità interpretative per migliorare la musica? Oppure ci collabori al punto di creare insieme a loro gli arrangiamenti?

Perché dei musicisti di scarso valore forse non capirebbero le intenzioni creative. Nessuno probabilmente considera che i temi famosi, quelli che amiamo, sono stati letti e suonati, come li ascoltiamo sul film, praticamente a prima vista. E poi, come avrebbe detto Catalano, “è meglio avere dei musicisti di qualità piuttosto che avere dei pessimi esecutori“. Io scrivo tutto personalmente, lasciando al solista lo spazio interpretativo di cui ha bisogno. 

Qual è il tuo modus operandi nella scrittura di una colonna sonora, la procedura che porta alla creazione della musica? 

È un procedimento lungo, che parte dall’assorbimento della storia, del concetto del racconto e del messaggio, alla traduzione in sensazioni e poi in idee musicali. L’iter per step è: appunti audio, stesura su carta, abbozzi avanzati, costruzione sulle singole scene, registrazione, mix. Il tutto per ogni singolo tema o frammento. Ma la cosa importante è quella iniziale, azzeccare lo spunto di interazione fra storia e musica. 

Nella regola 6 dici che non esiste l’organico ideale, quindi lo scegli in base al budget e alle idee. Puoi spiegarci meglio cosa intendi?

Una volta Riz Ortolani disse che, scrivendo un do unisono per un’orchestra di 100 elementi, si ottiene un momento musicale di enorme impatto. Ma ogni situazione ha le sue variabili. Penso che un compositore maturo (e non solo in senso anagrafico) possa avere un’idea giusta in ogni occasione. E deva sapersi muovere agevolmente in ambiti musicali differenti. A volte scrivere per piccolo organico può essere l’occasione per mettersi alla prova.

Intervista a Fabio Frizzi, compositore dei film cult

Hai dei “rituali” per scegliere di musicare o no un film? 

Assolutamente no.

Quanto è importante per te parlare con registi o sceneggiatori, vedere il film, andare sul set e respirare l’atmosfera… ti sono mai capitate cose del genere?

Quando si comincia a lavorare sulla colonna musicale di un film queste sono alcune delle cose che possono capitare, tutte utili per sentirsi parte del progetto, per capire meglio, per motivarsi. Ogni occasione è della massima importanza. E ognuno di questi elementi deve essere presente.

Qualche aneddoto da raccontarci?

Ce ne sono tanti… Mi viene in mente la volta che scoprii che c’era una macchina che produceva le ragnatele. Ero sul set di L’Aldilà con Lucio Fulci e prima di girare una scena nei sotterranei della casa, la regia chiese di “sporcare” il cunicolo dove doveva passare l’attore. Arrivò un macchinista con una macchinetta elettrica che sparava ragnatele… un po’ disgustoso, ma molto comodo.

Frizzi to Fulci

Quali sono i lavori cui tieni di più?

È una domanda alla quale è sempre difficile rispondere. Sicuramente il mio “lavoro principale” è stato quello sulle colonne sonore, la prima e l’ultima sono sempre presenti nel pensiero, poi quella che ha avuto maggiore successo, poi quella che hai appena riscoperto… insomma la migliore risposta è “no comment”…

Chi è stato il regista che ti ha ispirato di più, quello da cui hai imparato di più?

Ho avuto la possibilità di lavorare con tanti registi, italiani e internazionali. Sicuramente i due che hanno stimolato di più la mia creatività sono Lucio Fulci e Vittorio Sindoni. Con entrambi ho avuto una collaborazione di lungo periodo in epoche molto lontane della mia esperienza lavorativa. Con Lucio ho imparato tanto, e da lui ho ricevuto una incredibile eredità artistica. Con Vittorio abbiamo camminato insieme, in una fiction di alta qualità, per molti anni, più di recente. Le collaborazioni lunghe permettono di conoscersi meglio, di sperimentare di più, di esprimersi artisticamente con più libertà. 

Cosa ti riserva il futuro?

Chissà? Il futuro di un musicista è sempre pieno di sorprese. Io ho molto investito, in questi ultimi anni, su sviluppi professionali soprattutto esteri. Ci sono realtà, nel mondo, dove l’estro italiano è molto apprezzato e rispettato. E questa è una sensazione piacevole. Ad maiora, semper!

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