Cari MusicOffili oggi vi proponiamo un’intervista molto interessante ad un musicista/insegnate veramente di riguardo, stiamo parlando di Gaetano Valli. Gaetano ha studiato essenzialmente da autodidatta perfezionandosi ai seminari di Umbria Jazz, Siena Jazz ed ai workshops tenuti da Jim Hall, Mike Stern, Mick Goodrick, Peter Bernstein, Umberto Fiorentino, Tomaso Lama, e Rick Peckham. Nel ’92 ottiene un borsa di studio dal comune di Venezia per frequentare i corsi de Il Suono Improvviso. Ha suonato con Bob Moses, Matthew J.Garrison, Jack Walrath, Steve Gut, Tony Scott, Cameron Brown, Claudio Roditi, Royce Campbell, Enrico Rava, Bruno Tommaso, Ares Tavolazzi, Marco Tamburini, Ron Odrich, Sandro Gibellini, Lanfranco Malaguti ed ha collaborato con molti altri apprezzati jazzisti italiani.Ha collaborato con l’orchestra sinfonica Filarmonica di Udine e del Friuli V.G.
Ha preso parte a trasmissioni televisive e radiofoniche della Rai nazionale e della TV Slovena ed ha partecipato a rassegne internazionali tra le quali il Festival Jazz di Vienne (Francia).
Vanta una lunga esperienza didattica in campo musicale, dal ’94 al ’97 presiede l’associazione culturale Musiche Insieme e dal ’97 collabora stabilmente con la rivista specializzata Axe.
Come didatta insegna presso la Scuola di Musica Lozer di Pordenone e presso l’A.M.J.F. – Associazione Musicisti di Jazz Friulani con sede a Udine.
Ed ora, dopo questa cospicua presentazione, passione all’intervista vera e propria.
MusicOff: Come come hai cominciato a suonare? Qual è stata la scintilla?
Gaetano Valli: Non ricordo esattamente se ci sia stata una scintilla o cos’altro. O per lo meno non credo ci sia stato un solo episodio che mi ha fatto decidere di iniziare a suonare. Da una parte ho alcuni “flashes” legati alla mia infanzia… Ricordo la sensazione forte che ho avuto quando a scuola ho sentito un ragazzo che suonava la chitarra acustica collegata ad un amplificatore… per me era pazzesco pensare che potesse venir fuori tutto quel suono da quella scatola di legno! Poi ho invece il chiaro ricordo di quando è arrivata una chitarra comprata da mio padre per corrispondenza, una super economica “Bagnini” che non era neanche verniciata ed aveva le corde alte un centimetro… praticamente insuonabile. Eppure sentendo prima mio padre, che suonava canzonette del folclore siciliano, e poi mia sorella che cantava le canzoni politiche, ho voluto provare anch’io.
Uno dei primi pezzi che ho suonato è stata la colonna sonora di Pinocchio (quello con Manfredi) e Locomotive Breath degli Jehtro Tull. Poi deve essere stata tanta e tale la passione che decisi di comprare una chitarra un po’ più suonabile e, forse memore dell’episodio del ragazzo a scuola, ho preso un’acustica Melody con un piccolo pick-up. Collegata alla vecchia radio valvolare di mio padre aveva un suono fantastico. Un timbro che mi piacerebbe riavere adesso, tipo “old style” molto caldo. Qualche anno dopo, quando mi sono iscritto al Liceo (correva il lontano 1972…) ho incontrato altri amici con i quali ho fatto il primo gruppo che suonava musiche originali, tipo rock pscichedelico influenzato dai gruppi progressive di quegli anni e qualche “cover” (come le chiamerebbero oggi). Il mio primo vero mito è stato quello di tutti i chitarristi di allora: Carlos Santana.
Ricordo che mi rovinavo le orecchie ad ascoltare i suoi dischi in cuffia per centinaia di volte, specie di notte. Inutile dire che da quando ho cominciato a suonare sono iniziati i miei casini a scuola… non studiavo un c…
MusicOff: Cosa ne pensi della situazione musicale italiana ed internazionale di questi anni?
Gaetano Valli: Mah… in realtà non mi è mai venuto in mente di fare dei bilanci. C’è talmente tanta buona musica in giro che non mi pare ci si possa lamentare… forse è proprio l’eccessiva abbondanza che può creare qualche disagio.
Venti, trent’anni fa le attenzioni dei giovani consumatori di musica si concentravano su pochi miti, oggi forse il vero problema è che si tende a cambiare spesso, prima ancora di avere veramente assimilato i contenuti artistici dei vari progetti musicali. In pratica siamo diventati tutti un po’ troppo consumisti anche con la musica. Internet, i masterizzatori, i networks, ecc. ci offrono possibilità di consumo illimitate. Questo dovrebbe essere un bene perché aumenta la diffusione della musica, ma nella sostanza c’è il grave pericolo che questa sovrabbondanza porti ad un atteggiamento di indifferenza e di superficialità.
Non voglio fare il retrogrado ma mi ricordo perfettamente i sacrifici per comprare un disco e il livello di ascolto di quella poca musica (ma buona per fortuna). “Caravanserai” e “Abraxas” te li potevo cantare nota per nota!
In ogni caso, tornando ad oggi, la situazione è ottima. Basta sforzarsi di cercare. Nel campo che più conosco, quello jazzistico, ci sono una sacco di realtà stupende. Da Brad Meldhau a Kurt Rosenwinkel, da Jan Garbarek a tutta la produzione Ecm, dal mainstream dei dischi “Criss Cross” a quelli dell’etichetta SteepleChase… senza parlare dei musicisti di casa nostra; restringendo il campo alla mia categoria, quella dei chitarristi, ci sono un sacco di artisti come Sandro Gibellini, Bebo Ferra, Fabio Zeppetella, tanto per citarne alcuni.
Da soli basterebbero a giustificare l’acquisto di una decina di bellissimi dischi.
MusicOff: Come pensi si evolverà?
Gaetano Valli: Questa è una domanda “da chilo”. E’ molto, molto difficile capirlo. E’ chiaro che adesso siamo in perfetta fase manieristica. I figli di coloro che hanno fatto la rivoluzione musicale, figli del rock’n’roll e del be-bop di Elvis e Charlie Parker, hanno mantenuto in vita il nuovo idioma musicale e a loro volta i loro figli, i nipotini che oggi continuano a suonare quella musica, l’hanno portata ad un livello tale da rasentare la perfezione.
Basta fare la differenza tra Jimi Hendrix e Steve Vai o tra Bud Powell e il già citato Brad Meldhau: è difficile immaginare come si possa andare oltre a questo livello. Ed è altrettando difficile immaginare una nuova rivoluzione musicale alla portata di quella che ha fatto nascere il jazz o il rock a meno che non si verifichino nuovi e grandi stravolgimenti etici e culturali a livello mondiale.
MusicOff: A proposito di nuove tecnologie, visto che da diversi anni a questa parte, l’hard disk recording è entrato proprio prepotentemente nelle registrazioni, nell’arrangiamento ed in tutto quello che ne concerne, tu che ne pensi di questa situazione?
Gaetano Valli: Penso che sia una conquista “inevitabile”. Inevitabile perché non si può fermare il progresso (per fortuna) ed una conquista perché il digitale, quando usato bene, ha dato una mano alla creatività e soprattutto all’appagamento artistico.
Un esempio: le registrazioni del mio primo disco risalgono al ’96. Tutto è stato registrato in diretta come si conviene nel jazz. Spesso accade che, a fine registrazione, tu non sia soddisfatto di qualche passaggio di un solo, magari il senso complessivo è buono ma c’è un’errore che non puoi e non vuoi lasciare. In quel disco (Paludi) ho dovuto per questo motivo rifare completamente un paio di soli e questo non è proprio il massimo per il jazz. Il solo perde un po’ di senso se non l’hai suonato con gli altri. Allo stato attuale, con programmi tipo Pro-tools o cose simili, non è più necessario fare i salti mortali per correggere note, accordi, tagliare soli troppo lunghi insomma apportare delle modifiche a qualsiasi cosa non funzioni come vorresti. E questo con qualsiasi fonte sonora. L’importante è utilizzare con intelligenza ed onestà queste diavolerie.
Manipolare eccessivamente la musica può comunque portare all’effetto opposto e cioè di renderla più brutta perché non naturale. Ho il sospetto che si utilizzi già in modo “fraudolento”, specie nei settori ipertecnici come l’heavy metal ed una certa fusion, il sistema di pulire, velocizzare, intonare e mettere a tempo le esecuzioni.
Il risultato è una musica perfettina, tagliata con il laser. Mi fa pensare ai seni al silicone, molto meglio quelli difettosi ma naturali!
MusicOff: Lavori in corso o appena usciti?
Gaetano Valli: Freschissimo di stampa è il CD “Oltre Confine” realizzato con musicisti sloveni. L’obiettivo del progetto “Casa Rossa” (nome del gruppo) è quello di accostare le due realtà jazzistiche friulane e slovene che, seppur vicine, non hanno secondo me interagito ancora in modo ottimale. Il confine con l’ex Yugoslavia è stato per molti anni una barriera contro lo scambio culturale tra due aree che in realtà, nonostante la distanza politica sono sempre state molto affini musicalmente.
Il nucleo base del gruppo “Casa Rossa” è costituito dal trio formato con Oscar Marchioni (organo e pianoforte) e Aljosa Jeric (batteria). Ad esso si aggiungono, a formare organici che vanno dal quartetto al sestetto, gli svoveni David Jahr (tromba), Nik Matosic (contrabbasso) e Jure Pukl (sassofono).
Abbiamo registrato 10 brani inediti ed uno standard, Young and Foolish (A.B.Harwitt-A.Hague), ma dal vivo suoniamo anche alcuni classici come Secret Love (F.Webster, S.Fain), e Watch Wath Happens (M.Legrand- N.Gimbel).
Il Cd è nel catalogo Splasc(H) ed è distribuito dalla IRD.
MusicOff: Che strumentazione hai usato per registrare questo disco?
Gaetano Valli: Ho usato una chitarra Gibson ES 175 (su quasi tutti i brani) poi una classica Yamaha APX 10NA con corde in nylon (ha una tastiera favolosa) collegata al banco ma anche microfonata, e poi una splendida Taylor Jumbo, un’acustica con corde in metallo che suona come un pianoforte. Me l’ha prestata un mio allievo… un’invidia allucinante, ma costa veramente troppo.
Come ampli ho usato un Gibson in coppia con un Fender DeLuxe entrambi valvolari e messi in stereo, collegati a un pre Marshall JMP 1.
Come effetti avevo un po’ di Rocktron Intellifex e il riverbero dello studio.
MusicOff: Per quanto riguarda gli amplificatori, ultimamente ne sta uscendo una quantità spropositata con simulatori, modelli fisici ecc ecc. Cosa ne pensi?
Gaetano Valli: Sinceramente non li ho mai usati quindi non posso esprimermi… però sono curioso.
MusicOff: Visto che sei un un insegnante di vecchia data, raccontaci come hai cominciato ad insegnare oltre che a suonare…
Gaetano Valli: Ho iniziato per caso durante l’università. Il tutto è nato per uno scambio di favori. Un ragazzo che mi ha aiutato a finire i disegni della tesi, sono laureato in architettura; ha voluto in cambio qualche lezione. Devi sapere che allora, anche se suonavo già da parecchi anni, non sapevo molto di teoria e mi basavo soprattutto sul mio orecchio e su ciò che avevo assimilato grazie ad un po’ di talento. L’esperienza dello “scambio” mi è comunque servita a constatare quanto fossi indietro rispetto alle minime conoscenze di base.
Successivamente mi fu chiesto di tenere lezioni ad un paio di classi di chitarra in una scuola privata… mi sono messo ha studiare di buona lena. Ogni lezione la preparavo due o tre giorni prima e così via. Al termine del corso avevo fatto l’equivalente del programma di tre o quattro anni. Inutile dire che alla fine è servito più a me che a loro!
Allo stato attuale, dopo quasi quindici anni da quell’esperienza, posso dire di avere veramente imparato il mestiere e questo mi viene confermato dalle soddisfazioni che mi danno i miei allievi.
MusicOff: Enpals e Siae, commenti?
Gaetano Valli: E’ una brutta gatta da pelare … una storia di ordinaria follia burocratica tipicamente italiana.
Siae ed Enpals insieme per “raschiare il barile” e sanare un sistema previdenziale che fa acqua da tutte le parti a spese dei piccoli operatori e soprattutto della cultura più viva e creativa: quella della maggioranza silenziosa di tanti giovani talenti che vedono davanti a loro mille difficoltà ed ostacoli fiscali.
Possibile che un qualsiasi gruppo di musicisti semi-professionisti, che intenda fare una serata in un piccolo club, debba superare un’intricatissima matassa burocratica fatta di moduli, versamenti, richieste di agibilità, iscrizioni a cooperative o associazioni… per poi prendere quattro soldi o magari vedersi annullare la serata perché il gestore, giustamente, non ci sta più con il budget.
Tutto questo è ancor più allucinante se pensiamo che in ogni caso i soldi versati a Siae ed Enpals andranno per la maggior parte nelle tasche di pochi privilegiati!
E’ meglio cambiare discorso perché già mi fumano…
MusicOff: MusicOff è una comunità online per musicisti ed un numero veramente ingente di questi partecipa attivamente alla vita della community.
Cosa pensi di un progetto come questo e qual è la tua idea del mondo di internet relazionato al campo della musica?
Gaetano Valli: Non posso che pensarne bene. Mi auguro di cuore che realtà come queste si moltiplichino e si espandano. Internet è ormai un dato di fatto, un componente insostituibile della nostra vita. L’unico problema è che se non si hanno le idee chiare e se ci lascia trasportare dalla curiosità e basta, si rischia di perdere le giornate a “pistolettare” con la tastiera senza ricavarne nulla.
Personalmente credo che si debba dosare nel giusto modo l’uso del computer, sia che si tratti di Internet, sia che sia tratti di programmi musicali o quant’altro. E’ sempre bene ricordare che queste cose servono a completare l’esperienza del “vivere la musica” dando informazioni e materiale dal quale apprendere, divertirsi ecc.
Il “lato oscuro” del computer è quello che porta ad isolarsi dalla realtà e nella musica, si sa, non è una buona cosa. Il bello del suonare è relazionarsi con altri musicisti, col pubblico, insomma con la realtà che è viva e che è pronta a darci risposte e stimoli che un computer non ci darà mai.
MusicOff: Cosa puoi consigliare a qualcuno che comincia a suonare per il piacere di farlo, però magari ha l’ambizione, non di diventare necessariamente famoso, però di diventare veramente in gamba a suonare?
Gaetano Valli: Proverò a sintetizzare la cosa indicando alcune parole-chiave: (L’ordine è casuale perché ogni argomento è essenziale).
1) Tempo
Ci sono pochi consigli da dare ad una persona che per il lavoro o per la famiglia ha solo mezz’ora al giorno da dedicare al proprio strumento. Più tempo abbiamo a disposizione e più progrediamo. Sembra un’affermazione alla Catalano, ma spesso si ha la presunzione di credere che dieci minuti siano sufficenti…
2) Relax
Con il tempo sufficente a disposizione (direi almeno un’ora al giorno) è necessario anche avere una condizione psicologica che ci predisponga bene allo studio. Fondamentalmente ciò che ci può aiutare è sbattersene degli obiettivi, non mettere traguardi davanti a noi. Se ci stressiamo pensando che il tale amico o il tal parente è più avanti di noi … bé allora siamo sulla strada sbagliata.
3) Passione e curiosità
Non è possibile fare bene nessun lavoro se non se ne è veramente innamorati. Prima di tutto ci vuole il fuoco della passione. Molti allievi vengono da me facendomi la classica domanda il cui succo è: “sono stufo delle solite pentatoniche, voglio studiare il jazz così imparo scale “strane” e salgo di categoria…”.
Se non voglio perdere il lavoro debbo trattenermi dall’usare i piedi per invitarlo all’uscita, ma poi quasi sempre lo spirito paterno prevale e cerco di conciliare le cose con altrettante classiche domande: “caro mio, hai qualche disco di Chet Baker o di Stan Getz? Secondo te Charlie Parker è vivo o morto? Hai visto il film ‘Round Midnight?” … e cosi via.
Per suonare jazz come qualsiasi altro tipo di musica, bisogna amarlo, coltivarlo e collezionarlo. Non si possono avere solo due dischi comprati in edicola. Bisogna riempirsi la casa di ogni cosa possa soddisfare la nostra sete di conoscenza, e non solo dischi ma anche biografie, romanzi, video, riviste, ecc.
Ma è chiaro che questo non si può fare se siamo ipocriti con noi stessi: quello che stiamo inseguendo è un traguardo (“il salto di categoria”) o una sincera vocazione? Nel primo caso il jazz non salterà mai fuori.
4) Fanciullezza
I bambini, si sa, imparano prima. Per due motivi: il primo: hanno la memoria fresca e libera. Ogni concetto entra e resta stabilmente nel loro giovane cervellino. Quindi, se abbiamo superato la trentina, da questo punto di vista non creiamoci molte illusioni; il secondo: apprendono con il gioco ed il divertimento, non sentono il peso delle responsabilità, non hanno preconcetti etici o fisime intellettuali, hanno un sano spirito competitivo senza prevacaricazione o cattiveria, ma con il solo desiderio di fare bene.
Tante altre cose può farci capire un bambino che apprende. Non sto dicendo che consiglierei a tutti di rimbambire a tutti i costi… ma semplicemente di porsi di fronte alla musica nello stesso modo disincantato, candido ed un po’ immaturo che se volete è tipico dei veri talenti artistici che vivono con la testa tra le nuvole, ma che è soprattutto tipico dei bambini.
Chi si fa troppe “pippe” con teoria, manuali, video interattivi, resta legato al mondo matematico e razionale degli adulti.
5) Dinamismo
Stare sempre chiusi nella propria cameretta a suonare non aiuta. Tutti i migliori musicisti che ho avuto la fortuna di conoscere hanno un lato in comune: non stanno mai fermi. Una sera suonano, l’altra vanno ad una jam session, il giorno dopo fanno prove. Sono capaci di fare centinaia di chilometri solo per vedere un concerto o per visitare una fiera. Muoversi vuol dire anche conoscere nuovi musicisti e aumentare quindi le possibilità di apprendimento.
MusicOff: Lancia un saluto ai MusicOffili per terminare questa intervista!
Mandi! e baciamo le mani! Da buon siculo-friulano non posso che salutarvi così! 🙂
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