Oltre a essere uno dei session man più richiesti della scena USA, Kenny Aronoff fa anche parte, in pianta stabile, di alcune formazioni. Una di esse è la Supersonic Blues Machine, power trio completato dal chitarrista e cantante Lance Lopez e dal bassista, compositore e produttore Fabio Grossi.
La recente pubblicazione per Mascot Label Group del nuovo album della band, Californisoul, ci ha offerto la possibilità di fare qualche domanda al grande batterista, conosciuto per la lunghissima militanza (1980 – 1996) nella band di John Cougar Mellencamp, ma anche per un’incredibile lista di collaborazioni eccellenti, che va dagli Smashing Pumpkins a Bob Seger, da Melissa Etheridge a Jon Bon Jovi, passando per Elton John, Rod Stewart, Bob Dylan…
Salve Kenny, innanzitutto grazie per il tempo messo a nostra disposizione e benvenuto su Musicoff. Il tuo drumming su Californisoul è fresco, carico di groove, esuberante senza essere invadente. È solo merito delle composizioni o c’entra anche il rapporto di amicizia che ti lega con gli altri due membri della band?
Io sono sempre al servizio della canzone che devo registrare. Non sono io al centro della scena, ma il brano. Io faccio quello che è ovvio che un batterista faccia: suonare il beat giusto, tenere il tempo, fare in modo che il mio beat abbia groove; e su queste fondamenta cerco di essere creativo.
Ho portato le esperienze di una vita intera come musicista e come batterista e ho suonato quello che ho ritenuto più giusto per la canzone e per la nostra band. Ho registrato delle take intere, senza alcun intervento di editing, per creare quel flusso e quell’approccio che si può ottenere solo registrando una canzone dall’inizio alla fine.
Hai deciso tu come e cosa suonare su ogni brano o l’arrangiamento della parti di batteria nei Supersonic Blues Machine è frutto di un lavoro collettivo?
Fabrizio aveva creato dei demo per ciascuna canzone. Ogni demo prevedeva dei beat programmati o delle sequenze per fornirmi l’idea di base di ogni brano. C’erano anche delle voci, il basso e almeno una parte di chitarra per permettermi di registrare. Ho suonato quello che mi è sembrato il miglior beat e il miglior feel per ciascuna canzone. Mi è stato d’aiuto il fatto che io sia in grado di capire e di rapportarmi con tutti gli stili e le sfumature della musica dei Supersonic Blues Machine.
I suoni del tuo strumento sono molto belli e definiti su tutto il disco. Hai usato delle misure particolari per i tamburi e i piatti della batteria? Hai fatto ricorso a accorgimenti o trucchi particolari in studio per qualche brano?
Ho inciso tutte le tracce di batteria nel mio studio, Uncommon Studios LA. Lì ho registrato un sacco di dischi e ho passato gli ultimi sei anni a lavorare con il mio ingegnere, David Jenkins, per perfezionare i miei suoni.
Il mio obiettivo è di riuscire sempre a catturare feel ed emozioni attraverso il mio strumento quando registro un disco nel mio studio, e per Californiasoul penso di esserci riuscito. Ho usato la mia Tama Starclassic Maple per tutta la registrazione: 12″, 16″ e 18″ sono le misure dei toml la cassa è da 24″, ma su due o tre tracce ho utilizzato una cassa Ludwig da 26″ del 1955!
In tutti i brani ho suonato il mio rullante signature da 14″ x 5″ x 14. Piatti Zildjian: hi hat da 16″, due crash da 18″, un crash K da 19″ e un ride da 21″.
Il lavoro in studio per un progetto di cui sei parte integrante differisce da quello che svolgi – o da come lo svolgi – quando sei chiamato come free lance?
Affronto qualsiasi lavoro allo stesso modo, a prescindere dal tipo di seduta d’incisione, dallo studio dove mi trovo, dalla band per cui devo suonare e dalla canzone che devo registrare. Cerco sempre di rendere fantastica la canzone che so incidendo e di metterci dentro un feel e un souno unici, i miei!
In quali altri progetti sei impegnato in questo periodo?
Oltre a suonare dal vivo con John Fogerty e Jerry Lee Lewis, sto suonando nei Farewell Concert di Kenny Rogers – tour durante il quale ho accompagnato Don Henley, Dolly Parton, Lionel Ritchie, Allison Krauss, The Judds, Reba McIntire e tanti, tanti altri artisti – e nei concerti America Salutes (dedicati ai veterani di guerra, NdR), in cui mi sono esibito con artisti del calibro di Dave Navarro, Ritchie Sambora, Orianthi, Billy Gibbons, Sam Moore e altri.
Nel mio studio di registrazione sono occupato a registrare per Avril Lavigne, Sammy Hagar e per tanti artisti emergenti, ancora privi di contratto discografico. Sono impegnato nell’editing del mio secondo libro, in uscita nel 2018, e nella realizzazione di un documentario su di me.
A gennaio suonerò nell’edizione annuale di MusiCares, quest’anno dedicata ai Fleetwood Mac, e -parlando di business – ho da poco tenuto un discorso all’A-Fest in Jamaica (NdR: incontro biennale a inviti per imprenditori, artisti, inventori e innovatori).
So che hai avuto una formazione classica e che sei stato uno studente molto ‘dedicato’. Quanta dedizione serve per poter lavorare da professionista ai tuoi livelli nel mondo della musica pop-rock?
Per poter eccellere in qualsiasi disciplina devi farti il mazzo per 10, 20, 30 anni. Ottenere successo è difficile, ma mantenerlo lo è ancora di più.
Mi sono costruito la mia carriera. Ho fatto tutta la strada dal basso fino ai vertici come percussionista classico e sono passato dall’essere l’ultimo all’Università fino a essere assunto dalla Jerusalem Symphony Orchestra in Israele.
Quando avevo 18 anni studiavo otto ore al giorno sette giorni la settimana. Non ero il miglior percussionista né il miglior batterista, ma sono diventato bravo e continuo a farmi il mazzo… Se non fai nulla non ottieni nulla. Zero = Zero. Se te ne stai ad aspettare che qualcuno ti chiami per un lavoro, qualcun altro che si sta impegnando davvero tanto si prenderà quel lavoro, a prescindere da quanto tu possa essere bravo.
Cosa fai fai per tenerti aggiornato sulle nuove tendenze del drumming?
Ascolto un sacco di musica.
Chi pensi possa diventare il Kenny Aronoff dei prossimi venti anni?
Non no ho proprio idea. Ma, soprattutto, non c’è nessuno che possa essere uguale a un altro. Siamo tutti diversi e tutti abbiamo qualcosa di speciale.
Sarebbe bello poterti ascoltare di nuovo dal vivo in Italia: ti hanno più proposto di lavorare con artisti italiani dopo i tour con Vasco Rossi dei primi anni Duemila?
Mi piacerebbe davvero tantissimo andare in tour e registrare ancora con Vasco Rossi. Quella è stata una delle più belle esperienze fatte in tutta la mia vita!
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