La genesi dell’ultimo album (con tanto di collaborazioni illustri), una retrospettiva degli ultimi 25 anni dentro e fuori i Foo Fighters, il dolore della perdita dell’amico Chris Cornell: è un Dave Grohl a tutto tondo quello protagonista di una recente intervista rilasciata al magazine americano Rolling Stone durante una normale giornata del leader di una delle band più amate della storia del Rock.
L’argomento principale è stato naturalmente “Concrete and gold“, nono album della band, la cui uscita è prevista per il 15 settembre (anticipato dal singolo “Run“). Grohl si è soffermato sulla particolare esperienza di tornare dopo diversi anni in uno studio di registrazione frequentato quotidianamente da altri artisti di fama: una serie di incontri che hanno portato, tra le altre curiosità, a reclutare la popstar Justin Timberlake come backing vocalist in una delle tracce dell’album.
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Ma la guest star più importante dell’album è senza dubbio Sir. Paul McCartney. La collaborazione, nata quasi per gioco tra i due che si conoscono e frequentano da tempo, si è realizzata con la partecipazione dell’ex Beatle nell’inedito ruolo di batterista sul pezzo “Sunday Rain“; un’esperienza che tutti i membri dei Foo Fighters descrivono come ispirante e soddisfacente.
Tra una visita alla madre e l’acquisto di “Highway to Hell” degli AC/DC per la figlia e aspirante batterista Harper, l’artista si è poi abbandonato a riflessioni sulla storia dei Foo Fighters e in particolare su come la fulminea e sconvolgente esperienza dei Nirvana lo abbia aiutato a porre delle valide basi per il suo personale progetto ormai ultraventennale.
Un progetto fondato su un ideale di coerenza musicale che continua a fare il tutto esaurito in tour, nonostante l’attuale limitatezza del panorama Rock soprattutto nelle preferenze delle nuovissime generazioni, le quali tendono a rivolgere la loro attenzione su generi e artisti più affini alla loro età anagrafica.
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A chiudere l’intervista, il commosso e commovente ricordo dell’amico Chris Cornell, tragicamente scomparso nel maggio scorso in circostanze che richiamano inevitabilmente la morte di Kurt Cobain. Una sensazione che si ripresenta ogni volta nello stesso modo indipendentemente dagli anni che passano e che portano Dave Grohl, ormai prossimo ai 50, a sentirsi un sopravvissuto, e grato di esserlo.
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