“White Album“: due parole, mezzo secolo di leggenda. Il capolavoro dei Beatles taglia il traguardo dei 50 anni a novembre, festeggiato con riedizioni speciali.
L’album intitolato ufficialmente “The Beatles“, che avrebbe assunto il soprannome con il quale è noto ai più grazie alla inconfondibile copertina, invase letteralmente il pianeta in quell’anno cruciale che fu il 1968, con milioni di doppi LP che viaggiarono per tutto il mondo dalla data di pubblicazione del 22 novembre. Un disco che definire rivoluzionario sarebbe un eufemismo, pietra miliare non soltanto della produzione dei Fab Four ma anche spunto prezioso per la musica moderna da lì in avanti.
La maggior parte dei brani fu composta durante il soggiorno di Lennon e soci presso l’Accademia di Meditazione Trascendentale di Maharishi tra febbraio e aprile di quell’anno; rientrati in patria, i quattro incisero le prime demo acustiche nella casa del produttore George Martin nella cittadina di Esher (Surrey), alla fine di maggio, mentre le sessioni di registrazione partirono ufficialmente il 30 maggio negli Abbey Road Studios.
Quello che seguì fu un periodo ben più lungo delle 20 settimane necessarie alla realizzazione dell’album. I Beatles adottarono un approccio di registrazione differente, incidendo su nastri a quattro e otto tracce e lavorando in sessioni notturne che finirono per sfiancare il produttore, che fu costretto a prendere un periodo di vacanza. Anche Ringo Starr risentì delle tensioni che erano sorte, abbandonando le sessioni per diversi giorni in agosto, per poi rientrare e terminare il lavoro in un clima più disteso.
La mostruosa sessione finale di 24 ore, tenutasi ad Abbey Road il 16 ottobre e durante la quale si definirono la sequenza dei brani sui quattro lati e le varie dissolvenze incrociate tra una canzone e l’altra, testimonia in pieno l’impegno profuso dalla band e dai collaboratori nella produzione di un album le cui fatiche sono state ampiamente ripagate dal grande successo ottenuto nel tempo a venire.
La storia ci porta a oggi, un cinquantennio dopo, e alle edizioni tributo che saranno rilasciate ufficialmente il 6 novembre prossimo. Curati da Giles Martin, figlio del produttore George, e dall’ingegnere del suono Sam Okell in collaborazione con un team di esperti degli Abbey Road Studios, i nuovi mix stereo e surround 5.1 dei 30 brani originali sono affiancati dalle 27 demo acustiche, note come “Esher Demos” (in riferimento alla casa di Martin dove furono appunto incise), più 50 sessioni di versioni alternative, diverse delle quali mai pubblicate finora.
Sono quattro le edizioni speciali per il cinquantennale del White Album. La Super Deluxe è composta da 6 CD con i due LP originari nello stereo mix 2018, più uno per le versioni demo di Esher e 3 per le sessioni alternative, con l’aggiunta di un Blu-Ray contenente lo stereo mix in alta definizione, i mix in 5.1 e un direct transfer del mix originale mono; la versione Deluxe comprende invece i soli primi 3 CD della Super.
Due edizioni anche in vinile: la Vinyl Box Set (in edizione limitata, con stereo mix 2018 più due dischi per le demo acustiche) e la Standard 2LP.
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