HomeMusica e CulturaIntervisteMalmsteen: sono un compositore, non un velocista

Malmsteen: sono un compositore, non un velocista

A fine anni '80 sono molti a cercare una Stratocaster color crema e la colpa sembra proprio di Yngwie Malmsteen. Il chitarrista svedese è al suo 3° album solista, Trilogy, e tutti ne misurano tecnica e velocità. Ma lui rivendica l'identità di musicista completo.

Nell’intervista – tradotta nel 1987 per il numero 14 di Chitarre dall’originale di Joe Lalaina per Guitar World – il virtuoso svedese cerca di smarcarsi almeno parzialmente dall’immagine che si è consolidata intorno al suo funambolico stile chitarristico.
Ma poi sembra proprio che non gli dispiaccia essere il guitar hero del momento…

È l’epoca in cui tutti gli aspiranti chitarristi elettrici passano dallo studio del tapping e dive bombing alla Van Halen agli arpeggi e scale neoclassici di Malmsteen. A detta degli insegnanti di chitarra è merito suo se tanti ragazzi ora si interessano anche alla musica classica e si avvicinano con più attenzione alla teoria.

Eppure qualche sassolino nella scarpa rimane, soprattutto rispetto agli altri giganti dello strumento…

Il tuo tecnico del suono dice che Blackmore è rimasto affascinato dal tuo stile…

Ero un po’ nervoso la prima volta che ho conosciuto Ritchie, perché avevo sentito molte storie strane sul suo conto, ma quando l’ho incontrato mi è sembrato molto aperto e mi ha lasciato anche suonare un paio delle sue chitarre. È una delle persone più simpatiche che abbia mai incontrato.

Chitarre n.14 - Maggio 1989

Anche di Eddie Van Halen ho letto che è una delle persone più affabili del mondo. Ho sempre sperato di incontrarlo ed ero sicuro che saremmo diventati amici; ogni volta che mi trovavo in un posto dove c’era anche lui chiedevo a qualcuno di portargli il messaggio che sarei stato felice di incontrarlo di persona.
Sto ancora aspettando, sembra che si nasconda da me e scompaia ogni volta che gli riferiscono che sono lì vicino.

L’impressione che mi sto facendo è che si senta insidiato da me, ma potrei sbagliarmi completamente. Se so­no diventato molto famoso e tutti hanno ini­ziato a chiamarmi guitar hero, questo non toglie nulla a lui e a quello che ha fatto, nella stessa maniera in cui nel ’78 (quando toccò a lui essere chiamato guitar ­hero) la sua esplosione non ha mortificato di cer­to l’opera dei suoi grandi predecessori, PageHendrix o Clapton.

Quando ho ascoltato il pri­mo long playing di Van Halen non riuscivo a credere alla grandezza del suo talento, e quello era un periodo in cui non mi piaceva nessuno dei nuovi chitarristi in circolazione. Voglio dire che lui ha totalmente cambiato l’intero settore chitarristico ed è ancora grande, oggi come non mai. Mi piacerebbe molto suonare con lui.

Yngwie Malmsteen - Rising Force

Pensi di essere migliorato? Hai preso lezioni quando hai iniziato a suonare la chitarra?

Penso che nessuno attualmente possa inse­gnarti come suonare la chitarra, il deside­rio di suonare dovrebbe nascere dentro di te. Il modo in cui suono la chitarra è per la maggior parte un approccio nuovo… sono troppo introverso per imparare, posso solo creare musica! (ride) È per questo che non ho mai ritenuto opportuno prendere lezioni di chitarra.

Mi considero più musicista e composi­tore che chitarrista, ma quando ho visto Hendrix distruggere la chitarra, ho pensato che fosse grande. Da bambino pensavo che un musicista fosse come un bandito e volevo fare il poliziotto. È quando ho vi­sto Hendrix che mi sono innamorato totalmente della chitarra: mi ha fatto capire che bruciarla e farla a pezzi poteva essere bello e importante.

Yngwie Malmsteen

Photo by Alterna2 – CC BY 2.0

La gente dice che sei un chitarrista tecnico, più che passionale…

Mi considero un chitarrista veramente passionale. È negativo che la gente ritenga privi di melodia tutti quelli che suonano velocemente. Non vorrei mai suonare cose che non sento nel profondo di me stesso, e poi in realtà non suono molto più veloce­ di altri chitarristi.

Per esempio, sta­vo ascoltando un assolo di Vivian Cam­pbell e mi sono accorto che lui (se si mi­sura in note per secondo) fa molte più note di quante ne suoni io. Mi assicuro sempre che quello che sto suonando abbia valore musicale, non suonerei mai niente per il solo gusto di suonare veloce.

Yngwie Malmsteen - Trilogy

Conosci bene la teoria musicale?

Ora sì, anche se quando ho iniziato non ne sa­pevo molto. Ho scoperto molte cose senza sape­re la loro definizione, e quando ho iniziato a fa­miliarizzare con la teoria mi sono detto “Fottiti, co­nosco già questa roba!” È solo che non sa­pevo come si chiamasse.

Come hai imparato?

Nessuno mi ha insegnato, ho appreso qua e là. In Svezia il vocabo­lario musicale è molto differente da quello americano, e quando sono venuto in America mi sono trovato in cattiva compagnia con i ragazzi degli Steeler, a Los Angeles. Anche loro non ne sapevano molto, e per certi versi ho pensato che tutta l’America fosse così.

C’è qualcuno a cui ti stai ispirando in questi giorni?

Non ho idoli ora, e quando non hai un eroe da seguire diventa molto difficile tro­vare l’ispirazione. Quando seguivo Hen­drix o Blackmore le cose erano molto più facili perché quando arrivi al punto cui avresti sempre voluto arrivare, entri in cri­si, perdi fede in quello per cui hai sempre lavorato, non sai più andare avanti.

No, non sono più influenzato da nessuno, sono arrivato al punto in cui mi correggo criti­camente da solo perché devo creare tutto da solo. Sono al tempo stesso musicista e ascoltatore, così devo fare qualcosa che mi soddisfi doppiamente.

Alcatrazz - No Parole

Per cosa vorresti essere ricordato?

Naturalmente ho la speranza di aver influenzato la nascita di un nuovo stile chitarristico, ma preferirei essere ricor­dato come uno che ha fatto tutto da solo: suonare la chitarra, scrivere e arrangiare tutti i pezzi, produrre gli album, scrivere i testi, tutto.
Preferirei essere ricordato più come musicista e compositore che come caposcuola della chitarra.

Joe Lalaina – Traduzione di Paolo Maiorino
Per gentile concessione di Guitar World

Il resto dell’articolo nella cover story di Chitarre n.14 del maggio 1987, disponibile in formato digitale scrivendo a [email protected].

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