“The Wilderness” chiude un progetto davvero ambizioso iniziato ben tre dischi fa e arrivato ora alla sua “fredda” conclusione. “Nomad” è il nome di questa idea concepita dai Cowboy Junkies, di cui “The Wilderness” fa da conclusiva parte, e vuole con quattro dischi rappresentare i quattro caratteri dei componenti della band.
Si era iniziato con “Renmin Park”, il lato sperimentale, “Demons” che era il disco dedicato a Vic Chesnutt e “Sing In My Meadow”, il più cupo, roco e fosco dei quattro. “The Wilderness” è il lato atmosferico, ambient e pacato, introspettivo che stacca totalmente dall’ultimo “Sing In My Meadow”.
Un progetto decisamente ambizioso quello intrapreso dalla band canadese, che ha tratto ispirazione da un viaggio di ben diciotto mesi intrapreso non molto tempo fa, ma che ben rappresenta quelli che sono più di venticinque anni di carriera. Da “Whites Off Earth Now!!” del 1986, di tempo ne è passato parecchio, ma sembra che la vena creativa pulsi oggi forte e vivace.
Se non l’avete ancora fatto, l’ascolto dei quattro dischi è consigliato, sotto, la performance di “Sing In My Meadow” agli studi di CBC Music.
Cowboy Junkies, “The Wilderness”
"The Wilderness" chiude un progetto davvero ambizioso iniziato ben tre dischi fa e arrivato ora alla sua "fredda" conclusione. "Nomad" è il nome di questa idea concepita dai Cowboy Junkies, di cui "The Wilderness" fa da conclusiva parte, e vuole con quattro dischi rappresentare i quattro caratteri dei componenti della
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