Sappiamo bene che il musicista, sia emergente che professionista, non ha vita facile nel nostro paese per suonare dal vivo, da un lato per tutti gli adempimenti burocratici necessari per lui e organizzatori, dall’altro poiché spesso questi ultimi, vuoi per effettive difficoltà o per comportamenti poco seri o peggio, non garantiscono un minimo compenso adeguato né le migliori condizioni necessarie allo svolgimento dei concerti.
Di fronte a tutto ciò si vive una vita di compromessi, ma quando è troppo… è troppo!
Almeno dalle istituzioni ci si dovrebbe aspettare un comportamento di più alta moralità e tecnicamente più corretto, ma anche qui si fanno i conti con la realtà e spesso tali conti sono assai salati.
A tal proposito sta facendo molto discutere il caso di CasertAscolta, la rassegna di concerti natalizi nelle piazze, aperti a gruppi musicali e corali da parte del Comune di Caserta.
Innanzitutto, viene offerta la “possibilità” (una sorta di “regalo”, magari perché è Natale… e già si parte con ben poca coscienza sulla professione del musicista) agli artisti di esibirsi “in una delle piazze cittadine in data e luogo da concordarsi nel prossimo periodo di festività natalizie” (Determinazione Dirigenziale n.1246 del 27/09/2017).
In buona sostanza: preparati, vieni, carica e scarica, suona tot ore offrendo gratuitamente un servizio al Comune, rismonta tutto e sii felice che ti sei fatto una cantata in piazza. Beninteso, se ciò fosse rivolto almeno con l’obiettivo specifico di dare spazio alla musica emergente che di solito non ne ha, probabilmente potremmo trarne una percentuale di positività, ma…
…ma non finisce qui!
Il Comune mette a disposizione “in proprio o attraverso l’apporto di sponsor tecnici, le spese per le seguenti voci: palco, corrente elettrica, pubblicità dell’evento. Resteranno a carico dei gruppi selezionati gli oneri relativi al pagamento dei diritti SIAE e le spese relative ad impianti e service” (DD/1246/2017).
Contenti? Non si suona gratis insomma, ma addirittura a pagamento. Secondo logiche non ben definite secondo cui gli oneri SIAE di permessi per un pubblico spettacolo devono essere imputate non agli organizzatori ma agli artisti (che, anzi, a nostro personale parere dovrebbero perlomeno essere considerati come lavoratori a prestazione e quindi retribuiti con il minimo di legge giornaliero).
Ancora più strano che non solo la band debba pensare a procurare un intero impianto PA per un evento comunale in piazza pubblica, ma che debba addirittura pagare il personale addetto al montaggio/smontaggio e alla gestione (fonici, backliners, etc…).
A questo punto ci si chiede perché non mettergli in conto anche le eventuali spese di restauro della piazza stessa o il servizio di sicurezza o…
“
Come se non fosse abbastanza, la Determinazione Dirigenziale ci regala un finale esplosivo: “L’Amministrazione Comunale di riserva il diritto insindacabile di non realizzare l’iniziativa, senza possibilità di rivalsa alcuna da parte dei gruppi selezionati” (DD/1246/2017).
Il che potrebbe avere senso nelle fasi preparatorie mesi prima, ma non viene specificato nulla sui tempi, quindi non possiamo dirvi cosa potrebbe succedere in caso di annullamento a breve o brevissima distanza (con oneri di SIAE e service di cui sopra già pagati).
Nel pieno diritto di un Comune italiano di promulgare le proprie iniziative, non possiamo dire granché sulla liceità di quanto esposto finora.
Sulla questione morale, la nostra opinione è che non sono questi i modi in cui la figura professionale del musicista e l’arte musicale possano e debbano essere valorizzate, in un paese con già così tanti problemi da questo punto di vista.
Segue l’opinione del buon Andrea Marco Ricci di Note Legali, che come sempre, nell’ottica ammirevole di trarre stille di positività anche dalle situazioni più complicate, ci dà una visione razionale e interessante su cui riflettere:
Mi è stato chiesto di dare il mio commento a questo caso. L’iniziativa ha dei risvolti positivi e negativi.
Mi spiego: l’idea di animare il centro storico con gruppi di canto corale è davvero di atmosfera e certamente fa bene alla città, al clima natalizio e, diciamolo ai commercianti.
Non si è insoliti procedere come descritto: altre città del mondo mettono a disposizione spazi pubblici (ad esempio piazzole attrezzate o spazi nella metropolitana) e facciano esibire gli artisti, che si devono effettivamente occupare del pagamento dei diritti d’autore e dell’impianto, ma lasciando loro le offerte del cappello, vero stipendio del musicista di strada. Ne sono alcuni esempi Toronto e Tokyo.
In questo senso leggo l’iniziativa organizzata… voi suonate e vi tenete il cappello (o venderete i vostri cd… ahimé in nero), mettete parte tecnica e SIAE, noi il resto.
Certo, il Comune o la Camera di commercio o i negozianti del centro storico, se mai coordinati nelle loro associazioni di categoria, avrebbero potuto anche finanziare l’intero evento, coprendo anche le altre spese. In fondo, è nel loro interesse, come detto.
Tuttavia, quanto meno, avrebbero potuto coordinare i servizi di allestimento, e quelli di permesso di pubblica esecuzione, se dovuta (licenza SIAE), magari con un permesso unico o speciale o a convenzione. Non mi piace la condizione che prevede l’annullamento per qualunque causa (capisco gli eventi atmosferici), ma non “ad nutum”. Posto che la SIAE, se anticipata, si recupera in caso l’evento non abbia luogo, non è mai bella una disdetta dopo avere preparato lo spettacolo…capisco l’organizzatore, ma ci sono altre modalità per tutelarsi.
Consideriamola una prima esperienza e speriamo che su questa esperienza si possa fare meglio, anche coinvolgendo i rappresentanti degli artisti per progettare al meglio questi begli eventi.
In fondo, è quasi Natale.
Facciamoci tutti un regalo.
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