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Gov’t Mule

Warren Haynes racconta l’album blues dei Gov’t Mule

Dopo aver suonato di tutto, dal southern rock alla psichedelia, dal reggae al funk, la band dedica per la prima volta un album energetico e ruvido al blues.

Esce il 12 novembre l’album Heavy Load Blues, in versione standard con 13 canzoni – divise equamente tra cover e pezzi originali scritti da Haynes – e Deluxe con l’aggiunta di 8 bonus track. 
Più di 20 album con i suoi Gov’t Mule dalla fondazione nel 1994, vari dischi come solista, quelli registrati con gli Allman Brothers fino all’ultima fase della band e una serie di collaborazioni illustri. Warren è oggi uno dei veterani più stimati del panorama USA.

Il carattere spiccato di jam-band eclettica, capace di spaziare fra vari generi, ha permesso ai Gov’t Mule negli anni di suonare in sala e sul palco con personaggi di altissimo livello in una lista che vede il nome di diversi giganti degli anni ‘70-’80.

Eppure, per strano che sembri, un lavoro dedicato interamente al blues nel loro ragguardevole curriculum ancora non c’era. È stato il lockdown a fornire, forzatamente, il tempo extra per meditare, scrivere nuova musica e, in questo caso, a far maturare finalmente l’idea.
Il risultato è un lavoro che dimostra efficacemente l’energia scaricata dalla band in queste jam notturne, una scaletta di musica che trova coerenza con le origini grazie ai suoni ruvidi e all’impatto notevole dell’insieme tra blues, r’n’b e quel pizzico di funk che non guasta mai.

Gov’t Mule Heavy Load Blues

Haynes ci mette sei delle sue composizioni, compresa quella “If Heartaches Were Nickels” già incisa da Bonamassa. Delle due canzoni acustiche colpisce particolarmente “Heavy Load” con un’esecuzione tirata al punto giusto, mentre il potenziale elettrico della band esce a dovere nella notevole “Love Is A Mean Old World” e nella grintosa “Hole In My Soul”.

Tra le cover presenti risalta una durissima  “I Asked Her For Water (She Gave Me Gasoline)”, prelevata dal repertorio di Howlin’ Wolf. “Ain’t No Love In The Heart Of The City” è più cruda dell’originale di Bobby “Blue” Bland e contiene uno dei migliori assoli di chitarra dell’album.

È emblematica dell’approccio di questa notevole band l’esecuzione di “Snatch It Back and Hold It” di Junior Wells, che qui diventa una jam di più di 8 minuti con tanto di sezione centrale in stile Meters. Divertimento puro.

Si “torna” al Blues

In tutti questi anni densi di musica di ogni genere avevate dimenticato proprio il blues?

Beh, è sempre stato sulla mia lista, ma rimaneva in fondo. Questo è sembrato il momento giusto con la pandemia… la prima cosa da considerare è che durante l’anno e mezzo passato in casa tra i vari lockdown ho scritto così tanta musica, come ogni altro songwriter nel mondo, immagino… 

Quando è venuta fuori l’ipotesi di fare un album blues ho risposto che avevo tutta questa musica di taglio Gov’t Mule che non vedevo l’ora di registrare, così abbiamo pensato “forse dovremmo fare due album assieme invece di uno!” Visto che non possiamo andare in tour, non si può suonare in pubblico o viaggiare, forse l’unica è chiudersi in studio per un bel po’ e registrare due album. 

Una volta presa la decisione tutto si è mosso di conseguenza. Abbiamo trovato uno studio che ci permetteva di lavorare in due stanze separate, una più grande per organizzare il normale setup dei Gov’t Mule e una più piccola col soffitto basso dove era possibile creare una situazione simile al piccolo palco di un club. 

E in questa “blues room” abbiamo registrato senza cuffie, con piccoli amplificatori, suonando tutti live e molto vicini, a tarda notte. Di giorno lavoravamo sulle canzoni dei Gov’t Mule, per poi fermarci la sera e suonare blues per diverse ore prima di smettere. La stessa cosa ogni giorno.

Gov’t Mule Heavy Load Blues
Photo by Jay Sansone

Ascoltando l’album viene fuori tutta questa energia grezza, sembra proprio che vi siate sfogati per bene la sera…

Yeah, così abbiamo potuto spegnere il cervello e smettere di pensare per suonare semplicemente blues. Un po’ come allentare la tensione, sai… che poi è ciò che è comunque alla base del blues. 

È risultata un’ottima formula e ci ha impedito di concentrarci troppo su uno dei due progetti. Avevamo così tanto tempo a disposizione, a differenza del solito, siamo stati in studio più a lungo di quanto sia mai successo, ma era appropriato considerando la situazione.

Il video integrale della nostra intervista a Warren Haynes via webcam

In studio

E quindi come avete strutturato il secondo studio per ottenere un suono più adatto al blues?

Tutte le chitarre e gli ampli prevalentemente degli anni ‘50 e ‘60. Lo studio che abbiamo scelto era a poco più di un’ora da casa per cui è stato possibile attingere alla mia collezione personale. Abbiamo preso un grosso furgone per portare non solo la normale strumentazione dei Gov’t Mule ma anche buona parte della mia collezione di strumenti vintage che entrava in studio per la prima volta in assoluto. 

Ho avuto la possibilità di usare queste chitarre e ampli, sperimentando diverse combinazioni per vedere cosa funzionava meglio… appena qualcosa funzionava bene, registravamo subito la prima canzone in lista. E la stanza era molto piccola, eravamo tutti molto vicini e io cantavo con un monitor di fronte, niente cuffie. 

Era quasi come suonare in un piccolo club, con la differenza che eravamo disposti in cerchio. Abbiamo registrato su nastro in analogico – come facciamo sempre comunque – ma abbiamo pensato che fosse importante usare un suono diverso da quello dei normali album dei Gov’t Mule, puntando a un suono che riportasse all’epoca tra il 1955 e il 1975, diverso da quello contemporaneo dei Gov’t Mule. 

Gov’t Mule Heavy Load Blues
Photo by Jay Sansone

Le chitarre, gli ampli, e…

Qualche strumento da citare in particolare tra quelli che hanno avuto un ruolo incisivo nel definire questo suono?

Tra gli ampli che ho usato di più c’era un Supro di fine anni ‘50 – inizi ‘60, due Gibson di fine anni ‘50, un Vanguard e uno Skylark. Il mio amico George Alessandro – che costruisce ampli per me, Derek Trucks, David Gilmore e molti altri, mi ha fatto un piccolo amplificatore con un singolo cono da 8” o forse 10”.
A volte prendevo due o tre di questi piccoli ampli e li usavo assieme, uno vicino a me e gli altri due lontani, microfonati in un ambiente più grande.

Gov’t Mule Heavy Load Blues

Per quanto riguarda le chitarre la mia Les Paul del ‘59, la mia ES-335 del ‘61, un ES-345 del ‘63 di un mio amico, un ES-355 del ‘67 che mi ha dato Gregg Allman e anche diverse Danelectro, una Pro 1 per la slide sul pezzo di Elmore James, “Blues Before the Sunrise”, con il Gibson Skylark, un amplificatorino con un minuscolo cono. 

Inoltre, alcune vecchie Epiphone. Credo che ci sia quasi in ogni canzone una chitarra diversa, e solo in un paio di esse ho usato una chitarra che non era molto vecchia, dagli anni ‘80 o ‘90. 

Gov’t Mule Heavy Load Blues

E le acustiche? Sembra il suono di piccole casse in mogano…

Su “Heavy Load Blues” uso una Gibson L-1 del 1929, come quella di Robert Johnson, mentre Danny Lewis suona una Gibson Hummingbird degli anni ‘60, la stessa che usa in “Black Horizon”, dove io suono una National resofonica del 1939 con cassa in metallo che avevo appena avuto da Derek Trucks.

Gov’t Mule Heavy Load Blues

C’è cover e cover

Notavo che l’album inizia con qualcosa molto vicino alla versione originale, come la canzone di Elmore James, “Blues Before Sunrise”, e poi andando avanti iniziate ad allargarvi di più, sempre mantenendo quel suono blues, come nella canzone di Tom Waits, “Make It Rain”. Poi c’è quella presa dal repertorio di Howlin’ Wolf, “I Asked Her For Water (She Gave Me Gasoline)”, che suona quasi come un mix fra Metallica e Muddy Waters…

(Ride e annuisce) 

Molto Heavy…

Già, quella canzone – che credo risalga addirittura a Charlie Patton – è una delle prime che abbiamo registrato. Era intorno alla mezzanotte e ne abbiamo fatto una sola take, ci siamo guardati e abbiamo deciso che era quella buona.

È molto… cattiva, penso sia la più heavy dell’album, volevo catturare e mantenere in qualche modo la cattiveria e l’atmosfera cupa dell’originale ma senza farla troppo simile. Così abbiamo cambiato il feeling musicalmente, ma la registrazione ha lo stesso tipo di suono “sporco”.

La canzone di Tom Waits l’ho cantata in parte attraverso un microfono di tipo “bullet” che, chiaramente, prende tutta la band e acquista molta distorsione passando attraverso un amplificatore.
Abbiamo affrontato ogni canzone in modo diverso, cercando di ottenere un’immagine sonora appropriata di volta in volta e il più velocemente possibile.

Ci sono diverse canzoni firmate da te nell’album…

Sì, circa la metà. Ho scritto io “Hole in My Soul”, registrata con una sezione di fiati cercando quel suono alla Bobby “Blue” Bland, poi “Love Is a Mean Old World” e anche “Wake Up Dead”. Questa era una delle ultime che abbiamo registrato, l’avevo scritta molto più lenta, ma registrando ci siamo resi conto che avevamo troppe canzoni lente o mid-tempo, così a qualcuno è venuta l’idea di provare a farla veloce e ha funzionato bene.

E c’è “If Heartaches Were Nickels”, scritta molto tempo fa e incisa da Joe Bonamassa ma non da me finora, e poi le due canzoni acustiche, “Black Horizon” e “Heavy Load Blues”.

“Love Is a Mean Old World” è una canzone interessante…

Beh, non è così tradizionale come il resto, con una struttura un po’ più moderna. L’ho suonata con una chitarra elettrica resofonica, una Plummer, ed era la prima volta che avevo l’occasione di usarla per registrare, difficile riprodurre il suono resofonico elettrificato…

La salute del Blues

Una domanda in senso più generale sul blues negli USA…

Io credo che la scena blues sia in migliore salute oggi di quanto si potesse vedere da molto tempo a questa parte. Ci sono molti nuovi giovani artisti e penso che questa sia la cosa più importante, che siano dei giovani a tener viva questa musica. Questo è possibile solo quando i nuovi artisti sono veramente validi, ed è quanto succede oggi.

Come, ad esempio, Marcus King, che hai prodotto nel secondo album?

Sì, anche se Marcus è meno tradizionale di altri. Ci sono personaggi come Christone “Kingfish” Ingram, che è veramente grande, ma ho visto video e ascoltato canzoni di molti giovani artisti che sono veramente notevoli e non è sempre stato così in anni recenti, ci sono stati molti momenti in cui il blues non era così in salute.

E il pubblico? Anche lì vedi un ricambio con gente più giovane che si avvicina a questa musica?

Sì… beh, un poco. Credo che il blues sia ancora in attesa di un vero riconoscimento in America. Ci sono dei giovani che lo scoprono e ne sono attratti, ma è ancora una percentuale molto bassa. Serve che arrivi qualcuno molto forte per cambiare le cose e magari questo è il momento buono. Sai, parte della nostra missione con questo album è di portare anche un pubblico giovane verso il blues…

Gov’t Mule Heavy Load Blues
Photo by Jay Sansone

A proposito di questo, gira voce che possiate andare in tour con questo repertorio e una strumentazione più contenuta…

Abbiamo parlato della possibilità di fare due set diversi nella stessa serata – cosa che in realtà ci capita spesso – di cui uno dedicato al blues con piccoli ampli e una produzione più spartana, posizionato davanti al normale setup dei Gov’t Mule.
Tutto verrebbe rimosso dopo una pausa per passare al repertorio della band… quindi sarebbe la blues band che apre il concerto per la rock band, direi…

Buona fortuna al sound engineer!

Yeah, ci sarà da lavorare un bel po’ (risate).

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