In realtà pare ce ne siano diverse in “New Light”, ma la presenza è irrilevante. L’attenzione è tutta sulla voce carezzevole del musicista americano, ancora una volta protagonista di un nuovo testo tra l’intimista e l’autoreferenziale. La novità è la collaborazione con una vecchia volpe dell’hip-hop come No I.D., già produttore di gente come Kanye West, Drake, Kendrick Lamar, Jay-Z.
“…se mi dai solo una notte, mi vedrai in una nuova luce…“, canta Mayer con la noncuranza di chi si può permettere di esporre una foto inguardabile, destinata a fare la fortuna dei rivenditori di tute sportive sopravvissute agli anni ’80.
Ci si chiede cosa ci sia dietro quel viso enigmatico e francamente poco espressivo…
Come racconta lui stesso in una recentissima intervista, si tratterebbe della crisi che arriva alla fine di una serata, quando si accorge di aver raggiunto un punto di stallo nel rapporto con la musica.
Alla ricerca di stimoli, si getta a corpo morto nella sperimentazione con le macchine e finisce per scoprire un mondo nuovo. Eccitante.
Passa dunque l’ultimo anno ad imparare ogni segreto del sequencer-campionatore MPC Akai e si diverte a creare loop, pattern, ritmi su cui suonare.
Ora in studio – dove collabora attivamente con James Fauntleroy, autore e produttore per Rihanna, Timberlake, Bruno Mars – inserisce direttamente la sua chitarra nell’MPC.
Niente più ampli. Non male per uno che in qualche momento era stato quasi additato come possibile erede del povero Eric Clapton.
La battuta sull’abbigliamento non era tanto casuale. Mayer dichiara esplicitamente di aver cercato di realizzare una canzone che avesse dentro le migliori cose melodiche degli ’80s, pensando soprattutto a un certo filone di “blue-eyed soul”, il rhythm’n’blues interpretato dai bianchi. Scegliere uno come No I.D. in questo senso è stata una mossa senz’altro importante.
“No I.D. è un grande artista quando si tratta di prendere le cose, assemblare i sample, spostarli… è pazzesco come usa Ableton, quasi fosse uno strumento, un violino… Questo di sicuro non è hip hop, ma ha una vitalità che lo rende veramente moderno. Mi piaceva l’idea di rimanere il musicista che sono sempre stato, cambiando però un po’ il vocabolario…“
Per un artista che si definisce “iperbolico” dev’essere stato come aprire un grosso vaso di Nutella. E c’è lo stimolo, la sfida di confrontarsi con un mondo diverso dal suo, ritmicamente e armonicamente, la necessità di adeguarsi a nuove regole e mantenere un’apertura melodica tale da permettergli di rimanere sempre e comunque… John Mayer.
La chitarra? Ben nascosta ma c’è, dedicata interamente alla ritmica, una cosa che lo appassiona da sempre: “Quel che mi piace di più nel funk sono i fraseggi ritmici a note singole, Nile Rodgers, Prince… se sai fare quello… Mi piace suonare quelle cose assieme a una batteria, collegarmi con il charleston… ma suonare sul beat della drum machine è veramente divertente.“
La canzone? Giudicate voi. I commenti dei fan di Mayer sono perlopiù entusiasti. Vedremo cosa sarà capace di costruire con queste nuove idee nel prossimo album.
Nel frattempo, eccolo in un’autarchica jam live con la sua nuova PRS strat-style su un beat campionato. Una cosa è sicura: il ragazzo ci sa fare. E lo sa bene…
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