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La Sala Accademica del Santa Cecilia riapre con Mozart

La Sala Accademica del Conservatorio Santa Cecilia riapre dopo il restauro con il concerto del Don Giovanni di Mozart.

Il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma ha celebrato la riapertura della sua storica Sala Accademica con un evento di grande rilievo, che ha combinato la tradizione musicale e un audace sguardo verso il futuro.

Il restauro ha restituito a questo spazio iconico il suo originario splendore, mantenendo al contempo viva la vocazione all’arte e alla sperimentazione che lo caratterizza da oltre un secolo.

La storia e la memoria

La Sala Accademica del Conservatorio, situata nel cuore della capitale, ha un passato ricco di eventi storici e musicali.
Inaugurata nel 1895 alla presenza della Regina Margherita di Savoia, questa sala è stata testimone di numerosi momenti salienti della cultura musicale italiana.

Il primo mattone fu posto nel 1885, un evento impreziosito dalla presenza del celebre compositore Franz Liszt, e da allora lo spazio è stato un centro vitale per la musica classica e la formazione artistica.
Dopo un primo restauro nel 1964, la sala ha continuato ad accogliere concerti, eventi e cerimonie, fino alla nuova inaugurazione di ieri sera, simbolo di un nuovo capitolo nella storia di questo importante istituto.

Il concerto di riapertura

Per celebrare questa rinascita, è stato scelto un titolo d’eccezione: il “Don Giovanni” di Mozart, in una rilettura moderna realizzata da Adriana Hernandez-Flores.
Questo allestimento fa parte del progetto internazionale “Opera out of Opera 2”, nato con l’obiettivo di avvicinare il grande pubblico, in particolare i giovani, al mondo della lirica.

L’opera è stata presentata in una versione snella, con una durata di poco più di un’ora, che ha visto i giovani artisti del Conservatorio protagonisti sul palco. La direzione musicale è stata affidata al maestro Michelangelo Galeati, mentre il cast includeva talenti provenienti da diverse realtà internazionali.

L’esibizione ha saputo valorizzare al massimo le caratteristiche acustiche della sala, ma ha anche giocato con gli spazi in modo creativo. Gli artisti non si sono limitati al palco, ma hanno utilizzato anche la balconata e la platea per dare vita a una performance dinamica e immersiva.
Il pubblico è stato sorpreso da incursioni inaspettate, come la distribuzione di biglietti da visita da parte di Don Giovanni stesso, un espediente che ha conferito alla serata un tocco ironico e contemporaneo.

Un Don Giovanni contemporaneo

Questa rilettura del capolavoro mozartiano non ha rinunciato alla profondità dei temi originali. Il protagonista, interpretato da Brett Pruunsild, è affiancato da una figura doppia, un suo alter ego interpretato da Alessandro Pocek, che riflette sulle scelte del seduttore senza mai pentirsi.

I dialoghi e le arie classiche sono stati intrecciati con momenti di riflessione affidati a questa presenza eterea, che ha permesso di esplorare le complesse sfumature del personaggio. Il Don Giovanni di Hernandez-Flores rimane un libertino irriducibile, un simbolo di libertà che non si arrende neanche di fronte alla morte.

Il cast ha incluso anche Chinatsu Hatana nel ruolo di Donna Anna, Ivan Sanchez Anguila come Don Ottavio, Maria Mendes nei panni di Donna Elvira, e Diletta Di Cosimo come Zerlina.

La rinascita di un luogo simbolo

L’evento è stato promosso dalla presidente del Conservatorio, Simona Agnes, e dal direttore Franco Antonio Mirenzi, che hanno sottolineato l’importanza di questo restauro.
Mirenzi ha ricordato come questa sia la terza inaugurazione della sala: la prima nel 1895 e la seconda nel 1964, entrambe segnate da personalità di spicco della cultura e della politica italiana.

I lavori di restauro sono stati sostenuti anche dall’Associazione Culturale no profit ‘Giaime Fiumanò’, il cui contributo è stato determinante per riportare la sala al suo antico splendore.

Caterina Fiumanò, presidente dell’associazione, ha dichiarato con commozione che “questa sala racchiude i valori della bellezza, dell’arte e dell’armonia, di cui abbiamo davvero bisogno di questi tempi”. Parole che riflettono perfettamente lo spirito del restauro: un omaggio alla storia, ma anche un impegno per il futuro.