Se siete dei fan sfegatati dei Queen, se il vostro modello di batterista è Roger Taylor, se vi interessa sapere tutto sugli strumenti preferiti del vostro idolo e da lui utilizzati, c’è oggi un libro che fa per voi.
Lo ha scritto Dario Blues Di Nardo, batterista e vocalist principale della band di rock psichedelico Ivor’s Friends, ma anche poeta, fotografo, regista di video nonché articolista per il fan club ufficiale italiano della band britannica.
The Drums of Roger Meddows Taylor racconta in modo dettagliato e preciso la storia delle batterie utilizzate dal drummer della Cornovaglia, da quelle degli esordi negli anni ’60 allo strumento (considerato nel suo complesso, completo cioè di piatti e dotazione hardware) suonato nell’ultimo tour, iniziato nel 2017.
Arricchiscono la narrazione e l’imponente impianto iconografico (sono più di 170 le foto del batterista e dei suoi ‘ferri del mestiere’) due interviste, una allo stesso Roger Taylor e una al suo storico drum-tech, il quasi omonimo Chris “Christal” Taylor, che è anche il coordinatore per la logistica della band.
Un autentico tesoro per gli appassionati di vintage e dei Queen in particolare, scritto da un batterista per uno scopo benefico: buona parte dei proventi ricavati dalla vendita del volume andranno infatti a finanziare la ricerca per la lotta alla SLA e al fondo Mercury Phoenix.
Per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda a Dario Blues Di Nardo.
Come e quando nasce la tua passione per i Queen, e in particolare per Roger Taylor?
Innanzitutto grazie Alfredo per questa intervista. Nel 1989 ebbi il cosiddetto colpo di fulmine con il video di “I Want it All”: vidi questa band con questa profonda e forte immagine da rockers e quegli schizzi di liquido sollevarsi dai floor tom del biondo batterista. In una delle repliche del video ero con mio padre ed egli mi disse, da batterista degli anni Settanta, che quella era molto probabilmente birra. Quello fu il mio battesimo di fuoco con i Queen. Iniziai a collezionare i loro CD originali e la “Queenite” s’impossessò di me. È grazie a loro e a Taylor che iniziai anche ad apprendere i rudimenti della batteria da mio padre.
Come ti sei procurato foto e contenuti per il tuo libro?
Innanzitutto iniziai dai libri e dalle fanzine del club internazionale dei Queen a cui mi ero iscritto nel lontano 1995. Poi la Rete. Grazie alle foto e ai video sono riuscito ad analizzare i kit. Sono stati molto utili anche i cataloghi trovati in Rete o altrove…
Diciamo che ho messo su un buon Database. Il problema però è sopraggiunto al momento di finalizzare la messa in stampa del materiale raccolto, che ho impaginato in prima persona. Ho dovuto chiedere i crediti a svariati fotografi e/o proprietari dei negativi: questa attività mi è costata un anno di mail e telefonate in tutto il mondo. È stato massacrante, ma ne è valsa la pena. Quando ricevi foto da gente come Brian May, Mick Rock, Paul McAlpine, eccetera, e in maniera totalmente gratuita, capisci di lavorare nella direzione giusta.
Quanto tempo ti ci è voluto per completare il libro?
Sei anni… Ironia della sorte iniziai dopo aver conosciuto di persona Taylor: se avessi iniziato prima avrei potuto chiedergli di più. Sono stato fortunato però a ricevere una lettera scritta di suo pugno in cui si complimentava dopo aver visionato una bozza nel 2016. I complimenti però non portano pane a casa, ma le risposte scritte di suo pugno a delle domande che avevo stilato mi hanno reso euforico. Questa sorta di intervista in remoto è contenuta nel libro, oltre alla sfiziosissima intervista al suo roadie storico, Chris “Crystal” Taylor, che descrive anche e soprattutto le fatiche degli assisstenti nel montare e smontare ogni giorno i suoi kit che sicuramente non erano piccoli quanto a dimensioni, basta vedere quelle del Gong (60″, ossia 1,52 m, per capire).
Pensi si possa stabilire se c’è stato un set ‘preferito’ tra i tanti usati da Roger Taylor?
Presumo ora si trovi bene con le DW. Purtroppo dalle sue interviste non si estrapola molto sui suoi gusti sulle batterie. La cosa che più mi infastidisce delle interviste alle rock star è che nessuno fa domande come le tue… Ossia con un minimo di curiosità sulla loro strumentazione, si soffermano tutti sul gossip e sulle canzoni, ovviamente. Menomale che ogni tanto c’è qualcuno come noi che va nel profondo. Comunque, per tornare lalla tua domanda, credo che una delle sue preferite fu la Sleishmann che conobbe grazie a una trasmissione televisiva che vide, in cui Chris Blackwell (già batterista di Robert Plant) fece un test con una Sleishmann. Una cosa è certa, il suo rullante preferito per anni è stato il Ludwig School Festival 912 color legno chiaro degli anni Sessanta.
E qual è la tua personale preferenza?
I miei gusti non credo interessino a qualcuno, però ci tengo a esternarli… Scherzi a parte, sono stato sempre innamorato del Ludwig Silver Sparkle Kit, che loro, i due Taylor, chiamavano Silver Glitter. Questo kit l’ho anche replicato con pezzi originali e lo suono in studio con i miei Ivor’s Friends. Comunque oggi sceglierei la Sleishman, che ha un suono molto rotondo e profondo. Se ti capita in Rete, guardati la performance dei Queen con Elton John a Parigi nel 1997: un suono sconvolgente. Se fossi miliardario mi comprerei due timpani Ludwig Ringer degli anni Settanta, come quelli che suonava dal vivo. Ma così torniamo al discorso sulla vita da cani dei tecnici…
Ci racconti il tuo incontro con il batterista dei Queen?
Si, avvenne nel 2011 fuori dalla Music Hall di Guildford, dopo che ebbe finito le prove dello spettacolo al quale era stato invitato come special guest. Fu molto cordiale e conversammo per un quarto d’ora al gelo di dicembre. Rimase con noi nonostante avesse già l’autista con la sua Maserati pronta ad aspettare: un signore. Sapemmo poi che addirittura era febbricitante, lo dissero durante il concerto quando lo presentarono al momento di salire sul palco.
Quanto è stato importante per la realizzazione del libro la figura di Chris “Crystal” Taylor?
Crystal è una persona meravigliosa, schietto e diretto, passa sempre per stronzo quando scrive o dice le sue opinioni, ma lo reputo di un’onestà ineccepibile. È stato bello e utile conversare con lui per scoprire alcuni dettagli o essere incanalato nella direzione giusta.
È stata una fortuna farci amicizia, gente così non si trova spesso in giro.
Sei anche un collezionista di batterie? Possiedi qualche pezzo appartenuto al batterista dei Queen?
Sono un grande collezionista di vinili, non solo Queen, ho un migliaio di items della loro discografia, anche rari. Di Roger Taylor ho solo qualche paio di bacchette, Premier CC e Vic Firth. Mi affascinano però maggiormente i vinili. Ne ho diversi autografati da lui. Andai fornito quando lo incontrai…
Come può procurarsi il libro chi fosse interessato ad acquistarlo?
Basta scrivermi a [email protected], sarà mia premura rispondere con i costi e gli estremi per il pagamento. Grazie in anticipo per aiutarmi a raccogliere i fondi contro la SLA, una malattia bastarda.
Aggiungi Commento