Gibson ha deciso di rivendicare legalmente alcune proprietà intellettuali che riguardano degli strumenti prodotti da ormai parecchi anni da Dean Guitars.
Il marchio produttore delle celebri Les Paul avrebbe intentato in un tribunale del Texas una causa multimilionaria contro la società madre di Dean Guitars e Luna Guitars, ovvero la Armadillo Enterprises: l’accusa è quella di violazione e contraffazione dei marchi, concorrenza sleale e diluizione dei brand da parte dell’azienda con sede in Florida.
La parte centrale dell’accusa portata da Gibson è focalizzata sul design della forma del corpo di Flying V, Explorer, ES ed SG, così come il design della paletta “Dove Wing”, il nome “Hummingbird” e anche l’intero marchio “Moderne”.
Attorno alla questione si è scatenata una baraonda mediatica soprattutto a causa di un fatto in particolare, che vede come protagonista il Director Brand di Gibson Mark Agnesi, il quale ha discusso della violazione del marchio in un video YouTube caricato sul canale del marchio qualche tempo fa.
In questo video, Agnesi avvertiva gli altri costruttori di chitarre del fatto che “Gibson si sta guardando intorno per proteggere la propria eredità“.
Forse a causa del tono potenzialmente minaccioso del messaggio, l’iniziativa non ha avuto un riscontro positivo da parte della community web dei chitarristi, cosa che ha poi portato alla rimozione (in fretta e furia) del suddetto contenuto per cercare quantomeno di limitare eventuali danni di immagine causati dalle reazioni al video.
Ciò che colpisce, e che in molti ha suscitato anche una certa ironia, è il tempismo di tutta questa manovra legale da parte di Gibson. Per chi non lo sapesse, le Dean sono sul mercato da decenni: l’azienda è stata fondata dal liutaio Dean Zelinsky nel 1977 e la sue interpretazioni di Flying V ed Explorer (rispettivamente V e Z) hanno fatto parte del catalogo Dean fin da allora, con annesso modello commemorativo del loro trentennale nel 2007.
A quanto pare, Gibson avrebbe mutato la propria posizione legale su queste chitarre mentre i modelli V e Z hanno raggiunto il loro quarantesimo compleanno, che ha purtroppo coinciso anche con la scomparsa del fondatore di Armadillo, Elliott Rubinson, nel febbraio 2017.
Quest’ultimo tassello rileva che Gibson aveva inviato una lettera di cessazione e sospensione nell’ottobre dello stesso anno, quando la compagnia di Nashville era ancora sotto la sua precedente gestione e si trovava nel periodo in cui rischiava il fallimento e il disassemblamento.
Tuttavia nessuna ulteriore azione contro Armadillo era stata impugnata durante il mandato dell’ex amministratore delegato Henry Juszkiewicz, quindi la situazione era quasi di “calma piatta”.
A seguito della ripresa di Gibson dal suo periodo nero, sembra che la società abbia intensificato la denuncia sotto la nuova guida di James ‘JC’ Curleigh, Cesar Gueikian e KKR & Co, inviando la richiesta di cessazione nel maggio 2019, seguita da questo deposito in tribunale.
Per chi fosse più curioso, approfondiamo ora i dettagli del suddetto deposito che sono ugualmente interessanti per comprendere il modo in cui Gibson vuole gestire questa situazione.
Il deposito in tribunale effettuato da Gibson indica la contraffazione del marchio: il che significa che si starebbe quindi accusando la Armadillo di cercare di ingannare il pubblico, inducendolo a pensare che le chitarre realizzate da Dean e Luna siano in realtà delle Gibson o abbiano qualche collegamento diretto con Gibson stessa, il che è molto più associabile al reato di truffe piuttosto che a quello del furto di proprietà intellettuale.
In realtà in termini legali si tratterebbe di un danno economico molto elevato, che non si risolverebbe con una “semplice” multa o con un accordo economico.
Un pensiero del tutto personale è che Gibson possa essere alla ricerca di un risarcimento che includa i profitti di Armadillo, i danni subiti da Gibson e i costi dell’azione legale, così come i due precedenti importi “da triplicare o altrimenti moltiplicati nella misura consentita dalla legge”, secondo i documenti ufficiali della corte.
In alternativa, Gibson può richiedere danni legali fino a 2 milioni di dollari per ciascuno dei sette menzionati nel deposito, che a quanto pare non sembrano includere solo le chitarre.
La risposta non è mancata da parte di Armadillo Enterprises, con il CEO Evan Rubinson che descrive la causa come “del tutto infondata” e afferma che “ci difenderemo vigorosamente e cercheremo di cancellare le presunte registrazioni dei marchi di Gibson“, sostenendo anche che “rispettiamo e apprezziamo i diritti di proprietà intellettuale altrui. Ma […] alcune cose sono troppo comuni e basilari perché una società possa rivendicarne la proprietà“.
Una vicenda che si preannuncia dunque come assai aspra, viste le posizioni estremamente contrapposte e la portata dei soggetti coinvolti.
Aggiungi Commento