Un caso forse unico nel suo genere, se non altro in considerazione dell’enorme successo riscontrato dal brano in questione e dell’altisonanza dei nomi coinvolti.
Com’è andata esattamente? Lavorate un attimo di immaginazione: componete un brano, scrivete il testo e per la base musicale utilizzate il campionamento di una versione alternativa di un pezzo inciso trent’anni prima da un artista di fama internazionale, con l’accordo di dividere a metà il ricavato dalle future vendite della vostra canzone.
Il brano che avete inciso e pubblicato diventa un tormentone mondiale, acclamato dalla critica, nominato nei principali premi del settore e persino utilizzato in spot pubblicitari di grandi marchi, e soprattutto vi porta fuori dalla vostra nicchia commerciale facendovi conoscere ai più.
Accade però che gli autori e i detentori dei diritti del brano dal quale avete attinto il suddetto campionamento vi accusino di aver utilizzato una parte più ampia di quella concordata, pretendendo il 100% dei ricavati e il loro nome sul vostro brano, riuscendo nell’intento a colpi di pratiche legali.
Questa è la storia che c’è dietro “Bitter Sweet Symphony“, la quale in 22 anni non ha fruttato un centesimo all’autore Richard Ashcroft ed è stata ufficialmente attribuita a Mick Jagger e Keith Richards, autori di quella “The Last Time” che ha dato origine alla questione, per quanto riguarda la parte musicale.
Questo fino a poche settimane fa: ma facciamo un passo indietro e ascoltiamo il brano degli Stones.
Pubblicata dai Rolling Stones dell’era Brian Jones nel 1965, “The Last Time” è tra i primi pezzi composti da Jagger e Richards a raggiungere il vertice delle classifiche dei singoli in Gran Bretagna.
E l’ironia della sorte vuole che, a detta degli stessi autori, il brano che sarebbe stato origine della disputa di plagio oltre trent’anni più tardi sia esso stesso ispirato a un’altra canzone, vale a dire il gospel “This May Be the Last Time” degli Staple Singers.
La versione incisa dagli Stones, caratterizzata dal riff di chitarra del compianto Jones, riserva soltanto una vaga rassomiglianza, una sensazione nelle idee melodiche, con il brano dei Verve.
Ecco però che entrano in scena la famigerata versione alternativa del brano, ovvero quella dalla quale Ashcroft e i suoi hanno estratto il campionamento, e gli altri personaggi che hanno animato la vicenda.
Andrew Oldham Orchestra è il nome di un progetto musicale capeggiato dall’allora manager e produttore discografico dei Rolling Stones, il quale con l’aiuto di una serie di musicisti turnisti (tra i quali gli stessi Stones) incise nel giro di qualche anno una manciata di album, uno dei quali fu quali il “The Rolling Stones Songbook” che contiene per l’appunto una versione orchestrale della suddetta “The Last Time“.
Le coincidenze tra melodia, armonia e ritmo sono qui decisamente più evidenti, nè d’altro canto i Verve le hanno mai negate, formalizzando invece un accordo che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto riconoscere che il brano non era esclusivamente farina del loro sacco ma anche metterli al riparo da eventuali rimostranze.
Cosa comunque non avvenuta, perchè successivamente alla pubblicazione di “Bitter Sweet Symphony” la band è stata accusata di non aver rispettato l’accordo e di aver utilizzato del brano dei Rolling Stones più di quanto in precedenza concordato.
Fu la ABKCO Records di Allen Klein, manager oggi scomparso e detentore con la sua compagnia dei diritti dei brani delle Pietre Rotolanti dagli anni ’60 in poi, a far partire una causa per plagio, seguita da un’altra intentata dall’autore Andrew Oldham per i cosiddetti diritti meccanici.
In sostanza, i Verve dovettero girare tutte le royalties e i diritti di pubblicazione del brano alla ABKCO Records e accettare che Jagger e Richards figurassero come autori delle musiche del brano.
Un’altra bruciante ironia della sorte sta nel fatto che l’autore effettivo della porzione di “The Last Time” utilizzata dai Verve non fu nè Oldham nè nessuno dei due Stones, bensì il direttore d’orchestra David Whitaker, che tra l’altro non figura tra i crediti nemmeno nel brano originale.
Questa sinfonia è stata dunque più amara che dolce per Ashcroft e soci, i quali al di là del riscontro mediatico (enorme, va precisato) non hanno ricavato nulla in maniera diretta dal brano che li ha fatti conoscere in tutto il mondo.
Ma tornando ai giorni nostri, la vicenda sembra riservare un finale migliore per il leader della band inglese (scioltasi ormai da qualche anno): lo scorso aprile infatti Mick Jagger e Keith Richards hanno ufficialmente destinato tutti i diritti di “Bitter Sweet Symphony” a Richard Ashcroft, il quale riceverà quindi tutti i ricavi futuri dal brano e potrà finalmente esserne riconosciuto come unico autore.
Dunque una conclusione positiva, condita anche da reciproci attestati di stima (considerando poi che, quantomeno nei fatti, non furono i Rolling Stones a procedere nei confronti dei Verve), che sicuramente non restituirà ad Ashcroft oltre vent’anni di ricavi economici ma che se non altro mette la parola “fine” sulla sgradevole disputa legale attorno a uno dei brani più importanti e celebrati della musica moderna.
Cover Photo by Roger Woolman – CC BY 3.0 and Sarah W. – CC BY 2.0
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