Alan Parsons tira fuori dal cassetto due brani registrati quando ancora era un “signor nessuno”, un giovanissimo chitarrista emergente.
Alan Parsons, cioé un pregevole musicista e compositore e un’altrettanto grandioso ingegnere del suono, che iniziò a farsi le ossa sui dischi dei Beatles per poi seguire come leader del banco mixer i mitici Pink Floyd nel loro capolavoro, The Dark Side of the Moon.
Ma cosa faceva prima di diventare un genio del suono? Ebbene, l’adolescente Parsons, come molti suoi coetanei all’epoca, cercava il successo con varie band e progetti, partendo dai pochi mezzi a disposizione e magari trovandosi da un giorno all’altro catapultati in uno studio di registrazione.
Così, il suo primo ingresso in uno studio non fu da fonico, ma proprio da aspirante rockstar, con un gruppo sconosciuto (e ancora oggi rimasto tale) dal nome non originalissimo: The Earth.
Lontani anni luce dalle melodie suadenti del futuro con Alan Parsons Project e, soprattutto, dall’alto livello sonoro dei suoi album più famosi, Alan entrò con la band nei Regent Sound Studio di Londra nel 1968, per registrare un paio di brani.
Oggi i master di quei brani sono stati recuperati e ristampati su vinile da OM Swagger ed è lo stesso Alan a darcene notizia sul suo profilo Facebook.
Lo stile? Come dicevamo niente di più lontano dal Parsons che conosciamo, siamo infatti di fronte, per quel poco che si può ascoltare in preview, ad un garage rock-blues anni ’60 con punte di psichedelia (nella descrizione si inserisce anche la parola “progressive” ma ci riserviamo più di qualche dubbio in proposito…).
E mi raccomando, non fate gli audiofili. Perché i 51 anni di questi master, beh, si sentono tutti, e il buon Alan non ha messo mano nel restauro di quei nastri. Insomma, un vero e proprio disco emergente, mezzo secolo dopo.
Aggiungi Commento