HomeAll NewsHiwatt, la storia dell’amplificazione UK è con Gold Music

Hiwatt, la storia dell’amplificazione UK è con Gold Music

Cos'hanno in comune Pink Floyd, The Who, Genesis, King Crimson e tanti altri artisti che hanno segnato così profondamente la storia della musica? Beh, oltre a un innato senso musicale, hanno anche le tonnellate di watt sprigionate dai muri di amplificatori Hiwatt, un vero e proprio simbolo dell'amplificazione ing

Cos’hanno in comune Pink Floyd, The Who, Genesis, King Crimson e tanti altri artisti che hanno segnato così profondamente la storia della musica? 
Beh, oltre a un innato senso musicale, hanno anche le tonnellate di watt sprigionate dai muri di amplificatori Hiwatt, un vero e proprio simbolo dell’amplificazione inglese. La notizia odierna è che sarà l’italiana Gold Music da ora in poi a occuparsi della distribuzione di questo grande marchio.

The Who e il loro wall of sound by Hiwatt

The Who e il loro wall of sound by Hiwatt

La storia di Hiwatt nasce da lontano, quando in realtà si stavano progettando sistemi molto lineari, per amplificare la musica sui palchi ad altissimo volume, perciò serviva potenza e tanta, tanta dinamica. Se ne accorsero ben presto gruppi come i Beatles, che in grandi arene e stadi non riuscivano a farsi sentire, coperti anche dagli schiamazzi delle loro fan.
Non è un caso, quindi, se nel famoso concerto ad Hyde Park degli Stones si vedono amplificatori Hiwatt dietro le spalle dei musicisti. E non è un caso se musicisti come David Gilmour e Pete Townshend trovassero in questi amp la pace dei sensi, uno grazie alla dinamica che gli permetteva un interfacciamento perfetto con qualsiasi cosa vi collegasse, l’altro per la furia “omicida” che questi amplificatori scatevano quando tirati per il collo (e anche al max tutto sembravano fuorché in crisi…).

Anche chi scrive vi può confermare, avendo posseduto un esemplare del ’74 e uno di produzione recente, come questi strumenti siano il non plus ultra del range dinamico per un musicista. Potete collegarli a un basso (vedi John Entwistle), a una chitarra o anche a tastiere e synth (Keith Emerson docet!) che occupano per intero lo spettro disponibile di frequenze, e loro non vi tradiranno mai. Sempre che le vostre mani siano altrettanto brave e sensibili, sia chiaro…

Hiwatt Custom

Hiwatt Custom

Oggi la produzione Hiwatt, già al tempo ritenuta la “Rolls-Royce degli amplificatori” e sotto strettissimo controllo qualitativo (ne venivano prodotti 1000 esemplari l’anno per serie tutti supervisionati e firmati da Harry Joyce, ex esperto di cablaggi militari per il governo), avviene con le stesse attenzioni di sempre, anche se com’è ovvio i tempi sono molto cambiati e anche le esigenze dei musicisti.
Pur tuttavia, la serie Custom, nelle sue varianti classiche 50 e 100, rimane una costante, i gioielli della casa madre (o della corona per rimanere in terra anglofona…).

A questi si affiancano altri modelli, molto interessanti quelli a minore wattaggio e gli intramontabili combo, nonché alcune produzioni signature dei musicisti sovracitati.

Hiwatt Custom 100

Hiwatt Custom 100

Alla produzione Custom, tutta realizzata a mano in Inghilterra, se ne è quindi affiancata una Standard, che introduce una maggiore versatilità e anche costi più abbordabili pur mantenendo l’impronta sonora tipica del marchio.
E non si può dire che questi amplificatori siano in mano solo a ultrasessantenni, visto che i più grandi gruppi di oggi continuano ad averli al loro fianco, come ad esempio i Black Keys, Killers, Coldplay, Kasabian e moltissimi altri.

Lo Staff di Gold Music insieme ai dirigenti Hiwatt

Lo Staff di Gold Music insieme ai dirigenti Hiwatt

Il distributore torinese Gold Music sarà quindi da oggi il referente italiano per la distribuzione del marchio Hiwatt nonché di quello Maxwatt, per chiunque voglia affacciarsi nello splendido mondo del british sound più roccioso per eccellenza.
E se anche insospettabili band come Led Zeppelin, Thin Lizzy o Jethro Tull, di solito associate ad altri brand, hanno visto passare sui loro palchi il logo Hiwatt, un motivo ci sarà…

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