È morto a soli 71 anni Martin Birch, storico produttore e fonico delle più grandi stelle del rock come Iron Maiden, Deep Purple, Black Sabbath, Whitesnake, Rainbow e altri.
La notizia è rimbalzata prima sui social e poi sulle testate giornalistiche per un post scritto dal cantante David Coverdale: “Con un grande peso sul cuore, ho appena ricevuto la conferma che il mio caro amico e produttore Martin Birch è morto. Martin è stato una parte enorme della mia vita, aiutandomi dalla prima volta che ci siamo incontrati fino a ‘Slide It In’. I miei pensieri e le mie preghiere vanno alla sua famiglia, ai suoi amici e ai fan“.
Quando si parla di Hard Rock ed Heavy Metal vecchia maniera, il nome di Birch pesa come un macigno, perché si tratta davvero di uno dei personaggi che ha plasmato il suono di un’epoca (anzi, più epoche).
Basti pensare al fatto che nel celebre album dei Deep Purple In Rock c’è una canzone a lui dedicata “Hard Lovin’ Man“.
I primi passi della sua carriera li muove alla fine degli anni ’60 come tecnico del suono prima su un famosissimo disco di Jeff Beck, Beck-Ola (prodotto da George Martin), con i Groundhogs per il loro iconico Thank Christ for the Bomb e con il funambolico disco solista di Peter Green, The End of the Game.
Intanto approda a ban a dir poco “cult”, i Fleetwood Mac, prima quelli “inglesi” e poi quelli “americani” come vi abbiamo spiegato in questo articolo, a partire da quel capolavoro di Then Play On.
Siamo in una grande epoca per il Rock e il buon Martin sa riconoscere il buon vino senza guardare l’etichetta, non a caso inizia da subito il suo lungo percorso con quella che sarà una delle band hard rock più famose di sempre, i Deep Purple.
È al loro fianco sin dal pretenzioso disco del ’69, Concerto for Group and Orchestra, ma soprattutto dai capolavori Deep Purple In Rock, Fireball, Machine Head, Made in Japan e seguenti fino al 1977 con il Last Concert in Japan.
Durante e dopo i Purple passa per alcune band di riferimento dell’epoca, come i mitici Wishbone Ash (ascolto consigliato: Argus), per i Rainbow di Blackmore, per i nascenti Whitesnake, di cui firmerà ogni disco fino al 1984 come ricordato da Coverdale.
Il nome di Birch sarà poi anche su due dischi dei Black Sabbath, su Heaven and Hell e Mob Rules, album su cui incide la voce (e che voce!) Ronnie James Dio.
Sarà anche con i Blue Öyster Cult nell’80/81 ma dietro l’angolo lo stava aspettando l’altra sua grande avventura di produttore/fonico: gli Iron Maiden.
Di questa band produce tutti gli album da Killers a Fear of the Dark, live compresi. Inutile ricordare quanto il suono di questa band sia riconoscibile al primo ascolto e quanto di tutto ciò si debba anche a Birch.
Proprio nel 1992, anno dell’ultimo album con i Maiden, decide di ritirarsi.
Addio quindi a uno dei più grandi dietro il mixer e in generale nella musica, accanto per altro anche a Faces, Skid Row, Gray Moore, Canned Heat, ecc.
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